Con l’approdo di Taj Gibson in maglia Timberwolves, con un contratto biennale da 28 milioni di dollari, appare chiaro ormai il disegno del coach e presidente della franchigia di Minneapolis Tom Thibodeau, ovvero ricreare quel nucleo di giocatori in grado di permettere alla squadra un apporto difensivo nelle partite d’élite, che si era visto a suo tempo ai Chicago Bulls. La stagione appena conclusa ha evidenziato un problema fondamentale per Minnesota ovvero la metà campo difensiva, con rientri in transizione pigri, difesa schierata molto disattenta e in generale una squadra potenzialmente tanto efficace in attacco quanto fragile in difesa. È ben noto a tutti, addetti ai lavori e non, quanto la fase difensiva abbia sempre rivestito un ruolo di fondamentale importanza in NBA, soprattutto nella post season, e Coach Thibs è da anni considerato uno dei migliori preparatori per quanto riguarda i fondamentali difensivi individuali e di squadra, con i suoi Chicago Bulls che per anni hanno schierato la miglior difesa dell’intera lega.
È matematico, ogni squadra campione degli ultimi anni, ad un attacco spumeggiante affiancava una difesa altrettanto efficace, ed è proprio l’equilibrio di queste due fasi ad essere mancato nella storia recente della franchigia di Minneapolis, da tempo considerata come una squadra, in prospettiva, eccezionale, forte delle sue giovani stelle, ma che allo stesso tempo stenta a dare una svolta al proprio rendimento. La Scelta di Thibodeau in questo senso è stata mirata a far fronte a queste lacune: ad una prima stagione di miglioramento ma con ancora tanti problemi, i Timberwolves vogliono far seguire una svolta, sia intermini di roster che di risultati. L’acquisizione di Jimmy Butler, pupillo di Thibodeau ai Bulls, è solo la punta dell’iceberg di un lavoro, tra trade e free agency, che vuole costruire attorno ai giovani Towns e Wiggins, una squadra solida, quadrata e tosta. Ecco spiegata la trade che ha spedito ai Jazz Ricky Rubio, ottimo giocatore, ma non un leader, né un trascinatore. Al suo posto ecco il già All-Star Jeff Teague. Con lui Taj Gibson, uno dei pretoriani di Thibodeau ed elemento fondamentale del backcourt dei suoi Bulls. Il giusto mix tra giovani di talento e veterani d’esperienza di playoff e anche di finali di conference, che potrebbe finalmente dare ai Timberwolves quella solidità tecnica ed emotiva che serve per eccellere all’interno del campionato di pallacanestro più importante al mondo.
Lo stile di gioco di questi Timberwolves sarà anch’esso volto a prediligere la sostanza allo spettacolo, cinque guerrieri in campo con nient’altro in mente che far sudare ogni singolo punto agli avversari, mentre in attacco ci si affiderà ad un gioco di squadra semplice ma efficace, dando la possibilità ai vari Towns, Wiggins e Butler di eprimere liberamente il loro straripante talento offensivo. Nessuna enfasi sul tiro da tre, almeno se consideriamo le caratteristiche dei titolari e di molte riserve, in diretta controtendenza alla deriva sempre più lontana dal pitturato che sta prendendo la lega negli ultimi anni, in cui le squadre addirittura azzardano un quintetto interamente composto da esterni. Il disegno di Thibodeau è chiaro, tanta difesa, tanta fisicità, tanta solidità mentale e versatilità offensiva, in un sistema che, in prospettiva, considerato i risultati ottenuti a Chicago e la quantità di talento puro di cui dispone il roster dei lupi, potrebbe davvero rappresentare una svolta per Minnesota e fornire agli appassionati uno stile di gioco a metà strada tra il vintage e il moderno.