Dopo essere stato accostato per giorni ai Cleveland Cavaliers, ai Boston Celtics, ai San Antonio Spurs, agli Houston Rockets, ai Los Angeles Clippers e ai Los Angeles Lakers, Paul George è diventato nella notte un nuovo giocatore degli Oklahoma City Thunder. Merito del general manager di OKC, Sam Presti, che si è mosso a fari spenti sulla stella dei Pacers. 

Paul George. Fonte: Vaughn Ridley/Getty Images

Sin dalla notte del Draft, Presti ha tenuto vivi i contatti con Kevin Pritchard, presidente degli Indiana Pacers, come riportato da Ramona Shelburne di Espn. Mentre Russell Westbrook vinceva il premio di most valuable player della regular season NBA, il suo frontoffice lavorava sotto traccia per affiancargli un All-Star. Missione compiuta, concretizzatasi a ridosso dell'inizio della free agency, grazie a una trade (George non è uno svincolato, ma in scadenza tra due stagioni) che porta ai Pacers Victor Oladipo e Domantas Sabonis. Non due contropartite tecniche all'altezza di PG13, che lasciano intendere la volontà di Pritchard di non cedere il pezzo pregiato del suo roster a una squadra della Eastern Conference. Ora i Thunder hanno nuovamente (dopo l'addio di Durant) una stella da affiancare a Westbrook, in attesa di capire cosa ne sarà di Rudy Gay, in uscita dai Sacramento Kings, che con Sam Presti ha in agenda un incontro nei primi giorni della free agency appena iniziata. Beffati dunque i Boston Celtics di Danny Ainge, che per George - la notte del Draft - avevano offerto tre prime scelte nel 2018, Jae Crowder e un altro giocatore dello starting five, ma anche i Los Angeles Lakers di Magic Johnson e Rob Pelinka, che contavano sulla volontà di George di trasferirsi da free agent nel Sud della California, per coronare il suo sogno di tifoso gialloviola. Niente da fare nemmeno per i Cleveland Cavaliers, al momento senza un general manager, che per la superstar di Indiana avevano provato a imbastire anche una trade a tre squadre, inserendo i Denver Nuggets, cui sarebbe stato destinato Kevin Love. 

Paul George e LeBron James. Fonte: Joe Robbins/Getty Images

Si chiude così, con un esito sorprendente, una vicenda di "mercato" che ha animato l'ultima decade di giugno NBA, con gli Oklahoma City Thunder di Billy Donovan nuovamente legittimi contender al vertice NBA. Ora Presti dovrà gestire il contratto di George, in scadenza nel 2019: ingaggio da 19.5 milioni di dollari per la stagione appena iniziata, player option da 20.7 tra  un anno. Secondo quanto riportato da Tim McMahon di Espn, OKC è fiduciosa di riuscire a trattenere George anche oltre il 2018, mentre intanto Russell Westbrook (28.5 milioni fino all'anno prossimo, poi player option da 30.5) è atteso a una maxi estensione del suo accordo con la franchigia di Oklahoma City (rinnovo che potrebbe avvenire già quest'estate o, al più tardi, tra un anno). Se i Thunder escono rafforzati dalla trade George, tornando ad avere una small forward di altissimo livello, un po' come ai tempi del duo Westbrook-Durant, Indiana inizia da oggi la sua operazione rebuilding. Salutato PG13, che ha dedicato parole al miele nel suo commiato ai tifosi dei Pacers, la franchigia di Indianapolis ha perso nella notte anche Jeff Teague, point guard approdata alla corte dei Minnesota Timberwolves di Tom Thibodeau. Victor Oladipo sono le prime pietre su cui basare la ricostruzione, una presumibilmente lunga traversata nel deserto che nel breve periodo condurrà Indiana all'anonimato NBA. Senza Larry Bird, che ha abbandonato il frontoffice della franchigia al termine dell'ultima postseason, i Pacers hanno al momento un pacchetto lunghi giovani e di talento, composto da Myles Turner, T.J. Leaf (scelto al Draft) e appunto Domantas Sabonis (a cui va aggiunto Thaddeus Young). Tutto da completare invece il reparto esterni, che in una notte ha perso Jeff Teague e accolto Victor Oladipo.