Un Draft NBA da montagne russe si è concluso ieri notte per i Boston Celtics, che con la terza moneta hanno selezionato Jayson Tatum, small forward da Duke University. E se il giocatore ex Blue Devils è l'uomo che alla fine ha messo tutti d'accordo in casa biancoverde, il presidente Danny Ainge rivela di essersi ritrovato "furioso" per il comportamento di Josh Jackson, ala piccola da Kansas, che negli ultimi giorni prima del Draft non ha voluto sottoporsi a workout con i Celtics, nonostante il provino fosse già stato fissato a Sacramento, in California.
E' questo l'argomento più caldo delle ultime ore della serata del Barclays Center per Boston: "Non ho mai parlato con Josh Jackson - le parole di Danny Ainge, riportate da Chris Forsberg di Espn - nessuno della nostra franchigia l'ha fatto. Lui e il suo entourage hanno cancellato un workout con noi proprio quando eravamo volati fino a Sacramento per incontrare il ragazzo. Il tutto mentre io, coach Brad Stevens e l'assistant general manager Mike Zarren attraversavamo il paese per lui. Evidentemente, per qualche motivo, non voleva giocare per i Celtics. Strano, perchè malgrado tutto questo, l'avevamo visionato per oltre due anni ed siamo sempre stati suoi fans. E' un ottimo giocatore, ma abbiamo cercato di non reagire in maniera scomposta. Agenti e giocatori hanno spesso motivazioni diverse per voler andare a giocare in certe squadre, come già ci è capitato di vedere in passato. Lo scorso anno, Kris Dunn non è voluto venire qui e non lo abbiamo preso contro lo sua volontà. Ora ci sentiamo nella stessa situazione dello scorso anno, quando con Jaylen Brown prendemmo comunque il giocatore che volevamo. Non abbiamo voluto punire Josh Jackson, ma di certo non eravamo più interessati a vederlo o a parlargli. Personalmente ero furioso, avevamo attraversato gli Stati Uniti per lui, sembrava uno scherzo. Il giorno dopo mi sono dovuto svegliare alle quattro del mattino per prendere un altro volo che mi portasse a casa". Un Ainge irritato, che riesce comunque a strappare un sorriso ai presenti: "Inoltre, non c'è nulla da fare a Sacramento, mi ha lasciato nei guai", la chiosa del presidente dei Celtics.
Poche parole invece sull'ipotesi di trade circolata nella giornata ieri, che voleva Boston interessata a Kristaps Porzingis: "Non commento i rumors sulle trade - prosegue Ainge - dirò solo una cosa: c'è stata una sproporzione. Ora non voglio più occuparmene, per i media sarà una buona occasione per continuare a parlarne. Per quanto riguarda il resto, confermo quanto già anticipato: siamo molto attivi e continueremo a provare a migliorare il nostro roster". Al settimo cielo Jayson Tatum, scelto alla numero tre, che racconta di come il suo ex coach Mike Krzyzewski gli avesse già parlato di Boston: "Coach K mi ha chiamato - le parole di Tatum dopo il Draft - e mi ha detto che i Celtics mi volevamo per un provino, spiegandomi che grande persona fosse Brad Stevens. Ainge ha detto che mi avrebbero preso anche se avessero avuto la prima scelta, è un gran bel complimento, perchè davanti a me sono stati chiamati due grandi giocatori di questo Draft. Sono contento di come è andato il provino e di come è finita tutta questa vicenda. Coach Stevens mi ha detto che i giocatori come me, versatili e con la mia stazza, sono molto importanti, che se riesco a difendere contro avversari dall'uno al quattro e segnare triple, questo è un bonus. Oggi il mio giocatore preferito è Paul George, mi diverte guardarlo, è un modello. Essere ai Celtics è fantastico, potrò imparare tanto dai veterani, da Stevens e da Thomas, non vedo l'ora di cominciare". Sul prodotto da Duke torna infine Danny Ainge: "Siamo entusiasti di lui, è un gran giocatore, con una gran etica del lavoro. Ha personalità, sa segnare anche da tre. Può giocare in due ruoli diversi, ci darà fisicità ed è anche un tiratore. Di lui ci è subito piaciuta la sua stazza, la sua lunghezza, la sua capacità di andare a rimbalzo e tirare: diventerà un gran giocatore".