L’obbiettivo è chiaro per il commissioner dell’NBA Adam Silver. La costruzione di una lega più competitiva non passa certo dalla distruzione dei cosiddetti super team e nemmeno dalla disincentivazione alla loro creazione. La chiave è rendere possibile alle altre 28 squadre che compongono il campionato NBA di salire di livello e competere con le due franchigie dominatrici delle proprie conference, i Cleveland Cavaliers e i Golden State Warriors. Sicuramente la stagione appena conclusa ha evidenziato un problema di competitività soprattutto per quanto riguarda i playoff, in cui nessuna squadra è stata in grado di porre un minimo di resistenza alle due compagini che poi si sono giocate la finale.
Ad est Cleveland si è sbarazzata facilmente prima di Indiana e di Toronto con un doppio sweep, trovandosi successivamente di fronte Boston che, nonostante il vantaggio del fattore campo, guadagnato grazie al miglior record in regular season della Eastern Conference, è riuscita a strappare una sola partita agli ormai ex campioni in carica. Discorso analogo per i Golden State Warriors che sono arrivati alle NBA finals imbattuti dopo aver affrontato Portland, Utah e San Antonio.
“Invece di concentrarci sul top della lega, dovremmo pensare al restante, invece di discutere su come distruggere o limitare una squadra da titolo, dovremmo concentrarci su come formare più grandi giocatori all’interno di questa lega”. Le parole di Silver non lasciano spazio ad interpretazioni, i super team non sono un problema da risolvere per l’NBA, anzi sono situazioni frutto di costruzioni oculate e lungimiranti che andrebbero prese come esempio e replicate: “La mia risposta è, creiamo altre grandi squadre, invece di concentrarci su un'unica squadra tanto forte da sembrare ingiusta nei confronti delle altre. Credo sia la natura della competizione. Alla fine è tutto in funzione di aumentare il livello di tutte le squadre della lega e esaltare l’eccellenza”.
Silver, tuttavia, puntualizza che la soluzione non è prendere un gruppo di All-Star da diverse squadre e farli giocare insieme per creare squadre da titolo, non è questo quello che serve alla lega e non è nemmeno quello che hanno fatto i neo campioni NBA per arrivare al successo. Golden State parte da una gestazione lunga e paziente, che ha permesso un graduale miglioramento della squadra che è culminato nella stagione 2014-2015 con le 67 vittorie in regular season e il primo titolo, al quale sono seguite la stagione del record delle 73 vittorie e quest’ultima con il secondo titolo conquistato: “Le star nascono tali o lo diventano? Qui (riferito ai Warriors) non vi è il problema di un gruppo di star riunitesi dicendo: “Scegliamo una squadra per cui giocare insieme”. La situazione è quella di un fenomenale free agent che si è unito ad un gruppo di altre stelle, che non erano tali prima di giocare assieme e che hanno raggiunto l’eccellenza con Steve Kerr”.
In conclusione possiamo dire che, almeno per quanto riguarda l'NBA e il suo commissioner, debbano essere le altre squadre a muoversi in modo efficace tramite draft, trade e free agency per costruire roster competitivi e provare a raggiungere i livelli di Golden State ed insidiare il suo primato.