Non a casa nostra. E' questo il senso della vittoria dei Cleveland Cavaliers  sui Golden State Warriors in gara-4 delle NBA Finals, sul parquet amico della Quicken Loans Arena. Gran prestazione balistica, offensiva e di intensità dei campioni in carica, che hanno mostrato l'orgoglio per evitare uno sweep che non avrebbe rispecchiato i valori in campo. 41 punti di Kyrie Irving, tripla doppia da 31 punti, 11 assist e 10 rimbalzi di LeBron James: si parte da qui, per finire con la serata di fuoco di Kevin Love e J.R. Smith, passando per un ritrovato Tristan Thompson.

LeBron James. Fonte: Nathaniel S. Butler/Getty Images

E di orgoglio parla anche coach Tyronn Lue: "Mi sono semplicemente fidato della mia squadra, del mio quintetto. Mi fido di Tristan Thompson, della sua energia, di J.R. Smith, che aveva giocato bene già in gara-3. Oggi abbiamo finalmente segnato i nostri tiri, quelli che avevamo sbagliato nei primi tre episodi della serie, ma direi che è stato fondamentale l'atteggiamento, l'intensità: abbiamo diminuito gli errori e siamo riusciti ad attaccare come volevamo. Non ho mai avuto dubbi su questa squadra: eravamo sotto 3-0, ma gara-3 era nelle nostre mani, l'abbiamo persa noi. Non ho avuto bisogno di motivare i ragazzi, non ce n'era bisogno. Sanno che ora dovremo tornare qui per gara-6". Motivazioni di cui ha parlato Kyrie Irving infastidito dalle voci che volevano Draymond Green pronto a festeggiare con lo champagne sul parquet della Quicken Loans Arena: "Tutto ciò che è uscito dallo spogliatoio dei Warriors ci ha dato una carica in più. Sono cose che con i social media non puoi più nascondere, mi hanno dato molto fastidio e alo stesso tempo ci hanno motivato ulteriormente. Anche il finale di gara-3 ci è servito: è stato difficile da digerire, ma ora comincia la nostra serie, perchè abbiamo vinto la prima partita. Chiavi della vittoria? Aggressività e ritmo in transizione, ma anche essere riusciti a limitare le palle perse, soprattutto per evitare che loro prendessero ritmo. Sono orgoglioso della squadra, felice soprattutto per Tristan Thompson e Deron Willliams, ma anche per Richard Jefferson. Quando anche loro danno un contributo siamo una squadra completamente diversa. Ora abbiamo capito come riuscire a battere i Warriors: è possibile farlo solo giocando di squadra, non individualmente". 

Kyrie Irving e LeBron James. Fonte: Nathaniel S. Butler/Getty Images 

Torna sull'argomento motivazioni anche LeBron James: "So che Golden State voleva stappare champagne nei nostri spogliatoi: tutte voci che ci hanno stimolato. Oggi abbiamo giocato quarantotto minuti quasi perfetti, alla nostra maniera, tra assist (27), movimento di uomini e palla, molta fisicità, poche palle perse. Non sono sorpreso da Tristan Thompson, gli ho parlato in questi giorni, mi aspettavo una sua reazione. Oggi è tornato a dominare a rimbalzo offensivo. Kyrie è giocatore da grandi momenti, anche oggi è stato superlativo, è davvero un attaccante speciale. Ma tutti hanno dato il loro contributo, abbiamo dimostrato di poter giocare la nostra pallacanestro. Non so se diamo il meglio spalle al muro. Forse è così, ma non è una cosa che mi piace più di tanto. Di certo Cleveland è una squadra con il DNA dei campioni". Analizza la partita anche Kevin Love: "Personalmente non avevo bisogno di motivazioni ulteriori. Siamo in Finale ed eravamo sotto 3-0, spalle al muro. Prima di questa gara ero fiducioso, perchè nella precedente avevamo giocato bene ed eravamo andati a un paio di possessi dalla vittoria. Oggi non abbiamo sbagliato nulla, giocando la nostra pallacanestro, fatta di triple e fisicità. Irving e LeBron ci hanno letteralmente trascinato: uno è il miglior trattatore di palla del mondo, l'altro è un treno in corsa: sotto il loro impulso non potevamo perdere". La prima vittoria nella serie viene dunque celebrata degnamente dai campioni in carica, ora chiamati ad espugnare Oakland e la Oracle Arena in gara-5, per far svoltare definitivamente la serie e mettere ulteriore pressione a una Golden State che ha dimostrato ancora una volta di avere problemi a mantenere i nervi saldi.