Il trappolone è lì, nascosto in mezzo al parquet della Quicken Loans Arena. Come accaduto lo scorso anno, i Golden State Warriors si presentano in gara-3 delle NBA Finals avanti 2-0 contro i Cleveland Cavaliers, con un record già in archivio alle spalle, e con un lavoro da completare. Se nel 2016 erano state le 73 vittorie in regular season a rappresentare un boomerang per i Dubs, in questa stagione è il 14-0 ai playoffs a far parlare tifosi e addetti ai lavori.

Kyrie Irving contro Klay Thompson e Kevin Durant. Fonte: Kyle Terada-USA TODAY Sports

Con il rischio di smarrire la necessaria concentrazione, incappare in un atteggiamento superficiale e perdere di vista l'obiettivo primario. E' consapevole delle difficoltà del momento Draymond Green, leader emotivo di Golden State: "Abbiamo già commesso un errore lo scorso anno - le parole del prodotto di Michigan State in conferenza stampa at the Q, riportate da Chris Haynes di Espn - facendo registrare 73 vittorie in regular season e preoccupandoci della cosa sbagliata. Ora il 14-0 nei playoffs non conta. Finire la postseason senza sconfitte sarebbe fantastico, una grande storia, ma l'unica cosa che conta è il titolo. Il resto sarebbe contorno, roba di cui parlare anche tra qualche anno". Concorde Steve Kerr: "Ora vogliamo il 15-0, nient'altro - le parole del coach in vista della gara di stanotte - non abbiamo neanche mai pensato al 16-0, ed è un miracolo che sia ancora possibile farcela. Ma siamo concentrati su ciò che è accaduto lo scorso anno: per noi è stata una lezione importante, non solo un dato statistico storico". Allontana gli effetti collaterali di una distrazione, Steph Curry: "Nessun rischio, perchè non stiamo inseguendo quell'obiettivo. Domani ci attende un compito difficilissimo. Gara-3 è storicamente complicata per noi, in particolar modo su questo campo. Dobbiamo rimanere concentrati sulla partita, dare tutto e comprendere quanto saranno importanti i prossimi 48 minuti per prendere controllo della serie". E la striscia vincente dei Warriors ha fatto tornare in auge i paragoni con altre grandi squadre del passato, come i Chicago Bulls del 1996: "Credo che anche se dovessimo finire con un 16-0, questo non chiuderebbe la discussione - prosegue Green - erano epoche differenti, squadre differenti. Continuo a pensare che non si possano fare paragoni. L'unica cosa che si possono paragonare sono i numeri. Tutti vogliono fare la storia, ma io voglio solo vincere quattro partite. Conquistare il titolo è la storia, l'unica storia che ci interessa fare". 

Draymond Green. Fonte: Ben Margot/Associated Press

Per centrare l'obiettivo, Golden State si affiderà ancora una volta a Kevin Durant, vero e proprio trascinatore dei californiani sui due lati del campo nei primi due episodi della serie. Draymond Green non vuole farsi trascinare nel confronto tra il compagno di squadra e LeBron James: "Sono entrambi grandi giocatori, ma penso che KD sia il giocatore ideale. Se qualcuno volesse creare un giocatore perfetto, probabilmente lo farebbe come lui. Ecco perchè è speciale, ma lo è anche LeBron. Penso che nessuno dei due stia giocando ora per il titolo di miglior giocatore al mondo. Stanno giocando per un titolo, il titolo NBA. Il confronto singolo è l'ultima cosa che ora sta passando per le loro menti. E poi, chi stabilisce chi è il migliore? Non è questo ciò che conta, anche perchè se non vinci non ti importa granchè che ti dicano che sei il più forte di tutti. E' più importante vincere il titolo, ed è ciò su cui sono concentrati. Scommetto che entrambi vorrebbero conquistare il campionato, non il titolo di miglior giocatore". Il diretto interessato, Kevin Durant, di titoli non ne ha vinto neanche uno, dopo essere stato in Finale nel 2012, con la maglia degli Oklahoma City Thunder. KD spiega di aver compreso l'importanza della difesa - fase del gioco in cui è cresciuto tantissimo e in cui sta facendo la differenza in questa serie - solo nel 2010: "E' stato in quel momento, quando per la prima volta arrivammo ai playoffs, che ho capito che la difesa è la cosa più importante quando si comincia una serie. Preparare le partite, fare scouting sugli avversari, ecco come ci si avvicina ai playoffs. Solo da quel momento ho realizzato quanto sia importante la difesa. Forse è accaduto un po' tardi, ma ora sono consapevole di quanto sia fondamentale restare concentrati su fermare gli attacchi avversari, andare a rimbalzo e trattare bene la palla".