"Questa Golden State è una squadra diversa", le parole di LeBron James, ripetute in maniera quasi ossessiva, prima e dopo gara-2 delle NBA Finals 2017. Chiaro il riferimento alla nuova versione dei Dubs con in campo Kevin Durant, da quest'anno altro giocatore fenomenale a disposizione di coach Steve Kerr. Eppure, in casa Cavs, il mantra dovrebbe essere un altro: finchè c'è James c'è speranza. Speranza di rimonta, da uno 0-2 che sembra rappresentare un abisso ben più profondo di quello che la stessa Cleveland si era costruita nel 2016. Ma queste Finals non sono ancora finite. Chi immagina un altro sweep di Golden State, che chiuderebbe così con un clamoroso record di 16-0 la sua postseason, fa leva sulla razionalità intrinseca del gioco, senza considerare una lunga sequenza di fattori, che invece lasciano ai Cavs margini di recupero: 

1. Il ritorno a casa. Riassaporare il tifo amico della Quicken Loans Arena sarà un toccasana per i campioni in carica, storditi dal ritmo infernale patito in California. Sul parquet di The Q, LeBron e compagni avranno l'occasione di partire a razzo in gara-3 (in programma mercoledì notte, ore 3 italiane, diretta Sky Sport), aumentando il tasso di aggressività e fisicità difensive. Segnare il territorio, un po' come da slogan (Defend The Land), sarà il primo obiettivo di Cleveland. 

LeBron James su Kevin Durant. Fonte: Ben Margot/Associated Press

2. Minare le certezze dei Warriors. Golden State sembra una macchina perfetta, una corazzata di pallacanestro con pochi punti deboli. Ecco perchè una squadra abituata esclusivamente a vincere potrebbe patire l'impatto con la rabbia e la voglia di riscatto dei Cavs. Se Cleveland dovesse riuscire a instillare dei dubbi nella psiche dei Warriors, la serie potrebbe prendere una piega inattesa. 

Kevin Durant e Steph Curry, finora inarrestabili. Fonte: Marcio Jose Sanchez/Associated Press

3. Sfruttare il contributo dell'intero roster. Deron Williams, Kyle Korver, Channing Frye, in misura minore Iman Shumpert e Richard Jefferson. Finora la panchina dei Cavs ha deluso, e le riserve di Lue sono chiamate a uno scatto d'orgoglio, più facile da far registrare in casa che in trasferta. Il senso d'urgenza di gara-3, molto simile a un'elimination game, potrebbe trasformarsi in propellente per i campioni in carica, già dati per spacciati da critici e addetti ai lavori. 

J.R. Smith e Iman Shumpert. Fonte: Joe Robbins/Getty Images

4. La capacità di reazione di LeBron James. Il Prescelto dà il meglio di sè quando è spalle al muro. Nonostante due prestazioni monstre sulla Baia, LeBron può fare ancora di più rispetto a quanto visto alla Oracle Arena. Non solo e non tanto in alcune giocate di uno contro uno (splendido Durant su di lui), ma nel leggere la difesa dei Warriors, che sinora sta difendendo alla grande sul tiro da tre punti degli arcieri perimetrali armati dal Prescelto. 

LeBron James e Kevin Durant. Fonte: Nathaniel S. Butler/Getty Images

5. Tristan Thompson e Kyrie Irving. I due stanno viaggiando quasi a fari spenti, come se non fossero ancora entrati in questa serie. Il lungo canadese non è riuscito ad essere un fattore a rimbalzo offensivo, venendo battuto sui cambi nella propria metà campo. A lungo in panchina nel secondo tempo, Thompson dovrà trovare il modo di ritagliarsi ancora una volta il suo spazio: i successi dei Cavs degli ultimi anni sono sempre passati dalla sua intensità. Irving ha invece finora costeggiato le Finals, sofferto la marcatura dell'altro Thompson (Klay), mostrato lampi ma non dato continuità. A Cleveland serve il Kyrie di gara-5 dello scorso anno, un giocatore che attacca presto nell'azione e che sgravi LeBron dal sostenere l'intero peso offensivo della squadra. 

Kyrie Irving. Fonte: Associated Press

6. Il ritmo. Buona la mossa di coach Tyronn Lue, convinto che la sua squadra possa trarre vitalità da un buon attacco (soprattutto per non scatenare contropiede e transizione avversaria). Ma il ritmo di gara-2 è risultato alla lunga insostenibile per i Cavs, che hanno chiuso sulle ginocchia e con il fiatone, lasciando spazio all'ultima decisiva sfuriata dei Warriors. Fondamentale dunque giocare sul filo dell'attaccare presto e con juicio, ma senza trasformare la sfida in una folle corsa, su velocità più consone a quelle abituali dei californiani.

LeBron James e Kevin Durant. Kyle Terada-USA TODAY Sports

Questi solo alcuni dei fattori che potrebbero far girare la serie in favore di Cleveland. La rimonta è lunga e difficile, contro una squadra che al momento è nettamente favorita per conquistare il titolo NBA. Ma l'insegnamento della scorso anno rimane d'attualità: it's not over until over, specie con LeBron James nei paraggi.