Se in campo i protagonisti di gara-2 delle NBA Finals sono stati Steph Curry (tripla doppia da 32 punti, 11 assist e 10 rimbalzi) e Kevin Durant (33 punti, 13 rimbalzi e una prova da dominatore sui ventotto metri), in panchina l'uomo del giorno (o della serata) è Steve Kerr. Il capo allenatore dei Golden State Warriors è infatti tornato a dirigere i suoi ragazzi da bordo campo, in una gara importante per l'esito delle Finals, vinta ancora dalla squadra della Bay Area.

Steve Kerr. Fonte: Kyle Terada/USAToday

Ecco perchè è Kerr il personaggio più ricercato di tutta Golden State al termine della sfida della Oracle Arena: "E' stato fantastico tornare in panchina - le sue parole in conferenza stampa - e poter avvertire l'affetto di tifosi e giocatori. Oggi abbiamo fatto una gran partita: prendete Klay Thompson. In gara-1 era stato grandioso in difesa, pur tirando male dal campo, ma risultando comunque decisivo con i suoi passaggi e le sue letture. Per lui non abbiamo preparato nulla di speciale: è stato semplicemente fantastico, prendendosi tante responsabilità in difesa, marcando Irving, cambiando su LeBron e altri giocatori più grossi di lui. Il talento complessivo di questa serie è incredibile, e oggi Cleveland ha fatto un bel po' di aggiustamenti. E' stata una partita molto diversa dalla precedente. Sapevo che sarebbe stato impossibile ripetere le quattro palle perse di gara-1, i Cavs hanno giocato in maniera molto più intelligente. Abbiamo dovuto prendere a nostra volta delle contromisure, come quando Draymond Green è rimasto seduto per falli. In quel momento abbiamo inserito Kevin Durant da numero cinque e la sua difesa è stata eccezionale. Con Green in panchina, Cleveland attaccava il ferro con LeBron e con i post di Love, ma il lavoro di KD è stato assolutamente irreale. Insieme alla difesa perimetrale di Klay e Andre (Iguodala), è stata la chiave della partita. Steph ha fatto il suo in attacco, genera sempre grande attenzione, anche quando non tira, nel terzo quarto ha cambiato marcia, spingendo sull'acceleratore e attaccando il canestro. Finora la nostra è stata una gran cavalcata, ma non conterà nulla se non finiremo il lavoro. Lo sappiamo bene, perchè l'anno scorso eravamo in una situazione simile: ecco perchè ora mi interessa solo gara-3". 

Kevin Durant e Channing Frye. Fonte: Ezra Shaw/Getty Images

Infine, un omaggio a LeBron James: "Sta giocando la sua miglior pallacanestro di sempre, domina le partite, può occupare tutti i ruoli in ogni zona del campo. Cleveland ha rinunciato presto ai due lunghi, per dargli modo di attaccare il ferro con continuità. E' un giocatore straordinario, ma sono soddisfatto della nostra difesa sul tiro da tre punti generato da LeBron". Altra pedina fondamentale per i successi di Golden State rimane Draymond Green, chiamato a mantenere la calma nelle due trasferte in Ohio: "Superare il limite non mi farà vincere il titolo - dice il prodotto da Michigan State - ho già sbagliato una volta in passato, non mi farò tirare dentro di nuovo. Ho imparato la lezione, devo solo giocare a pallacanestro, e usare le mie emozioni per godermi il gioco insieme ai miei compagni di squadra. Sto cercando di guidare questo team nell'unico modo che conosco, giocando a basket. Non mi interessa degli arbitri o dei fischi a sfavore: tutti parlano con gli arbitri, lo faccio anch'io, non vedo cosa ci sia di sbagliato. KD? Nessuna novità, sta giocando così dall'inizio dei playoffs sui due lati del campo. Forse in queste Finals è ancora salito di colpi, ovviamente è un giocatore fondamentale per noi". Un Kevin Durant che non vuole sentire parlare di serie chiusa: "Non è il momento di fare passi indietro, queste Finals sono lontane dall'essere finite. Sappiamo quanto sia difficile essere la miglior squadra della lega". Steph Curry racconta così invece il suo canestro al ferro contro LeBron: "E' stato un momento di svolta - dice il due volte MVP - durante l'intervallo coach Kerr mi ha detto qualcosa sul mio linguaggio del corpo, spiegandomi che avrei dovuto giocare con passione e gioia. Tutte quelle palle perse mi stavano entrando sottopelle, e il mio gioco ne stava risentendo: la giocata su LeBron ha cambiato la mia partita".