Ritmo, transizione, energia, contropiede, entusiasmo. Le chiavi per tornare al successo per i Golden State Warriors appaiono chiare, nitide, lapalissiane dopo il successo ottenuto in gara 1 contro i Cleveland Cavaliers. Come spesso accade nella costruzione delle migliori affermazioni tutto nasce da una buona difesa, impeccabile in pressione sulla palla, in uno contro uno e, di conseguenza, in adeguamento, fonte primaria per dare il là al successo per 113-91 ottenuto nella notte italiana tra giovedì e venerdì. Perfetta, in apparenza, la macchina costruita da Steve Kerr, capace con entrambi i due assetti visti nel primo appuntamento della serie - con il lungo e con il quintetto piccolo - di imbrigliare James ed Irving, costringendoli spesso ad isolamenti frenetici e confusionari.
L'attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati: assunto che nella baia Durant, Curry e compagni sembrano aver trovato il modo di modellare a propria immagine e somiglianza, trovando una miscela in grado di accontentare esteti del gioco offensivo, e cultori di cinismo e solidità quando si tratta di difendere il canestro. Emblematico, in tal senso, lo spirito di sacrificio messo sul parquet dai comprimari, i primi a sporcarsi le mani seguendo gli esempi dei fari della squadra: Durant imbriglia James, prima ancora di dominare mentalmente e tecnicamente nella metà campo avversaria; Thompson, nonostante le scarsissime percentuali in attacco, mette un freno alle scorribande di Irivng; l'intensità selvaggia di Green, Iguodala e del resto della ciurma scrive il resto della storia, dando il là ad un' infinita serie di transizioni che hanno generato l'essenza del break decisivo del terzo quarto di gara-1, ma soprattutto l'energia e l'entusiasmo che devono necessariamente essere alla base dei successi dei Warriors.
Piano tattico eseguito alla perfezione per i beniamini di casa alla Oracle Arena, agevolati da un'arrendevolezza, mista ad incapacità di cambiare le carte in tavola, dei diretti rivali, irretiti dal vorticoso ritmo imposto alla contesa dai Warriors. Appare fin troppo chiaro che per bissare il successo di tre giorni fa e salire 2-0 nella serie, Golden State dovrà necessariamente copiare il piano partita eseguito nel primo atto, ma ciò che sembra più difficile da realizzare è riuscire ad imbrigliare ancora una volta l'attacco dei Cavaliers, fin troppo asfittico per apparire vero, come all'esordio.
Ciò che resta da scoprire è la capacità di resilienza e di risposta di Golden State al primo soffio di vento contrario e alle prime difficoltà che fisiologicamente dovrebbero sorgere di qui a poco: la bolla mistica nella quale giocano i Warriors sembra essere bella e scintillante quando tutti i tasselli e gli ingranaggi girano per il verso giusto, ma il vero banco di prova per capire se gli splash brothers sono pronti a tornare sul tetto del mondo sarà rappresentato dal modo in cui si opporranno agli accorgimenti tattici, ma soprattutto fisici, dei Cleveland Cavaliers, che verosimilmente inizieranno a sporcarsi di più le mani in difesa. La tavola, insomma, sembra imbandita a dovere per l'inizio del secondo atto della serie, con i Warriors che vanno a caccia del bis per poi volare in Ohio con le spalle e la testa decisamente più sgombre.