Sono passati due giorni dalla scottante e sonora eliminazione dell'EA7 Milano dai playoff di Legabasket: un 4-1, in favore di Trento, che ha sancito l'ennesima stagione fallimentare delle scarpette rosse. Non è facile spiegare il crollo dell'Olimpia nella semifinale che l'ha vista uscire sconfitta sul proprio campo per tre volte sotto i colpi della squadra di coach Buscaglia. Tanti i meriti della Dolomiti, ma altrettante colpe di Milano. Una pesante sentenza che porterà a pesanti cambiamenti nell'organico dell'Olimpia. 

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LA STAGIONE 

L'Eurolega

La dirigenza meneghina aveva dato degli obiettivi chiari e semplici a Repesa: fare bene in Eurolega e vincere tutto quello che c'era in palio in Italia. Il coach croato ha fallito in entrambi i casi. Nella nuova competizione di Euroleague, Milano è arrivata ultima e non certo in linea con la storia gloriosa del club e con le aspettative della vigilia. Sole otto vittorie su 30 partite, esattamente la metà di quante ne sarebbero servite per conquistare l’ottavo posto e quindi i playoff. Pesano sul gruppone quella serie di dieci sconfitte consecutive, che hanno irreparabilmente staccato i biancorossi dalle posizioni che contavano. Milano si è rilevata non all’altezza della massima competizione continentale. 

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In Italia

Dopo la vittoria della Supercoppa a settembre dello scorso anno e della Coppa Italia a febbraio, l'Olimpia sembrava superiore alle rivali e finito il calvario europeo doveva concentrarsi sul campionato e sulla difesa dello scudetto e purtroppo così non è stato. Milano ha chiuso la stagione regolare prima con molte giornate d'anticipo e tutto faceva pensare ad una passeggiata fino alla conquista del tricolore ed invece sappiamo tutti com'è andata. 

I tre giocatori presi per fare il salto di qualità in Italia ma soprattutto a livello europeo sono stati i più deludenti: Raduljica, Dragic (poi infortunato ndr) e Hickman. In Eurolega, ma non solo, senza giocatori guida non si può andare avanti. Lo era Simon fino all'anno scorso, ma quest'anno il croato è stato parecchio fermo ai box.  

Già gli infortuni, la nota dolente di questa stagione. Sono tanti i giocatori che sono stati fermi ai box per molto tempo: Kalnietis, Pascolo, Fontecchio, passando per Cerella e Sanders, ed infine Dragic e Simon. Tanti gli infortuni a livello muscolare, un dato che vale la pena di indagare. Ma anche i giocatori non citati prima sono arrivati senza benzina. Errore sulla preparazione atletica? Molto probabilmente sì. 

Ma a prescindere dalla forma fisica, che ha influito in parte sull'eliminazione, Milano si è presentata spenta, perdendo quel gioco brillante che l'ha caratterizzata ad inizio stagione, e scarica mentalmente. 

In parte lo si era visto con Capo d'Orlando: pronti via sconfitta in casa, ma lì gli uomini di coach Repesa si sono ripresi subito piazzando tre vittorie consecutive. Poi è arrivata Trento, avversario superiore alla squadra siciliana: tre sconfitte in casa su cinque partite complessive. Una sola vittoria e tanti saluti caro scudetto. 

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LA COLPA E' DI TUTTI 

Partiamo dal colpevole principale: Jasmin Repesa. Il tecnico croato

non è stato capace di creare il senso di squadra, senso che ha purtroppo influenzato anche il livello tecnico.

Un allenatore capace che ha fatto risultati ovunque sia andato, anche a Milano: visto che ha vinto 4 trofei in due anni. Ma è sotto gli occhi di tutti come ​abbia sbagliato alcune scelte nella gestione del gruppo. 

Il povero Repesa si è smarrito come hanno fatto i suoi predecessori, ovvero Banchi, Scariolo e Bucchi e come loro, nei prossimi giorni dovrà fare le valigie. Il croato non è riuscito a trasmettere le sue idee difensive e ha perso la fiducia dei suoi giocatori dopo la conferenza stampa di Torino dove ha dichiarato che alcuni giocatori avrebbero dovuto mostrare maggiore impegno. E qui entra in gioco il colpevole numero due: la dirigenza, che ha zittito l'allenatore e creando la prima e fatale crepa. Da anni a Milano manca il rapporto tra general manager e coach.  

La colpa della società è quella di aver affrontato troppo tardi il mercato, senza cercare un lungo a fronte dei problemi di Raduljica e sottovalutando l’addio di Alessandro Gentile, mai sostituito. Una squadra costruita intorno al numero 5 campano, progetto affondato dopo poche settimane. E non dimentichiamoci della gestione del caso Gentile, o verrebbe da dire della non gestione: dopo le parole di Reggio Emilia qualcosa si è rotto tra Alessandro e la dirigenza: ʺQuesta potrebbe essere stata la mia ultima partita con la maglia di Milano" furono le parole famose. Poi il giocatore azzurro non ha trovato nessuna squadra Nba o top Eurolega in cui trasferirsi ed è rimasto in Italia, ma gli è stato tolto il ruolo di capitano. Perdita di fiducia e addio dopo pochi mesi. 

Per non parlare del caso Raduljica, arrivato come il centro che avrebbe dominato il campo in Italia e in Europa e andato via a semifinale in corso.

In casa meneghina si sono cambiati troppi allenatori e troppi giocatori in poco tempo e il presidente Livio Proli ha ammesso le sue colpe, infatti a termine di gara 5 ha dichiarato di sentirsi responsabile degli errori che sono stati commessi. Come non intervenire sul mercato quando sia Simon e Dragic erano ai box e prendere poi solo un rinforzo per la post season. Mercato deludente per le aspettative dell'Olimpia. 

Ultimi colpevoli sono i giocatori: non tutti chiariamoci, ma la maggior parte sì. Stiamo parlando dello zoccolo stranieri: in molti, negli ultimi mesi, sono entrati svogliati e addirittura sembravano irritati. Menzione speciale per il gruppo italiani che ha dimostrato attaccamento alla maglia, ma purtroppo non è bastato. 

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Un concorso di colpa per una stagione da dimenticare. Nessuno è esente da colpe e non deve essere solo l'allenatore a pagare. 

Milano non è mai stata squadra questa stagione nè come spirito e nè soprattutto come anima. Bisognerebbe prendere esempio questa stagione per evitare di rifare gli stessi errori nelle prossime annate.