Il più scrutinato dei protagonisti in campo non ha deluso le attese. Kevin Durant, ex Oklahoma City Thunder, ora ai Golden State Warriors, è risultato decisivo per i californiani nella vittoria in gara-1 delle NBA Finals sui Cleveland Cavaliers alla Oracle Arena di Oakland. Durant ai Warriors: se ne è parlato tanto, si è discusso sugli aspetti "competitivi" di una scelta del genere, spesso dimenticando che l'approdo ad Oakland del nativo di Washington nasceva esclusivamente da motivi tecnici.
Il giocatore che mancava ai Dubs, capace di essere uomo chiave sui due lati del campo, utilizzato persino come eversore di LeBron James. Una prestazione monstre da 38 punti (14/26 al tiro) 8 rimbalzi e altrettanti assist ha ricordato al mondo interno che KD è stato MVP della regular season NBA nel 2014, prima di essere costretto a frenare causa infortuni. Le sue accelerazioni, la sua capacità di trattare la palla e di fungere da valvola di sfogo nei momenti di "calo" dell'attacco dei Warriors, un'accresciuta abilità difensiva, fanno ora di Durant un giocatore fondamentale per la banda Kerr. Presto per trarre giudizi definitivi, non per individuare una prima scelta dello staff tecnico di Golden State: impegnare LeBron James in difesa con KD, e riproporre lo stesso matchup dall'altra parte del campo. Primo tentativo riuscito, in una serie che rimane lunghissima. Dopo quarantotto minuti di adrenalina, Durant non nasconde la sua soddisfazione: "Non sono migliore dei miei compagni di squadra - le sue parole, riportate da Kevin Arnovitz di Espn - ci sono ovviamente Steph, Klay, Draymond, Zaza e tutti gli altri. Con loro ci completiamo a vicenda, cercando di renderci la vita più semplice. E, se sono riuscito ad essere efficace in transizione ,è perchè la nostra difesa ha lavorato alla grande e siamo andati bene a rimbalzo. All'inizio c'era un po' d'ansia, abbiamo sbagliato tanti layup, poi abbiamo trovato il nostro ritmo". Un ritmo che parte dalla difesa, dalle giocate di energia di Draymond Green, dalle capacità di reggere gli uno contro uno di Andre Iguodala e Klay Thompson, per stanare i Cavs e costringerli a una corsa a inseguimento che ha lasciato infine senza fiato i campioni in carica. Se a una difesa d'élite, si aggiunge anche un sistema offensivo di primissimo livello, ecco spiegati i risultati di Golden State: 67 vittorie in stagione regolare e 13 successi consecutivi ai playoffs.
Rimarca la prestazione di Durant anche Draymond Green, altra pedina chiave nel gioco dei Dubs: "38 punti, 8 assist, 8 rimbalzi e zero palle perse - le parole dell'orso ballerino da Michigan State - è evidente che quando KD gioca così è davvero difficile batterci. Lo cercheremo ancora nel prosieguo della serie, gli daremo la palla e costringeremo Cleveland a difendere contro di lui. E' stato fantastico stasera, ma non mi aspetto nulla di diverso nelle prossime partite". Green, leader emotivo di Golden State, ha parole di elogio anche per Steph Curry, apparso estremamente attivo anche nella propria metà campo: "Quando Steph la prende sul personale, come accaduto stasera, e accetta la sfida, siamo davvero una gran bella squadra difensiva. Gli abbiamo coperto le spalle: ogni volta che era coinvolto in un pick and roll e c'era un problema di comunicazione, c'erano sempre giocatori in aiuto. Siamo stati tutti vicini sui blocchi, abbiamo difeso bene di squadra". Coach Mike Brown, ancora in panchina al posto di Steve Kerr, non dimentica il lavoro fatto da Klay Thompson, splendido su Kyrie Irving e attentissimo a eseguire precisi close-out, nonostamte le persistenti difficoltà al tiro. Anche lo Splash Brother numero due si prende la sua dose di elogi: "Voglio dar credito a Klay per quanto fatto in difesa - dice Brown - ha lottato in mezzo a tutti quei blocchi, provato ad andare a rimbalzo, a contestare tiri, a fare tutto ciò che potesse esserci utile nella nostra metà campo". Si chiude così, con una vittoria netta dei Warriors, gara-1 delle Finals 2017. Un risultato di certo non impronosticabile: sempre difficile per i Cavs passare dai ritmi e dal livello di esecuzione della Eastern Conference a quello di una squadra come Golden State. Scotto già pagato in passato da LeBron James e compagni, primi a sapere che, tra aggiustamenti e fattore psicologico, la corsa per il titolo sarà ancora lunga.