38 punti, 8 assist, altrettanti rimbalzi: Kevin Durant manda un messaggio alla concorrenza e spiega al mondo il motivo per il quale è stato ingaggiato in estate, dominando in lungo ed in largo la prima contesa delle NBA Finals 2017. Gara 1 è, meritatamente, dei Golden State Warriors. Dopo un avvio a spron battuto da una parte e dall'altra, i ragazzi della baia si fanno preferire per ritmo ed intensità di gioco, dai quali scaturiscono tiri in transizione e contropiedi che consentono a Durant e Curry di scavare il solco decisivo per allungare nel punteggio all'intervallo, prima di scappare definitivamente in avvio di ripresa. A nulla vale la resistenza di James, Irving e dei Cleveland Cavaliers, fin troppo frastornati e confusionari in attacco per reggere alla cadenza imposta dai padroni di casa.
In campo ci sono i dieci protagonisti attesi, con Thompson a battagliare con Pachulia in posizione di centro, mentre Green e Love sono le ali atipiche di contorno ai terzetti piazzati sul perimetro compisti da Curry-Thompson-Durant per i padroni di casa, Irving-Smith-James per chi viaggia.
Nemmeno il tempo di allacciarsi le scarpe che l'intensità è immediatamente selvaggia, quasi massimale, anche se si confonde spesso con la frenesia in attacco dei protagonisti, smaniosi di azzannare immediatamente la sfida. Il primo canestro - dopo due minuti di palpabile tensione - è di Jr Smith, dall'angolo, da tre, mentre Pachulia accorcia, prima del sorpasso firmato Durant (4-3). La fase di rodaggio per le squadre dura qualche minuto di troppo, con le triple dei Cavaliers - Love prima, Irving successivamente - a far preferire gli ospiti per lucidità offensiva (8-12). Il primo turning point arriva dopo cinque minuti, con Draymond Green costretto alla panchina carico di due falli, ma la risposta dei Warriors è da squadra matura: Curry e Durant lavorano ai fianchi la difesa ospite, permettendo a Pachulia e Thompson di cucire lo strappo, prima di ergersi a protagonisti mettendosi in proprio.
I Cavs trovano la forza di alternare le proprie scelte in attacco mentre paradossalmente a far fatica, sul perimetro, sono i Warriors, obbligati ad attaccare l'area dalla difesa di James e soci (14-17). Sfida accettata, con i padroni di casa che provano a gonfiare il petto ed esaltarsi correndo in contropiede: due schiacciate di fila di Durant - e doppia cifra annessa - fanno esplodere la polveriera, ma James risponde prontamente con la tripla e l'affondata del 24 pari. A sparigliare le carte, prima della sirena, le prime due triple della serie di Curry, alle quali parzialmente pone rimedio James, e quella di Iguodala per il 35-30 alla prima pausa.
Ritmi che scemano fisiologicamente con l'arrivo in campo delle second-unit (più LeBron) in avvio di secondo periodo, con i Warriors che sembrano avere una marcia in più grazie ai canestri di Iguodala e West, ma soprattutto grazie alla difesa che lascia soltanto una lunghissima serie di forzature all'attacco dei Cavaliers. Irving fatica a mettersi in ritmo, così come Klay Thompson dalla parte opposta, incapace ad allungare il margine tra le contendenti (36-43). Golden State abbassa il quintetto mettendo in imbarazzo Love difensivamente. Cleveland paga una scarsa produttività degli attori non-protagonisti fino al gioco da quattro punti di Irving che risponde alle bordate, continue, di Durant (43-49).
E' il killer delle scorse Finals a tenere a galla, offensivamente, Cleveland, che al contempo nella metà campo spalle a canestro stenta a trovare la chiave giusta per togliere ritmo ed energia alla transizione degli splash brothers. Qualche persa di troppo della squadra di Lue vale l'ennesimo contropiede targato Durant, che firma il ventello personale ed il nuovo più dieci Warriors (55-45). La tripla di Love, a gioco rotto, prova a scuotere l'animo dei viaggianti, anche se è l'ex Thunder a dominare, mentalmente e tecnicamente, la contesa: altri tre a referto prima dell'intervallo, ventitre totali, per il vantaggio di 8 dei ragazzi della baia alla pausa lunga (60-52), con il margine che sta tuttavia stretto ai padroni di casa.
23 PTS. 6 AST. 4 REB.
— NBA (@NBA) 2 giugno 2017
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La sosta non rompe il ritmo di Durant, che riprende laddove aveva lasciato nel primo tempo: tripla in avvio e massimo vantaggio implementato dal gioco da tre punti circense - non convertito - di Zaza Pachulia (65-52). L'approccio di Cleveland è decisamente morbido, fin troppo per tenere botta alla crescente intensità difensiva dei Warriors, i cui continui cambi e raddoppi mandano costantemente fuori giri l'attacco dei Cavs. Curry infierisce sull'andamento ciondolante degli ospiti, con Lue che prova a porre rimedio con la sospensione, senza tuttavia riuscirvi: Irving e James forzano in penetrazione, con i lunghi di casa che tengono botta fisicamente, mentre dalla parte opposta è il 30 a firmare la fuga con due triple di fila del più 21 (73-52 e 13-0 di parziale).
Di James - ovviamente - e Love, la risposta di Cleveland, il cui linguaggio del corpo non sembra essere dei migliori: due triple e la schiacciata del 23 consegnano un minimo di inerzia ai campioni in caricam anche se la lucidità scarseggia, perché le scelte difensive dei Cavs sono pessime, con Curry ed i Warriors che tengono saldamente le redini della sfida in mano. Il più 18 fa rilassare, prematuramente, Golden State, che paga dazio con tre palle perse di fila ed un mini-parziale di 6-0 che porta, manco a dirlo, la firma di LeBron, al quale rispondono i chirurghi della Oracle Arena Durant e Curry in un amen. La pressione del catino della baia fa la differenza, Cleveland perde ancora la bussola e l'equilibrio, lasciando a Green sei punti di vitale importanza che sottolineano il parziale in favore dei Warriors (93-72).
I primi due minuti del quarto periodo sono emblematici e fotografano appieno lo stato d'animo delle due contendenti: Cleveland, a capo chino, si riversa in attacco senza particolare lucidità né costrutto, mentre i Warriors hanno ancora energia a sufficienza per difendere e contestare qualsiasi tiro ai rivali. La forbice di divario, nel punteggio, si riduce a fatica, con Love che stancamente prova a caricarsi sulle spalle i suoi, senza cavarne molti ragni dal buco. Al piccolo trotto Golden State conserva il ventello di vantaggio (100-80), riuscendo nonostante qualche pizzico di leziosità di troppo a contenere il flebile tentativo di rimonta ospite. Gli ultimi squilli di tromba portano la firma di James ed Irving, in penetrazione, ma restano tentativi fini a sé stessi utili soltanto a rimpinguare i rispettivi bottini. E' la tripla di Durant, MVP di serata, a sigillare la vittoria dei Warriors, ufficializzata dalla sirena conclusiva che attesta il punteggio sul 113-89 conclusivo dopo la classica passerella per gli sparring partners negli ultimi minuti di garbage time.