Dopo diversi mesi si torna a parlare di Miami Heat e di Chris Bosh. Il trentatreenne originario di Dallas, infatti, è fermo dal febbraio 2016 quando, alle porte dell’all-star game, un problema piuttosto serio, legato a coaguli del sangue, lo ha messo fuori causa. Nonostante i tanti pareri ottenuti da esperti e medici, Bosh non ha mai avuto la piena autorizzazione a tornare in campo, pur affermando di avere sensazioni positive e di voler calcare ancora una volta un parquet all’altezza del suo talento.

La situazione, però, ha creato parecchio trambusto dal punto di vista legale, per tutta una serie di cause e conseguenze che sono vicine ad essere risolte con un accordo congiunto tra giocatore, società e lega.
Bosh infatti è sotto contratto con gli Heat per cinquantadue milioni di euro nei prossimi due anni, pesando, come già e successo in questa stagione, sul salary cap della sua squadra senza tuttavia poter essere schierato da coach Spoelstra né poter essere rimpiazzato.

Miami, comunque, avrebbe a disposizione una visita medica, da concordare con l’associazione giocatori, per avere un responso definitivo sul proprio centro dopo un anno dall’infortunio. Responso che permetterebbe appunto a Pat Riley di procedere con l’alleggerimento dello spazio salariale, ma ad una condizione: se Bosh dovesse riuscire nella sua campagna, avere l’ok dei medici, rientrare in NBA e giocare almeno 25 partite con un’altra squadra, automaticamente il suo contratto si riattiverebbe a carico degli Heat, a quel punto costretti a pagare una cifra esorbitante in luxury tax. Non potendo percorrere la strada convenzionale, quindi, dopo qualche attrito di troppo, le due parti sembrano aver trovato un accordo: Bosh rimane sotto contratto con la sua attuale squadra, ma a cifre rivedute. A seconda degli altri movimenti del roster, quindi, la franchigia pagherà al giocatore tra 14 e 37 milioni nelle prossime due stagioni.

Sull’accordo, ancora da ratificare, sono tuttora a lavoro gli avvocati di ambo le parti, nonostante l’autorevole voce di ESPN confermi il buon esito dell’operazione. Operazione che influirà anche sul nuovo contratto collettivo (CBA, lo statuto che regola i rapporti tra le trenta franchigie e la Lega), in vigore dal prossimo primo giugno, con nuove regole sulla valutazione della salute dei giocatori. In futuro, infatti, sarà un gruppo di dottori appositamente designato dalla lega e dalla players association a determinare se un giocatore con problemi di salute seri possa tornare a calcare il parquet.