SAN ANTONIO SPURS - GOLDEN STATE WARRIORS 115-129

Anche gara 4 è preda degli Warriors, i quali 'sweeppano' i rimaneggiati Spurs e guadagnano il pass per l'NBA Finals, per il terzo anno consecutivo. La squadra della 'Bay Arena', esce vincitrice dal'AT&T Center 129-115, e riesce ad ergersi in vetta alla Western Conference vincendo tutte e 12 le partite di post season fin qui disputate. Mai nessuno, nella storia della lega, da quando anche il round inaugurale si gioca al meglio delle sette partite, era riuscito a forgiarsi di un 12-0, e presentarsi all'atto conclusivo della stagione con un ruolino di marcia così candido, con un percorso immacolato. Il primo attore, il protagonista di questo ennesimo successo non poteva che essere Steph Curry, l'MVP uscente, che spiega sul parquet un'eccellente prestazione da 36 punti, 5 rimbalzi, 6 assist e 5 triple. Intorno a lui, la macchina perfetta Kevin Durant, giocatore implacabile, collabora con la combo guard e chiude la serata refertando una doppia doppia da 29 punti e 12 rimbalzi. Chiudono in doppia cifra anche i restanti due 'big', con Draymond Green che piazza la sua, ormai abituale prestazione a tutto campo (16+8+8) e Klay Thompson, il meno ispirato dei quattro, che fattura 10 punti ma con 3 su 13 dal campo. 

Gli Spurs, senza Kawhi Leonard, Tony Parker e David Lee, si presentano all'appuntamento finale della stagione incerottati, con Gregg Popovich costretto a reinventarsi lo starting five. Small ball, con Simmons, Mills, Green e Ginobili in campo contemporaneamente insieme ad Aldridge. Proprio Ginobili, uscito dalla panchina nelle precedenti 55 apparizioni nei playoff, in occasione della sua probabile ultima partita della sua carriera è premiato dal suo coach con la partenza in quintetto. Per lui, 15 punti e 7 rimbalzi, ed un'intensa ovazione all'uscita dal campo, che già incute in tutti noi profonda malinconia, tristezza. Servono a poco il ventello tondo tondo di Kyle Anderson, i 14 a testa di Patty Mills e Pau Gasol ed i 13 di Simmons. Flop LaMarcus Aldridge, con l'ex Blazer che patisce più di tutti l'assenza di Leonard, ed anche in gara 4 rimane colpevolmente ai margini della contesa: gli 8 punti, 7 assist e 3 rimbalzi, frutto di un mediocre 4 su 11 dal campo, è un rendimento davvero troppo mediocre per il giocatore che in assenza del candidato MVP avrebbe dovuto prendere in mano le redini dell'attacco neroargento.

Golden State mette subito in chiaro le sue 'bellicose' intenzioni. Dopo i primi 4' minuti in cui si segna poco ed entrambe le squadre litigano con il ferro, si accende la stella polare degli Warriors, Curry, che piazza la tripla dell'8-4. L'attacco degli Spurs è spuntato, non Durant che piazza 8 punti consecutivi, e coadiuvato da McCaw fissano il punteggio sul 19-7 e costringono Popovich al time out. Dentro Forbes, già mossa della disperazione in casa neroargento, ma la guardia però risponde presente ed inanella quattro punti filati, troppo pochi però per impensierire l'armata Warriors. Curry imperversa, va in doppia cifra prima del termine del primo quarto, e la risposta avversaria è affannosa, trafelata. Alla prima pausa è 31-19 in favore degli ospiti. Non cambia lo spartito nel secondo periodo. San Antonio quantomeno ci prova, le triple di Mills e Green però illudono, perchè Durant spegne sul nascere ogni tentativo di rimonta avversaria. Lui, l'artefice prìncipe del 47-32 di metà quarto. Con Aldridge che rifiuta letteralmente la leadership in attacco, SA affonda. Golden State scappa via, con irrisora facilità, e riesce a toccare i 19 punti di vantaggio, sul 51-32. La gara è già bella che andata. San Antonio rigurgita sul parquet, e risale leggermente la china, chiudendo sotto di 14 il primo tempo (65-51). Gli Warriors concludono i primi 24' minuti di gioco tirando con il 60% dal campo, con gli Spurs, in evidente stato confusionario, che fanno fatica a trovare la medicina per arginare lo strapotere a tinte giallo e blu.

La gara, nel secondo tempo, ha poco da raccontare. San Antonio, infatti, tenta timidamente di accorciare, e sfrutta l'energia della sua second unit, ma le risorse a disposizione del santone Popovich sono davvero poche in relazione alle armi di cui possono disporre i vice campioni NBA. Il sussulto dei padroni di casa dimezza solo minimamente il gap, in quanto la squadra allenata da Mike Brown riesce a tenere a bada gli scatti degli Spurs. E' 96-78 al termine del terzo quarto. San Antonio, ad un passo dall'eliminazione, si affida a Ginobili che onora gli ultimi minuti da giocatore di basket provando a caricarsi la propria squadra sulle spalle. E' sua la tripla che vale il -14 a 6' dal termine della contesa, ma gli avversari non si fanno prendere dal panico, ed amministrano, con pertinente semplicità. Gli ultimi minuti si trasformano così in garbage time, con gli Warriors che esibiscono sul parquet anche le seconde e terze linee. Il tabellino recita 129-115 in favore di Golden State al suono della sirena finale, che così si guadagna l'accesso alle Finals. San Antonio va in vacanza, e saluta Manu Ginobili, vero esteta della pallacanestro mondiale, che da oggi potremmo non rivedere più in quei 28 metri e rotti di parquet, suo habitat naturale per anni, decenni. Anche l'ultimo tango del nativo di Bahìa Blanca è ormai storia, a noi scende una lacrima.

SAN ANTONIO SPURS: Punti: Anderson 20, Ginobili 15, Mills 14; Rimbalzi: Gasol 9; Assist: Murray 7, Ginobili 7;

GOLDEN STATE WARRIORS: Punti: Curry 36, Durant 29, Green 16; Rimbalzi: Durant 12; Assist: Green 8;