A una vittoria di distanza dal ritorno alle NBA Finals, a cinque anni dalla prima e unica volta (in quell'occasione fu con la maglia degli Oklahoma CIty Thunder, sconfitti per 4-1 dai Miami Heat di LeBron James), Kevin Durant traccia un primo bilancio della stagione appena trascorsa. Un'annata che lo ha visto cambiare casacca e approdare ai Golden State Warriors, al termine di un periodo di free agency mai così discusso. 

Kevin Durant insieme a Steph Curry e Shaun Livingston. Fonte:AP PHOTO/RONALD CORTES 

Scartati Celtics, Clippers, Spurs e gli stessi Thunder, KD è convinto di aver fatto la scelta giusta, a prescindere dal risultato finale di questi playoffs con la maglia della squadra di Oakland: "Sono certo al 100% di aver preso la decisione corretta - le sue parole, riportate da Marc J. Spears per The Undefeated - che si vinca o che si perda. Sento che questo è il posto in cui dovrei essere in questo momento. Ho apprezzato ogni cosa fatta in passato, ma ora sono qui, un posto fantastico per me. E' il punto in cui avrei immaginato di essere arrivato a questa fase della mia vita. Mi sto godendo ogni singolo passo che sto facendo con questa maglia". Un Durant che è perfettamente consapevole di essere inseguito dagli haters, come lui stesso descrive i suoi detrattori senza giri di parole, dopo la scelta di abbandonare Oklahoma City per sposare il progetto dei Warriors. "Ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire - prosegue il numero trentacinque - anche se dovessimo vincere il titolo, ma qualsiasi scelta avessi fatto, avrei scontentato qualcuno. Qui godo di tantissimo supporto, ma ci sarà sempre qualcuno che cercherà di screditare quanto di buono faccio. E' qualcosa che vale in generale, anche nella vita. Nessuno è mai al cento per cento contento di niente. Con molti continueremo a rimanere in disaccordo, altri proveranno ancora a gettare fango, fa parte del gioco. Ma ciò che conta realmente è ciò che si riesce a fare per gli altri, per gli amici e la famiglia". L'attenzione del mondo NBA è intanto già proiettata su cosa accadrà la prossima estate, quando Durant potrà decidere di uscire dal contratto che lo lega ai Warriors (27.7 milioni all'anno il suo ingaggio). 

Kevin Durant in gara-3 a San Antonio. Fonte: Mark Sobhani

L'ex stella dei Thunder non sembra avere però dubbi a proposito del suo futuro, spegnendo ogni ipotesi e congettura con parole chiare: "Giocherò per Golden State anche la prossima stagione. Adoro stare qui, amo i miei compagni di squadra, mi piace Oakland, non ho in programma di andare da nessun'altra parte". L'accesso alle Finals dista ormai una sola partita (i Warriors sono avanti 3-0 contro i San Antonio Spurs nell'ultima serie di playoffs della Western Conference): "Dobbiamo guardare alla quarta vittoria contro gli Spurs come a un altro passo. Ovviamente vogliamo essere l'ultima squadra a rimanere in piedi, ma anche goderci ogni momento di questo viaggio. Essere uno dei pochi team ancora in corsa è davvero eccitante. Durante le finali del 2012, credevo che fosse il nostro momento: lo volevamo, lo meritavamo, è stato qualcosa di speciale arrivare fin lì. Tornarci è dura, bisogna essere anche un po' fortunati per farcela, ma qui è l'obiettivo di tutti: ecco perchè dobbiamo chiudere il prima possibile questa serie per arrivare ben riposati alle Finals. Qui a Warriors c'è grande passione per il gioco, ma anche la consapevolezza che è solo pallacanestro, e che ci si può divertire giocando. C'è una linea sottile tra le prendere le cose sul serio ed esagerare: noi riusciamo ad essere dalla parte giusta, ed è ciò che ci fa stare bene e che rende tutto divertente". In chiusura, ancora un commento sulle reazioni al suo addio a OKC: "Credo che chiunque abbia il diritto di pensarla come vuole, ma l'unica cosa che conta è il rispetto che io ho nei confronti di questo gioco. Non mi aspetto che chi non è mai stato nella mia situazione comprenda la mia decisione: non hanno altro di cui parlare, perchè non sanno cosa si prova a giocare in NBA. Mi stupisce però che parte dei media parlino solo di gossip, di tutto ciò che gira intorno alla pallacanestro, e non del gioco. Tutto questo è molto frustrante: si è parlato più della mia decisione, che del mio approccio alla pallacanestro. Se possibile, sono più confuso di prima riguardo alle reazioni che la mia scelta ha suscitato".