Momento di grazia per i Boston Celtics: se sul campo arrivano le finali di Conference dopo la vittoria in gara-7 su Washington, che manderà i verdi a giocarsi tutto nella serie contro i Cleveland Cavaliers; al di fuori è comunque gioia, dato che il sorteggio del prossimo draft ha sputato fuori la pallina numero uno per i ragazzi di Brad Stevens.

La franchigia del Massachussets sta infatti ancora incassando i frutti del super-scambio del 2014 con i Brooklyn Nets, che ipotecarono difatto quattro prime scelte (2014,2016, 2017 - con possibilità di scambio ovviamente esercitata – e 2018), oltre a Kris Humphries, MarShon Brooks, Kris Joseph, Keith Bogans e Gerald Wallace in cambio di Kevin Garnett, Paul Pierce, Jason Terry e D.J. White. All’epoca, i newyorkesi sembravano aver completato un roster di qualità ed esperienza, invece col senno di poi tutto è andato nel verso sbagliato: senza una via d’uscita, ora i Nets sono la peggior squadra della lega, il tutto a favore dei dirimpettai in quello scambio storico. Dopo Marcus Smart (2014, scelta numero 6) e Jaleyn Brown (2016, numero 3) Boston potrà scegliere per prima in uno dei draft più succosi di talento dai tempi di LeBron James, davanti ai Los Angeles Lakers ed ai Philadelphia 76ers.

Questo, ad ora, l'esito della trade tra Nets e Celtics. | Fonte: twitter.com/basketcaffe
Questo, ad ora, l'esito della trade tra Nets e Celtics. | Fonte: twitter.com/basketcaffe

Dopo la fortunata cerimonia, svoltasi in quel di New York, a presentarsi ai microfoni è stato Danny Ainge, presidente dei Celtics, arrivato davanti ai giornalisti con un raggiante (e comprensibile) sorriso. “Penso che essere qui seduto con la prima scelta assoluta al draft dimostri il valore della pazienza, così come lo dimostra il fatto di partecipare alle finali di Eastern Conference. A volte devi solo essere paziente, e per me è difficile, a me piace l’azione. Però, per fortuna, ho un grande gruppo attorno a me. Ora, con tutto lo staff e la proprietà ci siederemo e, con calma, cercheremo di capire quale possa essere la migliore scelta. Abbiamo fatto bene fino ad ora, non vogliamo commettere errori”.

Eppure, le altre volte in cui i Celtics partivano con alte probabilità di ottenere la prima scelta (ieri erano al 25%) non era andata proprio benissimo: nel 1997 (27,5%) scelsero alla numero 3, perdendo la possibilità di accaparrarsi tale Tim Duncan, poi finito, come tutti sappiamo, alla corte di Popovich a San Antonio. Esattamente dieci anni dopo, invece, a sfuggire tra le mani dei bianco-verdi (19,9%) sono stati Greg Oden e Kevin Durant, dato che Boston fu costretta a scegliere per quinta. “Ottenere la scelta numero uno è davvero divertente, davvero eccitante. Non ci è mai capitato, ma ora come ora è bello poter vedere dove ognuno sia piazzato nel draft. Alla trade deadline già ci pensavamo, sapevamo di poter essere tra le prime quattro, al massimo cinque se i Brooklyn Nets avessero iniziato a vincere. Però c’era comunque molta incertezza quando si andava a trattare in una trade. Ora invece è tutto chiaro e preciso".

Prima di gioire, però, Ainge ha dovuto combattere con tutta l’ansia ed il nervosismo che precedono il verdetto della lotteria, quando tifosi ed appassionati si incollano alla televisione per seguire, rappresentati da un membro della società, l’ordine di uscita delle celeberrime palline. “Abbiamo guardato 10 o 15 minuti di diretta e sentivamo le farfalle nello stomaco, i nervi tesi, quando hanno iniziato ad aprire i bussolotti. Per fortuna è andato tutto bene”.

I rappresentanti delle squadre in top 3: il co-proprietario del Celtics Wyc Grousbeck, il presidente dei Lakers Magic Johnson e l'uomo franchigia dei Sixers Joel Embiid. | Fonte: twitter.com/NBAEvolution
I rappresentanti delle squadre in top 3: il co-proprietario del Celtics Wyc Grousbeck, il presidente dei Lakers Magic Johnson e l'uomo franchigia dei Sixers Joel Embiid. | Fonte: twitter.com/NBAEvolution

Ora, però, arriva il momento della riflessione: oltre un mese (si sceglie ufficialmente il 22 giugno) per decidere chi sarà il nuovo soldato agli ordini di coach Stevens. Le candidature principali sono quelle di Markelle Fultz, da Washington, Lonzo Ball (primo dei chiacchieratissimi figli dell’esuberante LaVar) da UCLA e Josh Jackson da Kansas. Le prime due sono point guard, la terza una shooting guard che, complice anche la statura (circa 205 centimetri) può essere adattata nello spot da 3. Tutti ruoli che, comunque, andrebbero a rischiare di togliere spazio alla stella assoluta di Boston, Isaiah Thomas. Non, però, secondo Ainge: “Isaiah può giocare con chiunque. Può giocare da due, o in qualsiasi altro modo: è un marcatore, ma si muove benissimo anche senza palla”.