Gli Houston Rockets tornano a casa, battuti e travolti nella decisiva gara 6 delle semifinali della Western Conference dai San Antonio Spurs di Gregg Popovich, tra le altre cose privi di Kawhi Leonard - tenuto a riposo per l'eventuale gara 7 - e di Tony Parker, e lo fanno nel peggiore dei modi, omettendo completamente la presenza fisica e mentale sul parquet del Toyota Center per tutta la durata dell'incontro, rimediando alla sirena conclusiva un clamoroso passivo di 39 punti. Una prova scialba, abulica, non degna di una squadra che per cinque partite ha reso pan per focaccia agli Spurs. Il manifesto della nefasta serata dei Rockets è la partita del suo uomo cardine, James Harden, fermatosi a soli 10 punti e 7 assist dal campo.

Una assenza totale dal gioco e dalla partita, difficilmente spiegabile e giustificabile a parole. Troppo brutti, i Rockets, ed in testa Harden, per sembrare quelli veri. Fin dalle prime battute dell'incontro l'andamento della contesa sembrava essere chiaro, con i padroni di casa ad arrampicarsi sugli specchi per trovare disperatamente ritmo e canestri e gli ospiti a sciorinare pallacanestro. Questo il laconico commento della star dei Rockets a fine gara: "Dobbiamo prendere questa sconfitta per quello che è: ci hanno dominato. Tutto sta crollando sulle mie spalle e mi prendo la responsabilità per tutto questo, per quello che è successo sui due lati del campo. E' difficile da spiegare, specialmente per il modo in cui abbiamo perso questa gara 6 in casa. Ma è successo, ora proviamo a guardare avanti"

La lotta tra James Harden e Danny Green - Foto Times Union
La lotta tra James Harden e Danny Green - Foto Times Union

10 punti a referto, ma soprattutto soltanto 11 tiri presi, nove dei quali da tre punti. Una scarsissima produttività che Harden prova a spiegare così: "Fin dall'inizio della gara non avevo il ritmo giusto al tiro. Mi sentivo come se i miei passaggi non fossero giusti per prendere buoni tiri e per mettere dentro dei canestri. Come squadra, come blocco, non abbiamo mai trovato il ritmo giusto, quello che ci piace, e loro l'hanno capitalizzato al meglio". Difficile anche parlare della difesa degli Spurs, apparsa perfetta anche a causa delle scarsissime condizioni psico-fisiche dell'attacco di Houston: "Hanno chiuso molto bene gli spazi, hanno fatto densità in area, hanno mostrato il fisico, soprattutto i lunghi sotto le plance. Non ho mai trovato il modo per mettermi in ritmo, soprattutto quando attaccavo l'anello. Pau Gasol ha fatto un lavoro immenso usando la sua lunghezza e le sue braccia. Tanto di cappello a loro". 

Alle parole del barba hanno ovviamente fatto seguito quelle di Mike D'Antoni, visibilmente deluso per quanto accaduto: "Quel che è successo, è successo. Ho appena detto ai ragazzi che questo è stato un anno davvero incredibile, al di sopra di qualsiasi attesa. Hanno combattuto strenuemente. Per qualche ragione questa gara non è stata affrontata nel modo giusto, non avevamo il piglio giusto. Non so spiegare il perché, semplicemente abbiamo giocato male. Siamo stati eliminati, ora guardiamo a migliorare ancora questa estate e proviamo a tornare il prossimo anno ancora più forti".

La chiosa, tuttavia, è sempre nelle frustranti parole del barba, che ha così chiuso, o quantomeno provato a chiudere, l'argomento analizzando quanto di buono fatto dai Rockets nella stagione appena conclusasi: "E' davvero duro. E' frustrante il modo in cui abbiamo perso, specialmente dopo una stagione giocata in questo modo per tutto l'anno. Abbiamo giocato da squadra, con un nuovo coaching staff e nuovi giocatori chiave nel roster. E' stata davvero una grande annata. Sarebbe potuta finire meglio, ma sono sicuro che siamo sulla buona strada. Abbiamo ancora molte migliorie da fare, possiamo essere migliori di quello che siamo oggi".