San Antonio Spurs – Houston Rockets 114 – 75 (31-24; 61-42; 87-64)

La prima partita da dentro o fuori della serie tra San Antonio e Houston si gioca al Toyota Center, con i Rockets reduci dalla cocente sconfitta in gara-5 all’overtime alla AT&T Arena. La squadra di D’Antoni ha l’obbligo di vincere per poter andare a giocare gara 7 a San Antonio e, poco prima della palla a due, arriva anche una notizia che sembra mettere le cose sul giusto binario: Kawhi Leonard non sarà della partita a causa dell’infortunio alla caviglia sinistra. Il numero 2 dei neroargento, k.o. durante l’ultima partita contro i Rockets, è costretto a rimanere fuori.

Ma, nonostante l’assenza di Kawhi, i San Antonio Spurs giocano una partita praticamente perfetta, soprattutto nella metà campo difensiva. Sì, perché fin dal primo quarto, la squadra di Gregg Popovich rende impossibile la vita agli Houston Rockets, costringendoli a brutti tiri ma soprattutto costringendo James Harden a passare la palla più del previsto. La superstar di D’Antoni non trova mai lo spazio fisico per andare a canestro, finendo così più col passare la palla ai compagni che cercare il fondo della retina. Questo atteggiamento però, unito alla grande organizzazione difensiva degli Spurs, porta il Barba ad un numero esagerato di palle perse e, inoltre, a tanti punti facili in contropiede per gli avversari. Sfruttando questa situazione, i neroargento si portano sul 14-7 dopo 3-4 minuti dalla palla a due e costringono così D’Antoni al time out. Al rientro in campo, Houston trova un minimo di continuità con Ariza e soprattutto Capela, un fattore nella metà campo offensiva. I padroni di casa riescono così a portarsi punto a punto, rimanendo ad appena due punti di distacco. Popovich decide così di emulare il collega, ed interrompe la partita per fare due chiacchiere con i suoi giocatori. La pausa fa decisamente bene agli ospiti che alla ripresa riprendono a macinare punti su punti, ricacciando a distanza di sicurezza i Rockets grazie ad un super LaMarcus Aldridge e all’energia di Johnatan Simmons, partito in quintetto per l'assenza di Leonard. Dall’altra parte, l’unico che trova con continuità il canestro è Clint Capela, mentre Harden continua ad essere costretto a passarla. Alla fine, grazie anche ad un ultimo parziale di 11 punti a 2 per San Antonio, la squadra di Popovich chiude avanti il primo quarto 31-24. Da segnalare i primi 12 minuti proprio del “Barba”, a segno esclusivamente con due tiri liberi e il cui tabellino dice, per la seconda volta in quasi 400 partite coi Rockets, 0 tiri segnati dal campo su altrettanti tentativi.

Il secondo quarto San Antonio lo comincia come aveva chiuso il primo, cioè trovando con enorme facilità il canestro ma soprattutto rendendo la vita impossibile in attacco ai Rockets. In attacco, Aldridge rimane un rebus per gli avversari, incapaci di marcarlo sia in post, dove segna con continuità ruotando sulla spalla sinistra, sia dal mid range, da dove trova il fondo della retina con enorme facilità. Oltre all’ex Blazer però, nel secondo periodo esce fuori anche Patty Mills: l’australiano è devastante nei pick ‘n’ roll insieme proprio ad Aldridge, e punisce più volte la difesa avversaria dia dalla lunga distanza che in penetrazione. Con queste premesse, San Antonio riesce ben presto a chiudere i conti: con praticamente 8-9 minuti da giocare, San Antonio si porta stabilmente sul +15, ponendo fine ad ogni velleità. I Rockets infatti, nonostante un'intera partita davanti, mollano al primo accenno di fuga degli avversari. Harden, che segna una tripla ad inizio quarto prima di tornare nell’oblio, perde un quantitativo innumerevole di palloni – saranno 6 a fine gara, di cui 5 nel solo primo tempo – non riuscendo quindi minimamente a tenere viva la gara. All’intervallo lungo, il punteggio recita 61 – 42 per gli ospiti, il cui unico obiettivo è a questo punto evitare l’improbabile rientro degli avversari e un qualsivoglia ulteriore infortunio.

E da buona squadra esperta quale sono gli Spurs, entrambe le cose vengono rispettate. Al rientro in campo, nonostante un paio di buone giocate di Houston che accendono solo per un secondo il pubblico del Toyota Center, la squadra di Popovich gioca con il pilota automatico, continuando a sfruttare l’incredibile vena realizzativa di LaMarcus Aldridge. San Antonio gioca ormai sul velluto, portando il risultato sul +25, quasi +30, per tutto il terzo e quarto periodo, dando vita quindi a due lunghissimi e davvero poco interessanti garbage time. Solo due sono le situazioni degne di nota: la comunque più che buona prestazione di Dejounte Murray – 11 punti, 10 rimbalzi, 5 assist in 23 minuti – e la quasi rissa tra Danny Green e Trevor Ariza. Nella prima metà dell’ultimo quarto, i Rockets hanno cominciato a mostrare più di qualche cenno di frustrazione con qualche fallo leggermente fuori le righe e da qui si è arrivati al doppio fallo tecnico per Green ed Ariza.

Al termine della partita, il tabellone del Toyota Center recita 114 – 75 per i San Antonio Spurs, che tornano in finale della Western Conference dal 2014. L’appuntamento è a questo punto per domenica sera, quando all’Oracle Arena gli Spurs sfideranno i Golden State Warriors.