Neanche il tempo di assorbire lo sweep subito ad opera dei Golden State Warriors (0-4 in semifinale playoff della Western Conference), che gli Utah Jazz di coach Quin Snyder e del general manager Dennis Lindsey devono fronteggiare lo spinoso caso relativo a Gordon Hayward. Il prodotto da Butler University, quest'anno All-Star e ormai leader riconosciuto della franchigia di Salt Lake City, è infatti a un bivio della sua carriera, potendo scegliere tra proseguire ai Jazz oppure uscire dal contratto che lo lega a Utah. 

Gordon Hyward. Fonte: Getty Images

Hayward, 27 anni, è in scadenza di contratto nel 2018 (16 milioni di dollari il suo ingaggio la prossima stagione), con la possibilità di esercitare già dal primo luglio la cosiddetta player option out, ipotesi temuta dalla sua franchigia d'appartenenza. Non chiarisce le sue intenzioni il diretto interessato, protagonista ieri delle exit interviews presso lo Zions Bank Basketball Center di Salt Lake City, facility dei Jazz: "Ora voglio prendermi un po' di tempo insieme alla mia famiglia per decidere il mio futuro - le sue parole - perchè il prossimo sarà un capitolo importante della mia carriera. In questo momento è difficile pensarci, a causa della stagione che abbiamo avuto e di tutte le avversità che abbiamo dovuto affrontare. Ancora oggi il pensiero è rivolto alla prossima partita, al prossimo avversario, ma purtroppo i playoffs sono finiti per noi. Difficile separare le due cose adesso. Ed è questo il motivo per cui i giocatori assumono degli agenti, per far sì che si occupino di questo tipo di affari. Il mio rappresentante vaglierà tutte le opzioni a disposizione, poi mi farà sapere cosa succederà. Ci sono molti aspetti da chiarire, una volta seduto al tavolo con lui, deciderò cosa fare". Hayward non nega l'attaccamento a franchigia e comunità: "Sono cresciuto qui, sono stati anni divertenti. Qui ho messo su famiglia, sono diventato uomo e sono migliorato come giocatore di pallacanestro. Nutro solo amore per tutti coloro che mi sono stati vicini a Salt Lake City. Sono molto orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto insieme: siamo partiti da una base di venticinque vittorie, fino ad arrivare a quanto ottenuto quest'anno. E' qualcosa che non può non farti sorridere, porterò a lungo con me la vittoria in gara-7 contro i Clippers". 

Gordon Hayward durante le exit interviews a Salt Lake City. Fonte: Kristin Murphy, Deseret News

21.9 punti di media in regular season, 5.4 rimbalzi e 3.5 assist: numeri che hanno subito un'ulteriore impennata durante i playoffs, per 22.9 punti di media, 5.6 rimbalzi e 3.6 assist, in una postseason che ha regalato ai Jazz la soddisfazione del superamento del primo turno, con tanto di gara-7 vinta in trasferta sul campo dei Los Angeles Clippers. Ora il rischio per Utah è però quello di perdere il proprio punto di riferimento tecnico, ambito da diverse squadre di NBA, soprattutto contenders (in primis i Boston Celtics). Ma a spingere per una permanenza di Hayward a Salt Lake City ci sono i suoi attuali compagni di squadra e il suo allenatore: "Spero che riusciremo a convincerlo a rimanere - dice in proposito coach Snyder - vogliamo proseguire con lui. Qui ai Jazz il futuro è luminoso, sono certo che accadranno solo cose positive. D'altronde, finchè non andrà da qualche altra parte sarà ancora parte della nostra franchigia". Sulla stessa lunghezza George Hill: "Ormai Gordon è come un fratello minore per me, so che il suo cuore è qui a Salt Lake City, e la sua decisione influenzerà anche il mio futuro". Dice invece Joe Ingles: "I Jazz sono la squadra che lo ha scelto al Draft. E' arrivato qui che era un ragazzo esile e ossuto, che non sapeva bene come giocare, con i capelli arruffati, ed è diventato un All-Star. Sono certo che adori questa franchigia e ovviamente la squadra, ma penso che per molto del suo futuro dipenderà dalle prospettive di vittoria, come d'altronde accade per molti di noi". Cinquanta giorni di dubbi e incertezze, per il caso dell'estate tra le fila degli Utah Jazz.