L'attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati. Il mantra NBA è stato applicato alla perfezione dai San Antonio Spurs di Gregg Popovich nella importantissima, ma ancora non decisiva, gara 3 della serie di semifinale di Conference contro gli Houston Rockets di James Harden. Una versione non brillantissima della squadra nero-argento, dannatamente efficace in difesa nell'offrire determinate scelte - mal digerite - all'attacco dei Rockets, limitato a soli 88 tiri nell'arco della sfida, e cinica in attacco, con Aldridge finalmente tornato ai livelli che gli competono, unito al solito determinante Kawhi Leonard. La serie torna in mano ai ragazzi di Popovich, consapevoli che tuttavia quest'ultima è tutt'altro che prossima alla conclusione. 

Primo tempo in sordina - "Difesa? Non m'importa, stiamo attaccando da schifo". Questo il commento, seccato ma di routine, di Gregg Popovich al termine di un primo quarto decisamente opaco dal punto di vista offensivo dei suoi Spurs. Tuttavia, l'esperto coach di San Antonio era ben consapevole dell'importanza di togliere prima di tutto ritmo e fiducia all'attacco dei suoi avversari, prima ancora di essere bello e spumeggiante in attacco. Il piano gara di San Antonio, leggermente differente rispetto a quanto visto nei primi due appuntamenti all'ombra dell'Alamo (1-1 il parziale), ha visto gli ospiti cavalcare a spron battuto il post basso in attacco, forti di una supremazia fisica e tecnica che la coppia Gasol-Aldridge è riuscita finalmente a sfruttare a dovere. 

Un decisivo LaMarcus Aldridge, 26 punti e 7 rimbalzi, attacca Nené in post - Gazzetta
Un decisivo LaMarcus Aldridge, 26 punti e 7 rimbalzi, attacca Nené in post - Gazzetta

Ne è scaturito sì un attacco spesso stantio e poco mobile, ma anche un pessimo 25% in attacco dei Rockets che non ha permesso ai padroni di casa di esaltarsi come volevano e di prendere un discreto margine di vantaggio, nonostante la scelta di D'Antoni di optare per un quintetto piccolissimo con Ariza da quattro di movimento visto lo scarsissimo impatto di Anderson nella partita. Di contro, invece, il cinismo degli Spurs è riuscito a contrapporsi alle sporadiche folate firmate Harden e Beverley, che non sono riusciti a trascinare pubblico e compagni all'interno della contesa, requisito necessario e basilare per provare ad uscire indenni dal Toyota Center. Pace bassissimo e pochissimi tiri puliti per l'attacco dei Rockets, la cui lucidità è stato spesso frustrata dalla fisicità difensiva degli Speroni, cinici invece in attacco nel tenere la scia dei padroni di casa prima di operare il sorpasso a cavallo di metà seconda frazione di gioco, prima di ipotecare il più quattro all'intervallo (39 punti concessi!). 

Mid-range chi? - Uno dei segreti della difesa di San Antonio è stata l'esecuzione sul pick&roll centrale di Houston. Harden in primis, ma anche Beverley e Gordon successivamente, sono stati costretti ad attaccare l'aiuto del difensore del bloccante (Nené o Capela) che raramente ha aiutato il compagno in difesa sul portatore di palla staccandosi in area, lasciando a chi di dovere la scelta di prendere il tiro dai 5-6 metri, soluzione quasi mai vista in stagione nelle corde dell'attacco di casa (come dimostra la foto in basso). 

Le unici conclusioni da quella zona di campo sono arrivati da parte di Lou Williams, unico ad accettare quel tiro quasi mai mettendolo a bersaglio, e di Nené, accontentatosi di tale scelta piuttosto che attaccare il pitturato, difeso spesso ottimamente dalle torri degli Spurs. Stesso dicasi per i piccoli di D'Antoni, che si sono incaponiti nel penetrare attaccando il ferro quando non sempre la soluzione giusta era la penetrazione. Conseguenza naturale sono stati i tiri forzati sul perimetro e le tantissime palle perse in queste situazioni. 

La difesa vince i campionati - La scelta di Popovich, fin dal principio, è stata quella di isolare il pick&roll di Harden e del lungo di turno dei Rockets. Scelta condivisa che ha pagato dazio soprattutto nella ripresa, quando il restante terzetto difensivo di San Antonio ha raramente aiutato su Capela o Nené di turno, lasciandosi meno spazio da coprire sui closeout - recuperi - sui tiratori disposti sul perimetro. La differenza, oltre ai sopracitati tiri dal mid-range che Houston mal digerisce, l'ha fatta proprio questo aspetto: Harden ha sì finito al ferro in un paio di occasioni, ma raramente è riuscito a mettere gli altri, oltre a se stesso, in ritmo; di conseguenza, il numero dei tiri presi da oltre l'arco dai Rockets è sceso a dismisura rispetto alla media stagionale e alla gara-1 vincente, altresì abbassandone la percentuale fino al bassissimo 31% conclusivo. 

Leonard e Murray, in difesa, chiudono la strada verso il canestro ad Harden - news4sanantonio
Leonard e Murray, in difesa, chiudono la strada verso il canestro ad Harden - news4sanantonio

La bravura e l'aggressività della difesa degli Spurs sul perimetro ha condizionato molto le scelte del barba e degli esterni di casa nel secondo tempo, mandandoli spesso fuori giri e senza la possibilità di alzare i ritmi a proprio piacimento. Inoltre, le rarissime occasioni nelle quali l'attacco è riuscita a trovare un seppur minimo vantaggio da sfruttare sono state prontamente frustrate al ferro dalla buona copertura di Gasol ed Aldridge sotto il proprio anello. Condizioni sfruttate al meglio complici anche le scelte in attacco di giocare con molta più convinzione in post, o con penetrazioni provenienti dal pick&roll di Leonard, e sfruttare di conseguenza gli uomini liberi sul perimetro.

San Antonio è riuscita così a controllare le scorribande dei padroni di casa, depotenziando l'attacco di D'Antoni ed imbrigliandolo laddove sembrava maggiormente pericoloso. Tuttavia, difficile prevedere questo tipo di aggressività e di intensità difensiva per gli Spurs sull'arco delle sei, forse sette gare. Resta da scoprire quali altri aggiustamenti opererà Popovich per mantenere il preziosissimo vantaggio acquisito; di contro, invece, D'Antoni dovrà necessariamente lavorare sulla testa del suo uomo simbolo Harden, apparso fin troppo abulico e mentalmente spento sia in gara-2, quando poteva apparire fisiologico il calo dopo la prima nottata, che in gara-3. Houston è chiamata ad un pronto riscatto, mentale prima ancora che tecnico.