Da quando ha attirato su di sé gli occhi del mondo, LeBron James non ha mai nascosto l'identità del suo idolo, più volte definito come un "fantasma" da inseguire, che poi è lo stesso di milioni di ragazzini in giro per il pianeta: Micheal Jordan, semplicemente il più grande di sempre. Nel bel mezzo della sua straordinaria carriera, in una gara di Playoffs come un'altra, The King ha messo a segno un altro piccolo passo per avvicinarsi all'altro 23, spazzando via Kareem Abdul-Jabbar dal secondo posto della classifica per punti segnati nella storia delle post-season NBA. Se da un lato è da considerare che fino al 2002 il primo turno dei Playoffs era al meglio delle 5 gare e non delle 7 come ora, dall'altro è pur vero che il nativo di Akron continua a scalare classifiche all-time a soli trentadue anni, con ancora diverse stagioni davanti da giocare (presumibilmente ad alto livello) nella lega. E comunque, anche anche andando a contare il numero di partite LBJ è in vantaggio sul concorrente appena scavalcato sul gradino centrale del podio: 205 disputate in post-season contro 237.

Il venticinquesimo dei trentanove punti di gara-2 contro i Toronto Raptors nelle Semifinali di Eastern Conference, vinta 125-103, ha portato il Re a scavalcare la leggenda dei Lakers ed i suoi 5.762 arrivando fino a quota 5.777. La cima della montagna, occupata da MJ, è a quota 5.987 sigilli. Se LeBron dovesse continuare anche in questa stagione come nelle ultime sei, arrivando alle Finals, potrebbe già agganciare e superare Jordan: se non quest'anno, comunque, il primato è destinato a crollare presto. 
Come al solito, anche in questa stagione James ha alzato l'asticella in tutte le voci statistiche rispetto alla sua stagione regolare: 33.2 punti di media contro 26.4, 9.8 rimbalzi (8.6), 1.8 stoppate (0.6) e 1.8 palle rubate (1.2) a partita. "Mi sento bene" ha detto dopo la gara "sono felice di essere stato in grado di fare alcune giocate per aiutare la squadra a vincere un'altra partita".

LeBron è anche settimo per punti nella storia della regular season, dopo 14 stagioni disputate, con 28.787 punti. Abdul-Jabbar, dall'alto delle sue 18 annate nella lega, comanda questo ranking a quota 38.387. Eppure, secondo Tyronn Lue, la prima classifica conta molto più della seconda, in quanto le partite di postseason hanno un "maggior peso specifico" rispetto a quelle di regular-season. "Prova che sei in vincente. Prova che sei sempre nei playoffs, dando di continuo alla tua squadra un'opportunità per vincere. Accumulare punti nei playoffs vuol dire che ci sei stato tante volte e che sei arrivato spesso avanti. È un grande obiettivo".

Ma l'universo di LeBron James continua ad essere sconfinato. Solo per citare altri record statistici: quarto giocatore nella storia dei Playoffs NBA a superare quota 300 triple a segno dopo Ray Allen, storico compagno, cruciale per la vittoria del titolo nel 2013 con Miami (385), Reggie Miller (320), e Manu Ginobili (312). Sempre parlando di postseason, solo Magic Johnson e John Stockton hanno fatto registrare più assist; solo Jordan e Pippen più palle rubate.

Insomma, in senso assoluto, LBJ si avvicina sempre più al prototipo di giocatore completo, capace di giocare in ogni ruolo ed in ogni situazione. La fisicità prorompente, la straordinaria intensità in campo, l'elevatissimo QI cestistico accompagnato da mani capaci di passaggi fuori dal comune, e un dignitosissimo attestato da tiratore (soprattutto quando la palla scotta di più) rendono il 23 di Cleveland qualcosa di mai visto -e che difficilmente si vedrà ancora nel prossimo futuro, a meno di una clamorosa esplosione del promettente Ben Simmons- sui parquet NBA. Per ora non si può andare oltre l'inchino e gli applausi per un campione di dimensione assoluta, che andando verso l'ultima fase della carriera continua a costruire la migliore delle legacy possibili: quella fatta di vittorie e record.