Forse stavolta non ci credevano neanche loro. I Los Angeles Clippers di Doc Rivers, orfani dell'infortunato Blake Griffin, sono stati eliminati ieri per il secondo anno consecutivo al primo turno di playoff della Western Conference. Loro giustizieri, gli Utah Jazz di Quin Snyder, perfetti nel gestire ritmi e giocate di una gara-7 per lunghi tratti anestetizzata allo Staples Center. In casa Clips, mai un guizzo, un gesto di ribellione a un destino che è sembrato già scritto sin dalla palla a due. 

La palla a due di gara-7. Fonte. Jacob Gonzalez

Perfettamente imbrigliato un Chris Paul nervoso come in tante altre occasioni, reso nullo J.J. Redick, i Jazz hanno attaccato con grande ordine, trovando in Derrick Favors l'uomo giusto per sopperire alla giornata no di Rudy Gobert, per poi eseguire alla perfezione il loro piano partita. Attacco bailado ma efficace, con Diaw nelle vesti di facilitatore, Hayward in quelle di leader, Joe Johnson in quelle di killer in isolamento. A rimetterci le penne è stata dunque Lob City, mai andata oltre qualche alzata al ferro per DeAndre Jordan. Paul, celebrato per tutta la durata della serie come l'ultimo ad arrendersi, è stato invece il primo a dare segnali di resa, perfettamente colti dal resto del gruppo, incapace di ribellarsi all'ineluttabilità del piano partita di Utah. Il solo Jamal Crawford ha provato a far valere esperienza e talento individuale per chiudere un gap incolmabile: non è bastato, e i Clips sono ora già fuori dalla postseason, prima squadra NBA a non raggiungere neanche la finale di Conference dopo aver fatto registrare un record del 60% (e oltre) di vittorie in stagione regolare per cinque anni consecutivi. I Jazz si aggiungono così a Thunder, Rockets, Blazers (prima ancora Spurs) nelle vesti di guastafeste e distruttori di sogni dei californiani. "Ormai siamo abituati: ci avete già celebrato il funerale troppe volte negli ultimi tre mesi", le parole di un Doc Rivers accerchiato. Più che ai giornalisti, Rivers, che dei Clips è a un tempo allenatore e general manager, dovrà pensare a un futuro che passa necessariamente dalle vicende contrattuali di Chris Paul, J.J. Redick e Blake Griffin, tutti in scadenza al 30 giugno e unrestricted free agents.

Chris Paul e George Hill. Fonte: Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images

Nove settimane di tempo per capire cosa ne sarà del cuore pulsante di Lob City. Ciò che filtra dall'ambiente dei Clippers è un cauto ottimismo sul rinnovo di Chris Paul. CP3, che pure è ambito da mezza lega, dovrebbe rifirmare al massimo salariale, per un totale di 200 dollari in cinque anni (una quarantina a stagione) che lo renderebbe anche formalmente l'uomo della franchigia. Molto diversa e nebulosa la situazione riguardante Blake Griffin e J.J. Redick. Secondo quanto riportato da Kevin Arnovitz di Espn, grazie alle disposizioni del nuovo contratto collettivo, i Clippers avrebbero anche una chance per mantenere entrambi in roster, ma lo scenario è da considerarsi poco probabile. Rivers ritiene ancora che il cuore della sua squadra sia da titolo, ma i diretti interessati faranno con ogni probabilità valutazioni diverse. Scontato che sia Griffin che Redick escano dal contratto sfruttando la player option prevista in loro favore, sondando un mercato che li vedrebbe sicuri protagonisti. Da mesi le strade di Griffin e dei Clippers sono state date a un passo dal dividersi: la prossima estate potrebbe essere l'occasione giusta per dirsi addio e garantirsi nuove opportunità, anche perchè il campo ha in più occasioni respinto i sogni di gloria di entrambi. Discorso simile per J.J. Redick, fortemente voluto da Rivers, ma al momento lontano da Los Angeles. La prospettiva più probabile è dunque quella di ripartire da Chris Paul e DeAndre Jordan, nella speranza di reclutare giocatori funzionali nel mercato dei free agents e tramite qualche trade importante. Da questo punto di vista, rimane apertissima la possibilità di vedere Carmelo Anthony con la maglia Clips a partire dalla prossima stagione: Phil Jackson non vede l'ora di liberarsene, Paul e Rivers di accoglierlo a braccia aperte. Ai due frontoffice il compito di mettere insieme i tasselli giusti per uno scambio andato vicino a concretizzarsi già lo scorso febbraio.