"Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più...", canterebbe il compianto Lucio Battisti di fronte all'ennesimo confronto tra Gregg Popovich e Mike D'Antoni. Due degli allenatori NBA che hanno maggiormente caratterizzato gli ultimi dodici anni di gioco nella lega di pallacanestro più importante al mondo si ritrovano al secondo turno di playoffs della Western Conference, per un derby texano al calor bianco. San Antonio Spurs contro Houston Rockets, Kawhi Leonard contro James Harden, ma soprattutto ancora Popovich e D'Antoni, alla quinta serie l'uno contro l'altro. Tutto ebbe inizio nel 2005, quando i Phoenix Suns del seven seconds or less, allora allenati dal Baffo, giunsero fino in finale di Conference, per essere poi sconfitti con un netto 4-1 dagli speroni neroargento. Erano i Suns di Steve Nash e Amare' Stoudemire, di Boris Diaw e Shawn Marion, contro gli Spurs di Tim Duncan, Robert Horry, Manu Ginobili, Bruce Bowen e tutti gli altri. E' l'inizio di una rivalità che si protrarrà negli anni: nel 2007, quando in semifinale la spuntano ancora i texani tra le polemiche (4-2 in una serie contraddistinta da risse, squalifiche e polemiche), e nel 2008, quando Duncan e Ginobili aprirono l'eliminatoria (primo turno) con una gara-1 da annali (tripla per l'overtime del caraibico, canestro della vittoria dell'argentino), per poi chiudere ancora 4-1. L'ultimo confronto tra Popovich e D'Antoni è datato 2012: in quel caso, l'ex Olimpia Milano era sulla panchina dei Los Angeles Lakers, travolti con un sweep al primo turno.
IL CAMMINO
Spurs e Rockets giungono in semifinale dopo aver disputato una regular season di altissimo livello. I neroargento hanno mantenuto la solita costanza di rendimento da ottobre ad aprile, superando per l'ennesima vittoria le sessanta vittorie in stagione, concedendo il primo posto nel tabellone della Western Conference solo ai Golden State Warriors di Steve Kerr. I razzi di Houston hanno invece cambiato passo dopo le difficoltà e le incomprensioni dello scorso anno, riuscendo a ritagliarsi il ruolo di terzi incomodi sul fronte occidentale. Diverse anche le serie già affrontate nel primo turno di playoffs. San Antonio ha forse faticato più del previsto per venire a capo della fisicità e dell'organizzazione dei Memphis Grizzlies, piegati 4-2, mentre i Rockets hanno dato vita a un'eliminatoria spettacolare contro gli Oklahoma City Thunder di Russell Westbrook, battuti 4-1 al termine di cinque gare estremamente spettacolari.
I SISTEMI DI GIOCO
Come ormai da tradizione neroargento, San Antonio ha cambiato pelle rispetto alle ultime stagioni. Le caratteristiche del nuovo roster (fuori Duncan e Diaw, età avanzata di Parker e Ginobili) fanno degli Spurs una squadra prevedibile in attacco, dove spesso si assiste a un Kawhi Leonard contro tutti. Il numero due degli Spurs sta disputando una stagione straordinaria, ed è proprio lui a dover togliere spesso le castagne dal fuoco di Popovich, con Tony Parker ancora in grado di far registrare prestazioni importanti, ma con ben diversa continuità rispetto al passato. E' un franco-belga che fatica a chiudere al ferro come ai bei tempi, e che ha dovuto ampliare il suo range di tiro, sfruttando il pick and roll più per guadagnarsi lo spazio per il jumper che per attaccare la difesa avversaria. Altri isolamenti, oltre quelli che abbondano per Leonard, sono chiamati per LaMarcus Aldridge, lungo non sempre efficace in post-basso, ma a suo agio con il tiro dalla media distanza. Il resto è affidato alle triple e alla difesa di Danny Green (meno coinvolto in attacco proprio a causa della diversa costruzione dei tiri), e soprattutto all'impatto dalla panchina di Mills, Ginobili e Gasol. La difesa resta un punto di forza degli Spurs: non tanto quella in aiuto (Aldridge e Gasol non sono Duncan), quanto quella sul perimetro, con Green e Leonard tra i primissimi in questo fondamentale. Il sistema di Houston è di più facile decodificazione: tanto tiro da tre punti presto nell'azione, creato da James Harden, motore dell'attacco dei Rockets, in grado di giocare pick and roll fino allo sfinimento. Un solo lungo (Capela o Nenè) e poi tanti tiratori (Ryan Anderson, Trevor Ariza, Eric Gordon, Lou Williams), per una squadra che predilige i ritmi alti e va dove la porta il Barba. Difesa che contro OKC ha concesso tanto tiro dall'arco, ma che può contare su un paio di elementi sottovalutati nella propria metà campo (Beverley e Ariza su tutti).
I ROSTER
Usato sicuro per San Antonio, che fino alle prime gare della serie con i Grizzlies, partiva con Dewayne Dedmon da centro, poi soppiantato da David Lee nelle ultime partite. Per quante partite (o minuti) Popovich resisterà con i due lunghi è uno degli interrogativi della sfida. Aldridge e Gasol non sembrano adatti a giocare insieme con continuità, men che meno contro una squadra come Houston: di qui il dubbio sullo schieramento degli Spurs, che possono contare su una panchina importante. Dal sempreverde Ginobili al fondamentale Mills, passando proprio per il catalano Pau Gasol e l'altro uomo di esperienza David Lee, i neroargento cambiano spesso le partite con la loro second unit, di cui possono far parte anche Davis Bertans e uno tra Jonathon Simmons e Kyle Anderson. Rotazione a otto giocatori invece per D'Antoni, che parte in quintetto con Capela, Anderson, Ariza, Harden e Beverley, per poi inserire dalla panchina il brasiliano Nenè ed Eric Gordon e Lou Williams, frecce acuminate e uomini chiave per i Rockets. Gordon e Williams garantiscono pericolosità perimetrale e trattamento di palla, aggiungendosi ad Harden, l'uomo del pick and roll, che sia con il centro o con un esterno, usato per creare vantaggio, chiudere al ferro o riaprire per i tiratori. Fondamentale il ruolo di Patrick Beverley nella Houston d'antoniana: in una squadra in cui è Harden a gestire il pallone, il playmaker nominale è in realtà un elemento di energia sui due lati del campo, difensore fastidioso ma efficace e attaccante limitato ma indomito.
LE CHIAVI DELLA SERIE
Come già accennato, il primo punto interrogativo riguarda lo schieramento di San Antonio, se con il quintetto tradizionale o con un unico lungo e quattro esterni. Seconda opzione che farebbe accettare agli Spurs il gioco dei Rockets, ma che consentirebbe anche ai neroargento di trarne benefici in attacco. Kawhi Leonard è l'uomo ovunque di Popovich: punti, difesa, rimbalzi e palle rubate, un repertorio sconfinato per il ragazzo da San Diego State, che potrebbe anche essere dirottato su Harden, sul quale rimane comunque la possibilità di mandare Danny Green. Gli Spurs sono tra le migliori squadre della lega nel negare il tiro dall'arco agli avversari: condizione necessaria per fermare l'attacco di Houston. Dedmon potrebbe essere utilizzato per contrastare la verticalità di Capela, mentre Parker dovrà ritagliarsi un ruolo importante in una serie che potrebbe vederlo tornare ad attaccare spazi più larghi. Per i Rockets gli uomini chiave - oltre ad Harden - sono Eric Gordon e Lou Williams. Due grandi attaccanti, non solo tiratori, in grado di cambiare il volto delle partite, nonostante Ryan Anderson e Trevor Ariza garantiscano comunque continuità di rendimento.