Hanno rispettato i pronostici nel primo turno dei playoffs NBA, e ora sono pronte a sfidarsi e dare spettacolo in semifinale di Conference. Boston Celtics e Washington Wizards rappresentano le principali alternative al monopolio dei Cleveland Cavaliers di LeBron James sul fronte orientale (con i Toronto Raptors che dovranno vedersela direttamente con il Prescelto), dopo anni di difficoltà e rebuilding. Più regolare il percorso di crescita dei biancoverdi, con alti e bassi quello dei capitolini, che al secondo turno di postseason riuscirono a giungere anche nel 2015, quando furono sconfitti dagli Atlanta Hawks di Mike Budenholzer. Hawks sui quali gli uomini ora guidati da Scott Brooks si sono appena presi la rivincita, mentre Boston è reduce da una gran rimonta contro i Chicago Bulls, dopo essere stata sotto 0-2 (due sconfitte casalinghe nella serie). Si affrontano dunque la prima e la quarta testa di serie del tabellone orientale: maggiori individualità per i Wizards, collettivo celestiale per i Celtics.
IL CAMMINO
Al termine di una regular season di grande solidità, conclusa al primo posto, i biancoverdi di Boston hanno rischiato grosso nella serie d'apertura dei loro playoffs contro i Chicago Bulls. Sotto 0-2, con una gara-2 giocata senza la giusta intensità e con i problemi emotivi di Isaiah Thomas, i Celtics hanno trovato il modo per far valere la forza del loro sistema, che alla lunga si è dimostrato la miglior ancora di salvezza per una squadra in difficoltà. Dal punto di vista tattico, Brad Stevens ha modificato il suo quintetto a partire dal terzo episodio della serie, inserendo nel suo starting five un redivivo Gerald Green, e spedendo invece in panchina il centro Amir Johnson. I difficili accoppiamenti difensivi, uniti all'infortunio di Rajon Rondo e alle disfunzionalità generali dei Bulls, hanno fatto il resto: tre vittorie in trasferta consecutive hanno ribaltato l'inerzia della serie, riconsegnando ai Celtics quella consapevolezza nei propri mezzi che li aveva condotti fino al primo posto a Est in stagione regolare. Washington ha invece dovuto piegare la resistenza degli Atlanta Hawks. Dopo aver vinto le prime due gare al Verizon Center, i ragazzi di coach Brooks sono andati incontro ad altrettanti brutti k.o. alla Philips Arena, mostrando lacune difensive e di personalità che attualmente rappresentano i loro principali limiti. Sul 2-2, è stato ancora una volta John Wall a prendere per mano i Wizards, trascinandoli a una vittoria nella cruciale pivotal game-5, per poi chiudere la pratica in Georgia. Diverso il cammino in regular season, dove Washington ha dovuto scontare una partenza horror (2-8), infilando poi un gran filotto di vittorie tra gennaio e febbraio, prima di rallentare nuovamente in vista dello striscione del traguardo.
I SISTEMI DI GIOCO
Entrambe le squadre fanno dei rispettivi attacchi il fiore all'occhiello del loro gioco. Ma mentre i Celtics costruiscono tiri, in particolar modo da tre punti, sfruttando il movimento di tutti i componenti del quintetto, i Wizards si affidano alle accelerazioni di John Wall, leader indiscusso della squadra, dalle cui penetrazioni al ferro nascono buoni tiri per tutti, a cominciare da quel Bradley Beal che è il secondo violino della squadra di Brooks. Qualche isolamento in post-basso per Markieff Morris e tanto pick and roll con il centro Marcin Gortat costituiscono le altre armi offensive di un team che ha bisogno di correre per rendere al meglio. Lasciare campo aperto a Wall può infatti diventare letale per gli avversari, spesso in difficoltà nella marcatura uno contro uno (o sui cambi dopo il pick and roll) contro il numero due di Washington. Dagli assist per Wall nascono tiri piedi per terra anche per Otto Porter, buon difensore e spot-up shooter. Ed è però la metà campo difensiva il vero tallone d'Achille dei Wizards, che spesso mancano di intensità e subiscono prolungati passaggi a vuoto che costano loro intere partite. Markieff Morris è l'emblema difensivo di Washington: potenzialmente tra i primi della lega, il gemello di Marcus non è sempre mentalmente pronto, esibendo un atteggiamento provocatorio (come accaduto con Paul Millsap di Atlanta) che va contro gli interessi della sua stessa squadra. Detto del movimento di uomini e palla dei Celtics, va sottolineato come gli uomini di Stevens utilizzino diversi pick and roll centrali per Isaiah Thomas, principale ma non unica risorsa offensiva dei biancoverdi. Altro facitore di gioco - o meglio facilitatore - è Al Horford, dal cui post-basso spesso il pallone comincia a girare sul perimetro, per i tiri dall'arco dei vari Crowder, Bradley, Green e Smart. In difesa i Celtics sono costretti a "nascondere" Thomas sull'attaccante meno pericoloso, ma hanno difensori esterni di tutto rispetto (Bradley, Smart e Crowder su tutti), mentre la protezione del ferro può diventare un problema una volta battuta la prima linea.
I ROSTER
Probabile che Brad Stevens torni alla strutturazione tradizionale in apertura di serie, con Johnson (o Zeller) centro titolare, in campo per pochi minuti, per poi lasciare spazio al quintetto piccolo, quello che ha letteralmente demolito Chicago. Un quintetto che prevede Gerald Green come tiratore scelto e uomo di atletismo, completato da Horford, Thomas, Crowder e Bradley. Proprio Crowder e Bradley sono i due migliori difensori dei biancoverdi, senza dimenticare quel Marcus Smart che in uscita dalla panchina tende a concludere le partite sul parquet. L'alternativa a Horford si chiama invece Kelly Olynyk, il canadese con giocate e istinti da guardia, ma con la stazza di una power forward. Jonas Jerebko completa la rotazione di Boston insieme a Terry Rozier, playmaker di riserva, mentre non ha trovato spazio nelle fasi calde della serie contro i Bulls il rookie Jaylen Brown. Il primo quintetto dei Wizards è altrettanto importante. Imperniato su due lunghi complementari come Gortat e Morris, si basa ovviamente su un backcourt di assoluto livello, quello formato da Wall e Beal. Il primo detta i ritmi delle partite, il secondo funge da tiratore scelto e da seconda opzione offensiva, mentre Otto Porter è giocatore di ruolo sui due estremi del campo. Principale punto interrogativo per Washington è la panchina: scarno e mai continuo l'apporto dei vari Jennings, Bogdanovic, Oubre, Mahinmi e Smith, mentre sono considerate terze linee Satoransky, Burke, McClellan, Ochefu.
LE CHIAVI DELLA SERIE
Importante il fattore campo, soprattutto per i Wizards, che hanno dimostrato di essere molto più a proprio agio al Verizon Center piuttosto che in trasferta. Ritmi e intensità sono molto diversi sul parquet amico di Washington, dove le accelerazioni di Wall danno tutto un altro significato all'attacco degli uomini di Brooks. Ma la principale chiave di lettura della serie per i Wizards è la loro tenuta difensiva: contro una squadra che muove bene il pallone e non dà punti di riferimento, sarà fondamentale rimanere concentrati per tutti i ventiquattro secondi dell'azione, possesso dopo possesso. Vedremo se Brooks seguirà la linea Hoiberg (che non ha mai abiurato al doppio lungo, neanche quando dall'altra parte Horford è rimasto da solo), o deciderà di lasciar seduto uno tra Gortat e Morris, per dare spazio magari a Kelly Oubre. Washington va dove li porta Wall: in questo senso sarà fondamentale limitare le palle perse e cercare di coinvolgere Thomas in difesa. Importanti anche le percentuali dall'arco dei tiratori perimetrali. Per Boston sarà invece vitale continuare sulla falsariga di quanto fatto nelle vittorie di Chicago, costruendo un attacco bilanciato in cui Avery Bradley è diventato uomo chiave. Panchina e superiore organizzazione sui due lati del campo dovrebbero essere fattori a tutto vantaggio dei biancoverdi.