Per una squadra che lo scorso anno era stata a un passo dalle NBA Finals, aver perso al primo turno di playoffs della Western Conference contro gli Houston Rockets (4-1) potrebbe essere considerato un fallimento. Non nell'ottica degli Oklahoma City Thunder che, secondo quanto riportato da Royce Young di Espn, considerano invece positiva la stagione appena andati agli archivi, la prima dell'era post Kevin Durant. E non solo e non tanto per l'esplosione, in realtà attesa, di Russell Westbrook, che ha messo insieme numeri clamorosi, mai registratisi prima, ma soprattutto per la fiducia che il general manager Sam Presti ripone nell'attuale roster. 

Giocatori dei Thunder prima di gara-5 contro Houston. Fonte: NBAE via Getty Images

L'annata dei Thunder è in realtà girata nei primi giorni di luglio 2016, quando Kevin Durant decise di accasarsi ai Golden State Warriors, e Al Horford accettò la corte dei Boston Celtics, rifiutando quella di OKC. Da quel momento in poi Presti e il suo frontoffice hanno compreso che sarebbe stato pressochè impossibile competere per il titolo, e varato dunque il piano B. Rinnovo a Westbrook, 80 milioni in tre anni, a cui sono state affidate le chiavi della squadra, con tutti i pro e i contro del caso. Con l'addio di Ibaka (e successivamente di Ilyasova, scambiato con Jerami Grant), OKC ha definitivamente ringiovanito il suo parco giocatori, creando un gruppo di under 25 che oggi costituisce il futuro della squadra. Steven Adams, Alex Abrines, Jerami Grant, Victor Oladipo, Enes Kanter, Andre Roberson, Domantas Sabonis e Doug McDermott (giunto a febbraio da Chicago) rappresentano uno zoccolo duro di giovani, che garantisce futuribilità ai Thunder. Ma da adesso in poi la politica di Sam Presti potrebbe cambiare: l'obiettivo è quello di portare ad Oklahoma City giocatori più esperti e navigati, come accaduto in inverno con Taj Gibson, per alleviare i dolori di solitudine di Westbrook, e allo stesso tempo provare a sviluppare un nuovo sistema di gioco, che non sia sempre e solo dipendente dal prodotto da UCLA. Ecco perchè si tenterà ora di attrarre qualche free agent di buon livello, oltre ad esplorare il mondo delle trades, anche se il primo punto all'ordine del giorno riguarda il rinnovo di Andre Roberson, difensore forse troppo sottovalutato, restricted free agent a partire dal 30 giugno. Sul tavolo c'è anche la pratica per l'estensione del contratto dello stesso Westbrook, che ha già monetizzato lo scorso anno, ma a cui potrebbe essere concesso un ulteriore prolungamento (in virtù delle nuove norme del contratto collettivo): si parla di 220 milioni per i prossimi cinque anni, accordo che renderebbe il numero zero di OKC il giocatore più pagato dell'intera lega. 

Russell Westbrook ieri in conferenza stampa. Fonte: Thunder.com

E lui, l'uomo dalla tripla doppia di media, che ha mandato in archivio i record di Oscar Robertson? Pare intenzionato a continuare, Westbrook. Anche perchè in nessuna altra franchigia avrebbe lo spazio - tecnico ed economico - che sono disposti a concedergli ai Thunder (l'anno prossimo Russ potrebbe uscire dal contratto). Vanno lette dunque in questa direzione le prime dichiarazioni successive alla sconfitta nella serie contro Houston: "Tutti sanno quanto adori la gente di Oklahoma City - le parole di Brodie nella conferenza stampa di fine stagione (exit interviews) - mi trovo bene in questa franchigia, è il posto in cui ho intenzione di rimanere. Tutto ciò che ho raggiunto in questa stagione non aveva spazio neanche nei miei sogni: non posso che essere felice e grato per questo 2016-2017. Quando è andato via Kevin, dall'esterno tutti mi hanno individuato come leader della squadra, ma tra il sembrare un leader ed esserlo davvero c'è differenza. E' qualcosa che bisogna guadagnarsi giorno dopo giorno, e che prescinde da quanti punti si possono segnare o da quali numeri si riescono a mettere insieme. Ed è esattamente ciò che ho cercato di fare, mostrare ai miei compagni di squadra di interessarmi a loro non solo come giocatore di pallacanestro ma anche come persona. Ovviamente ho cercato di spingere ogni di loro a migliorarsi sempre di più, così come devo fare io. Lavorare quest'estate sul mio gioco sarà una sfida, ma mi conoscete, sono pronto a imparare ancora. Ce la farò". Ed è ciò che si augurano anche ai piani alti della franchigia, dove sono consapevoli che il Westbrook contro tutti non potrà produrre risultati migliori di quelli appena ottenuti.