D'accordo, i Playoffs NBA non sono mai qualcosa di scontato. Il clima che si crea, la straordinaria intensità delle partite, il fatto che ogni sfida si decida al meglio delle sette gare, spesso permettono ai verdetti della post-season di ribaltare completamente ogni pronostico maturato dopo le 82 partite di stagione regolare. Nella Eastern Conference, mentre i Boston Celtics (seed numero 1) sono sotto 0-2 contro i Chicago Bulls dopo aver perso due volte al TD Garden, anche i Toronto Raptors devono fare i conti con parecchie ombre. Il tabellone li ha difatti messi contro i Milwaukee Bucks, testa di serie numero sei.

I ragazzi di Jason Kidd, guidati da Giannis Antetokounmpo ma anche dal candidato Rookie Of The Year Malcolm Brogdon, dovevano passare dal Canada come poco più che spettatori, per accumulare esperienza da convertire poi in successi importanti nel prossimo futuro. Ed invece, dopo il grandissimo upset di gara-1, nonostante la risposta di gara-2, con Kyle Lowry e compagni a pareggiare il conto grazie al 106-100 di martedì sera, la minaccia per i Raptors sembra più viva che mai.

Eppure, la seconda gara giocata all'Air Canada Center ha messo in mostra cose tutt'altro che negative: palla che si muove molto, campo occupato benissimo e DeMar DeRozan, sugli scudi, a guidare Toronto un pick 'n' roll dopo l'altro. I canadesi hanno messo a segno 37 canestri dal campo, di cui 24 assistiti. La stessa guardia col 10 sulle spalle ha commentato nel post: "Ho capito come cercavano di pressarmi, ed ho cercato di farli ruotare. Ogni volta che prendevo un blocco, mi raddoppiavano, quindi dovevo liberarmi velocemente del pallone e fidarmi dei miei compagni per la giocata successiva. Lo abbiamo fatto benissimo". Un contributo importante, inoltre, è arrivato anche da Kyle Lowry, davvero fuori fase nella prima uscita di questa post-season, che ha invece inanellato 22 punti con 12 conclusioni dal campo, contribuendo col suo 2/5 al 14/29 di squadra dall'arco.


Anche la difesa ha fornito riposte importanti: i ragazzi di coach Casey sono rientrati bene in transizione, chiudendo il pitturato ad Antetokounmpo (per lui solo 5/14 in area), in particolare con Serge Ibaka nel gran ruolo di rim protector. Intensità confermata anche dallo stesso greco: "C'era più fisicità nel pitturato, ogni volta che penetravo col pallone si chiudevano e mettevano in mezzo il fisico".

Nel secondo tempo, però, qualcosa si è crepato. Nonostante fossero riusciti ad allargare il gap a 13 punti nel terzo quarto ed a 12 in quello successivo, i padroni di casa non hanno impedito il rientro dei Bucks. Improvvisamente, la tensione è salita, rallentando la circolazione ed aumentando il numero di palle perse. Preda del nervosismo, i Raptors hanno concesso un parziale di 15-4 a poco più di 15 minuti dal termine, ed un altro per permettere agli avversari di raggiungere il pareggio con due minuti sul cronometro del quarto quarto, a quota 100. 

"Probabilmente ci siamo rilassati, pensando che una volta accumulato quel margine sarebbe stato tutto facile", è l'analisi di Dwane Casey, "dobbiamo essere sicuri di rimanere concentrati in certi momenti per non perdere il vantaggio". Arrivati alla quarta partecipazione consecutiva ai Playoffs, i Raptors forse hanno la migliore occasione per fare strada: un roster completo, con talento ed esperienza, un allenatore che conosce il gioco e che guida questa squadra già da sei anni e delle avversarie dirette che sembrano poter cedere più di qualche passo se portate sotto pressione. Il problema, però, è che neanche Toronto è infallbile, e contro una squadra senza nulla da perdere e che gioca prettamente di ritmo, sfruttando le ali dell'entusiasmo, potrebbe davvero scivolare e rischiare un'altra eliminazione al primo turno. 

Difatti, nonostante la grande prestazione di ieri, Lowry e compagni sono finiti ad un passo dalla seconda sconfitta consecutiva. A seguito della rimonta finale, infatti, i Bucks sono andati due volte ad un passo dal sorpasso, con le triple wide-open sbagliate per pochi centimetri prima da Matt Dellavedova e poi da Malcolm Brogdon. Jason Kidd ha riconosciuto ai suoi la forza d'animo e quel pizzico si sfortuna che non ha permesso un clamoroso upset: "Sarebbe stato facile mollare la presa. Invece siamo andati sotto, abbiamo continuato a lottare, ed abbiamo avuto una grande opportunità con quei due buoni tiri. La palla è entrata per metà, poi è stata sputata fuori. Ma è così, è il basket".

La franchigia del Wisconsin, quindi, torna a casa con un bagaglio molto più ricco del previsto. Una vittoria scintillante, è vero, il vantaggio del fattore campo, ma anche la convinzione di poter tenere testa anche ai miglori Raptors. Se prima i Bucks dovevano sperare in qualche crollo, fisico o emotivo, degli avversari, hanno eccezionalmente scoperto di poter reggere il peso della contesa sulle proprie spalle e -nonostante l'età media incredibilmente bassa- di poter essere a tutti gli effetti padroni del proprio destino. In una sfida in cui anche un Giannis Antetokounmpo tenuto alle strette riesce a fare 24 punti risultando il migliore della squadra in tutte le statistiche (sette assist e quindici rimbalzi), in cui Brogdon agisce da navigato professionista ed in cui Middleton e Snell (34 combinati per loro) non hanno paura di prendere neanche tiri pesanti, la semifinale di Conference è più di una speranza. Parola di Greek Freek: "Abbiamo decisamente guadagnato qualcosa da queste due partite. Siamo finiti sotto più volte ed abbiamo rimontato. Abbiamo addirittura avuto la possibilità di andare sul 2-0, ma quella palla è uscita. Ma in fin dei conti, abbiamo fatto le cose giuste e giocato come sappiamo". A fargli eco è proprio Brogdon: "Il nostro obiettivo è centrato qui. Ora torniamo a casa, abbiamo una chance, e penso che siamo in vantaggio".