Per i Golden State Warriors non c'è stato nemmeno il tempo di gioire dopo la vittoria in gara-1 contro i Portland Trail Blazers che un nuovo problema ha subito occupato le menti dei Dubs, soprattutto quella di Kevin Durant. Di nuovo. Alla fine della partita di domenica sera, infatti, l'ex stella di OKC ha avuto dei crampi al polpaccio sinistro che gli hanno impedito di allenarsi nella giornata di ieri. "Se non si è allenato, c'è preoccupazione", queste le laconiche dichiarazioni di Steve Kerr a riguardo. Al momento KD35 è stato dichiarato "questionable" per la partita di stanotte contro dei Blazers alla ricerca del riscatto dopo la sconfitta nella gara inaugurale - nonostante una prestazione mostruosa di Lillard e McCollum. Come precisa Davide Chinellato de "La Gazzetta dello Sport” su Twitter, c'è il 50% di possibilità che l'ala degli Warriors non scenda in campo tra meno di 24 ore (palla a due alle 4,30 ora italiana). In dubbio anche Shaun Livingston per una distorsione dell'indice della mano destra e per una contusione della stessa, mentre c'è discreto ottimismo per il rientro di Matt Barnes, assente domenica per una distorsione alla caviglia.
Steve Kerr ammette la "preoccupazione" Warriors per Kevin Durant. "Oggi non si è allenato". Ufficialmente 50/50 per gara-2 #NBA
— Davide Chinellato (@dchinellato) 18 aprile 2017
Ricordiamo che quest'anno Durant ha già dovuto saltare ben 19 partite di regular season in seguito ad una distorsione di secondo grado al legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro (quella di Curry patita contro i Rockets 12 mesi fa era di primo grado) e ad una contusione ossea della tibia rimediate nella sfida del 28 febbraio contro Washington, rientrando solamente per le ultime 3 partite.
Il prodotto di Texas quest'anno sta registrando numeri impressionanti: miglior percentuale al tiro della sua carriera (53.7%), numero più alto di rimbalzi conquistati in 10 anni di NBA (8.3 di media e 13.6 ogni 100 possessi), idem dicasi per le stoppate (1.6), mentre è ai minimi storici per quanto riguarda i minuti trascorsi sul parquet, 33.4, e le palle perse (2.2). Il tutto senza contare i generali miglioramenti in fase difensiva e in termini di visione di gioco, prendendosi meno isolamenti e forzando meno tiri (16.5 tiri tentati ad allacciata di scarpe, ad OKC non è mai sceso sotto i 17, arrivando anche a 20.8 nel 2013/2014), a dimostrazione di come sia riuscito ad inserirsi perfettamente negli schemi di gioco di Steve Kerr, muovendosi molto senza palla e arrivando ad avere uno usage rate - una statistica che misura la percentuale di possessi di una squadra che vede coinvolto un giocatore e quindi, tendenzialmente, più questo indice è alto più l'efficienza diminuisce - pari a 26.7 (per intendersi, quello di Westbrook è di 42.5). A ulteriore dimostrazione della nuova dimensione assunta da KD c'è anche il suo PER (Player Efficiency Rating), il secondo della Association con 27.68, 2.96 in più di Steph Curry e secondo in tutta la NBA.
Nonostante Golden State abbia dimostrato di poter fare a meno di una delle sue superstar - inanellando una striscia di 13 vittorie consecutive, tra cui quelle in back-to-back contro Houston e San Antonio - Steve Kerr di certo non potrà permettersi di rinunciare a lui per la fase cruciale dell'anno, anche se il problema non sembra essere di un'entità rilevante.