E' bastata una cena, ai Cavaliers, poco prima dell'inizio della serie playoff contro Indiana, per ritrovare l'alchimia di gruppo, quella chimica di squadra, sfilacciatasi nel corso della regular season in virtù dei tanti infortuni che hanno funestato il roster dei campioni NBA. I Cleveland Cavaliers hanno smentito le critiche piovute sul loro conto nelle ultime settimane, derivanti da un cammino singhiozzante nell'ultimo mese e mezzo di stagione regolare, un cammino paragonabile a quello dei Brooklyn Nets, peggiore squadra delle lega (11 vittorie e 12 sconfitte) e sono partiti di slancio, di gran carriera, in questi spareggi. Contro Indiana, avversario piuttosto scorbutico, insidioso, che ha terminato la stagione in crescendo, totalizzando 11 successi nelle ultime 22 uscite, Cleveland ha approcciato sufficientemente bene la serie, e guidata dai suoi uomini migliori, è già avanti 2-0.
Anche se non non al meglio, fisicamente e mentalmente, la squadra ha dimostrato in queste due gare contro i Pacers tutto il suo valore. Seppur sia arrivata soltanto al fotofinish, la vittoria in gara 1 è stata totalmente meritata dagli gli uomini di Tyronn Lue, i quali hanno condotto sin dall'inizio il punteggio, hanno accarezzato più volte anche la doppia cifra di svantaggio, prima di finire in un tunnel oscuro di cui si sono avvantaggiati gli avversari, che guidati da un ammaliante Paul George, hanno sfiorato il colpaccio. Di misura (109-108), i Cavaliers hanno prevalso, aggrappandosi alle prodezze dei frombolieri Kyrie Irving e LeBron James. In gara 2 è stata ancora più netta la loro supremazia, a cui si è aggiunto Kevin Love, dimostrando che gli attuali Big Three dei Cavs oltre ad essere una forza della natura a cui ancora nessuno ha trovato il giusto ed efficace rimedio, sono anche tre esteti, raffinati, della pallacanestro. Addirittura 89 punti in tre, più dell'80% della produzione offensiva di Cleveland ha portato la firma dei 3 campionissimi sui quali un'intera città ripone le speranze di bissare il fantasmagorigo successo dello scorso anno.
Al termine di gara 2, vinta 111-107 dai Cleveland Cavaliers alla Quicken Loans Arena, il Prescelto ha dichiarato ai microfoni di ESPN: "Ora ai playoff conta vincere. Siamo un grande gruppo, affiatato e lo abbiamo dimostrato in campo in queste prime due gare. So che possiamo fare ancora di più, perchè siamo stati in vantaggio anche di 18 punti in questo match ed abbiamo dilapidato nel finale questo margine, rischiando di farci sorprendere dai nostri avversari. Ma non è sempre sicuro che in momenti come questi puoi vincere tutte le partite. In questo momento della stagione sappiamo come cambiare marcia, abbiamo le qualità per farlo. In questo momento stiamo giocando davvero bene".
In seno ai Cavs c'è la fiducia di chi, già una volta, ha compiuto il percorso, passando da un inverno complicato al trionfo di giugno. La forza del gruppo, il lusso dell'esperienza, abbinata allo smisurato talento di cui dispone il roster della franchigia dell'Ohio, li pongono di diritto ai vertici della lega, e dunque considerati da tutti come i maggiori indiziati a giocarsi il titolo in contrapposizione alla futura regina della Western Conference. Ma giovedi, in gara 3 ad Indianapolis, contro una squadra con le spalle al muro e bisognosa di una vittoria per evitare, scongiurare l'umiliazione dello sweep, e contro il talento cristallino di Paul George, i Cavs dovranno dimostrare di aver già messo nel cassetto dei ricordi le difficoltà, le tribolazioni, le asperità che hanno vissuto in stagione regolare e ripresentarsi alla concorrenza come la schiacciasassi abituata ad esibirsi in post season.