Cominciano oggi gli NBA playoff e, oltre ai campioni in carica dei Cleveland Cavaliers, scenderanno in campo per Gara-1 anche i Milwaukee Bucks ed i Toronto Raptors. Una sfida molto affascinante quella tra sesta e terza forza della Eastern Conference, sia per stili di gioco abbastanza simili, sia per le caratteristiche dei principali interpreti delle due squadre. Da un lato c’è Giannis Antetokounmpo, factotum della truppa di Jason Kidd, e primo giocatore in assoluto a finire la stagione regolare nella top-20 di tutte le statistiche (punti, assist, rimbalzi, stoppate, rubate). Dall’altro lato ci sono Kyle Lowry e DeMar DeRozan, uno dei backcourt più forti della Lega, giunti praticamente all’ultima occasione per provare a vincere insieme.
Il cammino
Il percorso delle due squadre per arrivare ai playoff è stato, in un certo verso, molto simile. Toronto, dopo un ottimo avvio e con il chiaro obiettivo d’essere la principale antagonista dei Cavaliers, si è fatta sorprendere dai Celtics e, soprattutto, dall’esplosione dei Washingotn Wizards. La squadra di Casey ha subito un vistoso calo nella parte centrale della stagione, a gennaio e febbraio, quando era addirittura scesa fino al quinto posto della Conference. Post All-Star Break, i Raptors hanno cambiato nuovamente marcia e, complice calo di Hawks e Wizards, sono riusciti ad agguantare un importante terzo posto. Per quanto riguarda Milwaukee, la squadra di Kidd è stata molto altalenante e, allo stesso tempo, equilibrata. Per tutta la regular season non ha vissuto di picchi positivi o negativi, se non a gennaio e marzo, chiudendo con record rispettivamente di 5-10 e 14-4. C’è però anche da ricordare che i Bucks si sono dovuti riorganizzare dopo l’ennesimo brutto infortunio di Jabari Parker e soltanto grazie al solito Antetokounmpo, all’esplosione di Brogdon e al rientro di Middleton la squadra è riuscita a chiudere la regular season con un record positivo per la prima volta dopo cinque anni.
I sistemi di gioco
La sfida tra Bucks e Raptors sarà anche molto interessante per il modo in cui le due squadre si approcciano alla pallacanestro. Partendo dai canadesi, Dwane Casey, fin dal suo arrivo a Toronto, ha dato un’identità chiara alla squadra, lasciando campo libero in attacco a Lowry e DeRozan e cercando, in tutti i modi possibili, di trovare la giusta quadratura in difesa che, con l’arrivo di Demarre Carrol, si è trovata con immediatezza. I Raptors sono così una squadra a cui non piace particolarmente correre e che vive sulle iniziative delle sue due stelle che, in linea di massima, preferiscono giocare all’interno della linea dei 3 punti. Il grande problema di questa squadra infatti è il totale, o quasi, mancato utilizzo costante del tiro dalla lunga distanza, legato soprattutto alle caratteristiche dei giocatori. A parte Lowry e Carroll, che sono comunque due tiratori ondivaghi, nessuno nel roster di Casey può definirsi un tiratore puro e questo non può che essere un problema, soprattutto se dovesse andare avanti nella post season.
Lo stesso identico discorso si può fare anche per Milwaukee. I giovani di Jason Kidd non eccellono particolarmente nel tiro da tre, sia per quanto riguarda l’esecuzione sia per la ricerca del tiro stesso. Per caratteristiche, anche i Bucks sono infatti una squadra che cerca di giocare molto di più dentro l’area, sfruttando l’enorme capacità di Parker e Antotokounmpo prima, e del solo greco adesso, nel chiudere nei pressi del ferro. E se è vero che il ritorno di Middleton ha aperto gli spazi, essendo il 25enne un ottimo tiratore, è chiaro che un singolo giocatore non possa cambiare più di tanto il “mantra della squadra”. Parlando della difesa invece, se Toronto rimane inchiodata su una difesa piuttosto classica, con pochi cambi sui pick’n’roll, Milwaukee ha la possibilità di adattarsi con molta più facilità agli attacchi avversari. Avendo a disposizione tanti giocatori atletici, dalle braccia lunghe e con fisicamente non piccoli, gli uomini di Kidd cambiano con sistematicità su praticamente ogni blocco, rendendo molto difficile la vita agli avversari.
I roster
Per quanto riguarda i roster, è evidente che i destini di entrambe le squadre dipendono quasi esclusivamente dalle lune delle proprie stelle. Toronto, qualora Lowry e DeRozan non dovessero mantenere il rendimento della stagione regolare, potrebbe subire un notevole tracollo, sebbene Valanciunas ed Ibaka, con quest’ultimo arrivato a stagione in corso per una delle mosse migliori da parte di Ujiri, siano comunque abbastanza affidabili in situazioni di post basso. Per quanto riguarda la panchina, Casey non può sicuramente contare su giocatori dalle qualità particolarmente elevate. Corey Joseph, Norman Powell e Patrick Patterson i tre di maggiore spicco e che, guidati dall’ex Spurs, hanno l’obbligo di fornire energia a tutta la squadra.
Dall’altro lato, Jason Kidd ha invece la possibilità di pescare più carte diverse dal proprio mazzo. Se Antetokounmpo è infatti il giocatore imprescindibile per questa squadra, i vari Brogdon, Dellavedova, Middleton, Maker, Monroe, Henson e Snell offrono a Kidd e ai Bucks una buona gamma di assortimento. In più, se Hawes, Terry e Beasley riuscissero a dare un buon contributo in uscita dalla panchina, Milwaukee potrebbe diventare ancora più pericolosa di quanto non lo sia già.
Le chiavi della serie
In chiusura, è evidente come la serie possa essere decisa dai tre All-Star presenti in campo. Ma è altrettanto evidente come, per vincere questo primo turno, più che dalle buone prestazioni dei principali attori, si debba passare “dagli altri”. Lowry e DeRozan hanno infatti già dimostrato che, nei playoff, non sempre riescono ad essere efficaci come loro solito e, quando ciò è accaduto, Toronto si è sempre trovata in difficoltà. Ecco perché l’apporto di Valanciunas, ma ancor di più quello di un 4 che si può ormai definire tattico come Ibaka, possa rappresentare la svolta per i canadesi. Se i due lunghi di Casey dovessero segnare con continuità, per Milwaukee sarebbero cavoli amari, anche perché, in linea di massima, Kidd dovrebbe partire con la netta intenzione di annullare le due Star. Se però i cosidetti role player dovessero avere l’exploit, per l’ex allenatore dei Nets diventerebbe tutto più complicato.
D’altra parte, i Bucks proveranno a sfruttare al massimo le caratteristiche di tutti gli altri che non siano Antetokounmpo. Middleton, Brogdon, sebbene sia un rookie, e Dellavedova sono giocatori di qualità, che posso mettere in crisi la difesa di Toronto. Gli stessi Maker e Snell, qualora trovassero continuità da oltre l’arco, potrebbero essere utilizzati per chiamare a difendere fuori Ibaka e Valanciunas e lasciare così l’area scoperta.
È chiaro quindi che i Bucks abbiano più alternative, anche se, per la maggior parte dei giocatori di Jason Kidd, questi sono i primi playoff, o quasi, a cui partecipano. Ecco quindi perché i Raptors partono da favoriti: l’esperienza, più di ogni altra cosa, potrebbe favorirli contro la “beata gioventù”.