I Pistons hanno vissuto una stagione deludente, il record di 37 vittorie e 45 sconfitte, dunque ben al di sotto del 50%, non ha consentito a Detroit di acciuffare un posto ai playoff, come fatto lo scorso anno, quando la franchigia della Mo-Town, proprietaria dell'ottavo seed della Eastern Conference, fu estromessa al primo turno subendo un 'violento' sweep ad opera dei Cleveland Cavaliers, i quali si sarebbero poi laureati campioni NBA. Troppi alti e bassi per gli uomini di Stan Van Gundy, se al Palace of Auburn Hills (che ha ufficialmente chiuso i battenti con la fine della RS, la squadra giocherà le proprie gare casalinghe dal prossimo anno alla Little Casears Arena, nella downtown di Detroit), è 'on the road' che il team ha incontrato tante, troppe difficoltà, denotando spesso problemi di natura psicologica, piuttosto che tecnici.
Chi è mancato, nei momenti 'clutch' della stagione, sono stati gli uomini di maggior talento della franchigia dei Pistons, coloro da cui ci si aspettava il salto di qualità per migliorare il piazzamento dello scorso anno ed essere protagonisti ai playoff. Nulla di questo è accaduto, Detroit ha concluso la stagione regolare al decimo posto, staccata 4 gare dai Chicago Bulls, ultima squadra a conquistare il pass per gli spareggi. L'head coach Van Gundy ha parlato in una conferenza stampa lunga più di mezzora con il general manager dei Pistons, Jeff Bower, toccando diversi punti, tra cui le cose che son mancate quest'anno, ed il futuro, soprattutto dei giocatori più importanti del roster tra Andre Drummond e Reggie Jackson, che possono essere etichettati come la maggiori delusioni tra le file della Mo-Town. Queste le parole di SVG: "Seppur non siamo riusciti a centrare l'obiettivo stagionale, penso che non siamo da buttare, la squadra ha valore ed il prossimo anno dobbiamo ripartire dai nostri migliori atleti che oggi già annoveriamo all'interno del roster. Drummond è giovane, ha 24 anni, è un ragazzo di grande talento e quest'anno è stato uno dei migliori rimbalzisti dell'intera lega. Ha tanto talento, su cui bisogna ancora lavorarci, ma è un futuro fuoriclasse".
L'allenatore si augura che il pivot possa restare a Detroit e costruire una squadra proprio per esaltare la sue caratteristiche, ed esprime totale fiducia verso il nucleo di squadra avuto a disposizione quest'anno, seppur resti consapevole che alcuni de suoi interpreti debbano dare qualcosa in più per migliorare i risultati, piuttosto mediocri, fatti registrare in questa RS appena conclusa. A balbettare, soprattutto in fase offensiva, non riuscendo ad essere brillanti in fase realizzativa come gli scorsi anni, Detroit ha patito la stagione altalenante del suo playmaker, Reggie Jackson, il quale ha dovuto convivere con problemi fisici al suo ginocchio. Reggie Jackson ha lottato per riprendersi dall'infortunio, ma non è stato mai in grado di garantire l'apporto offensivo che tutti si aspettavano. "Jackson ha vissuto davvero un anno difficile, tormentato per certi versi. Non ha trovato la giusta continuità in campo perchè è stato costretto più volte ad arrendersi a diversi guai fisici. Il suo ginocchio gli ha dato tormento. Bisogna recuperarlo, dopodichè credo che il nostro roster stia messo bene anche in quel ruolo lì".
A Stan Van Gundy gli è stato chiesto, infine, circa il suo doppio impegno da head coach e presidente della franchigia del Michigan: "Ma non è del tutto vera questa cosa che io ricopro due ruoli. Mi dedico all'aspetto del coaching e poco più, mentre è Bower ad interessarsi del front office e di tutto ciò che ne deriva". Termina la conferenza, poi, scherzando: "Dopo ogni sconfitta voglio sempre scambiare tutti, voglio cambiare totalmente la squadra, poi mi accorgo che non è possibile farlo, non è intelligente (sorride)".