Ancora una volta è Golden State a presentarsi ai playoffs come miglior squadra della lega. Dovevano dominare, e lo hanno fatto. Hanno tagliato per il terzo anno di fila il traguardo delle 65 vittorie stagionali, nessuno ci era mai riuscito prima. Gli uomini di coach Steve Kerr, se proprio si vuol trovare il pelo nell'uovo, non sono però riusciti a migliorare lo strabiliante record dello scorso anno, in cui furono in grado di far meglio dei terribili Bulls (versione 1995-1996) totalizzando ben 73 vittorie, a fronte di sole 9 sconfitte. Traguardo che, come voi tutti ben sapete, non ha comunque fruttato alcun successo per gli uomini della Baia, sconfitti nelle Finals dai Cleveland Cavaliers 4-3, dopo essere stati ad un passo dalla gloria avendo vinto tre delle prime quattro gare della serie. Gli Warriors ci riprovano, forti delle 67 vittorie conquistate quest'anno, confermandosi ai vertici della lega e della Western Conference, chiusa in testa con 6.0 gare di vantaggio dai più immediati inseguitori, gli indomabili Spurs del santone Gregg Popovich.

Avversari degli Warriors, ancora i Trail Blazers, già affrontati lo scorso anno nei playoff. Erano però le semifinali, e Golden State, avendo liquidato nel turno precedente Houston con un netto 4-1, approcciò la serie con il vento in poppa e bissò il successo con lo stesso risultato inferto ai Rockets. Portland, dal canto suo, riuscì a sovvertire il pronostico nel primo turno e con la seed numero 5 estromise dalla corsa al titolo i più quotati Los Angeles Clippers, coronando alla grande la splendida regular season vissuta dalla franchigia dell'Oregon. Golden State, rispetto allo scorso anno, ha aggiunto un ulteriore tassello per diventare, ancor di più, un 'Super-team'. L'innesto di Kevin Durant, tanto chiacchierato soprattutto dalle parti di Oklahoma City, si è aggiunto ai già irresistibili 'Splash Brothers', assumendo sempre più il ruolo di corazzata, favorita numero uno per la vittoria dell'anello.

IL CAMMINO IN REGULAR SEASON

Ancora una stagione esaltante per gli Warriors, tante vittorie e tanto spettacolo regalato ai propri tifosi all'Oracle Arena, ma più in generale in giro per gli interi States. Hanno mantenuto costantemente la vetta della Western Conference, salvo essere appaiati dagli Spurs a marzo inoltrato, l'unico periodo di reale flessione avuto dai 'Guerrieri della Baia'. A Chicago, Golden State incappò in una sconfitta per certi versi epocale: priva di Kevin Durant, out per infortunio, gli uomini di Steve Kerr rimediarono il secondo k.o consecutivo: ciò non accadeva da 146 partite, ovvero da aprile 2015. Dopo il periodo di sbandamento, gli Warriors hanno ripreso a correre ed hanno risposto da grande squadra a chi li etichettava ormai bolliti. Quattordici vittorie consecutive, la serie di successi più lunga della stagione, per ritornare ai fasti della passata regular season, e presentarsi ai playoffs come la favorita numero uno per la conquista dell'anello, sfuggito inopinatamente lo scorso anno.

Anche i Blazers non hanno ripetuto la mirabolante stagione della scorsa annata, ma si sono garantiti comunque un posto nei playoff riuscendo a cambiare marcia al tramonto della regular season, approfittando anche di qualche passaggio a vuoto, inatteso, dei Denver Nuggets, squadra che ha conteso fino agli sgoccioli del torneo l'ottavo seed alla Rip City. In stagione, il confronto diretto tra le due squadre, è stato a senso unico, pendente pesantemente dalla parte di Curry e soci, protagonisti di un 4-0 che non ha permesso alcuna replica a Portland. Il punto più basso della stagione, per la squadra di Terry Stotts, è giunto in concomitanza della sconfitta patita contro i Pistons, con i rosso-neri costretti a 'sventolare' un record davvero poco avvenente (25-34). L'innesto del pivot balcanico Jusuf Nurkic, ed il ritorno su altissimi livelli del backcourt Lillard/McCollum hanno regalato alla franchigia dell'Oregon il prolungamento della stagione, in cui possono esprimersi con la mente sgombra, non avendo nulla da perdere poichè al cospetto della squadra più forte dell'intero lotto delle partecipanti.

I SISTEMI DI GIOCO

Gli Warriors eseguono il loro basket in assoluta freddezza. La palla gira, a grandi velocità, fino a quando non arriva tra le mani del giocatore libero, in grado di prendersi il tiro, senza alcuna contestazione avversaria. Per certi versi, è uno stile di gioco slavo, riconducibile agli anni 60 o 70, in cui tutti i componenti del roster sembrano in grado di fare tutto, e con grande efficienza. Curry, Thompson, Green e Durant hanno nelle corde sia la conduzione della transizione, sia il tiro da fuori, che un ampio range di tiro anche dalla media. L'anello debole, è forse rintracciabile nello spot di 'cinque', in cui il pivot georgiano Zaza Pachulia non è assolutamente di pari livello rispetto ai suoi compagni di squadra dello starting five. Dunque, l'unico vero punto debole dei nuovi Warriors resta quello sotto ai tabelloni. Portland è guidata da Damian Lillard, una point guard da 'Guida Michelin' capace di guidare i suoi a suon di prestazioni eccellenti. Ma l'ex Weber State, è anche un buon passatore, difatti tende a disfarsi del pallone qualora nel suo radar appaino compagni liberi: McCollum, Crabbe, ma anche le ali Harkless e Leonard traggono indiscussi benefici dalla visione di gioco di Dame. Da quando poi i Blazers hanno aggiunto al proprio roster Nurkic, è aumentato anche il gioco in post, dunque una parte della produzione offensiva di Portland passa anche dai movimenti sotto le plance del centro bosniaco, nativo di Tuzla. Porzione di campo che si era dimostrata autentica zona rossa per la Rip City prima della Trade che ha originato lo scambio di giocatori tra Blazers e Nuggets (con Plumlee che ha percorso la strada inversa, in direzione del Colorado).

I ROSTER

E' sotto gli occhi di tutti la portata, il calibro del roster di Golden State. Oltre ai 'magnifici quattro' (Steph Curry, Klay Thompson, Draymond Green e Kevin Durant) ed al centro Pachulia, incaricato di svolgere il lavoro sporco sotto i tabelloni, gli Warriors annoverano anche giocatori di buon livello in panchina, per permettere l'adeguato riposo ai titolarissimi. Su tutti Ian Clark, Shaun Livingston ed Andre Iguodala per ciò che riguarda il pacchetto 'piccoli', ma apparizioni, in alcune gare anche piuttosto consistenti, le ha fatte registrare anche Patrick McCaw. Sotto canestro il ricambio del pivot georgiano è Javal McGee, oltre a James Micheal McAdoo e David West che si alternano nel ruolo di ala grande; da febbraio il frontoffice  degli Warriors ha aggiunto alle rotazioni anche Matt Barnes, ala con discreti punti nelle mani, ma dal carattere però abbastanza fumantino. Sono invece Damian Lillard (l'alter ego cestistico del rapper Dame Dolla) e CJ McCollum le punte di diamante del roster allenato da coach Stotts, mentre nel ruolo di ali agiscono Harkless ed Aminu. Salutato Plumlee, è giunto in Oregon Jusuf Nurkic in una Trade di cui ha beneficiato soprattutto Portland. Il bosniaco si è integrato subito alla perfezione nel sistema di gioco della Rip City, riuscendo ad avere nelle 19 partite immediatamente successive all'All Star Game un Offensive Rating pari a 113.3 in circa mezzora di gioco. Singhiozzante è però il contorno, in cui spicca Crabbe con la sua pericolosità dall'arco dei 7 metri e 25, e poco più: Napier, Turner, Leonard e Vonleh hanno dato poco per tutto l'arco della stagione regolare.

LE POSSIBILI CHIAVI DELLA SERIE

Rispetto allo scorso anno, Draymond Green si è visto molto di meno nelle vesti di 'stretch four' , infatti Steve Kerr nello spot di cinque ha alternato sempre un pivot di ruolo, Pachulia e McGee, alzando quindi il quintetto. Gli Warriors non snaturereranno il loro gioco, fatto di transizioni veloci, circolazione di palla a mille all'ora sempre alla ricerca dell'uomo libero appostato sulla linea del tiro dei tre punti. Tiri insensati di Steph Curry e le prodezze di Thompson e Durant, due degli attaccanti più forti dell'intera lega, potrebbero risultare fattori decisivi in ottica passaggio del turno. I Trail Blazers non dovranno giocare al ritmo degli avversari, assolutamente vietato 'adagiarsi' al gioco dei vice campioni NBA, ed inoltre bisognerà cercare di gestire più possessi degli uomini della Baia. In questo, particolare rilevanza assume la lotta sotto i tabelloni, con i vari Aminu, Nurkic e Vonleh che dovranno cercare di mettere in difficoltà la non irresistible frontline di Golden State. Altro dato importante, da tenere in considerazione, è il dato delle palle perse, in quanto gli Warriors sono una miniera di palle perse non forzate (l’anno scorso erano i primi nella statistica con distacco) in quanto l'alta spettacolarità delle loro giocate comporta quanche turnover di troppo ed è proprio in questa sede che Portland dovrà essere scaltra e cattiva nel convertire in punti le perse dei rivali. In ogni caso, sono due squadre che prediligono il gioco offensivo, di conseguenza non dovrebbe mancare lo spettacolo, di ciò che siamo certi.