Uno dei passatempi più diffusi nell'ultimo mese di Regular Season NBA è stato senza alcun dubbio il dibattito che ha tenuto sulle spine appassionati, addetti ai lavori e protagonisti sul parquet con la palla a spicchi tra le mani, riguardo la corsa all'MVP della stagione. Detto più e più volte - forse persino troppo - delle ottime chances di vittoria di James Harden e ovviamente di mr. triple double Russell Westbrook - candidato numero uno al titolo - c'è una domanda necessaria da porsi all'interno del contest, che fin qui troppe poche volte ci si è posti: ed Isaiah Thomas, dove lo mettiamo? 

Già. Quesito reso ancor più legittimo dal primo posto confermato nella notte dai Boston Celtics del mago della panchina Brad Stevens - che si invola tutto solo al comando verso il titolo di miglior allenatore dell'anno, questo da concedere verosimilmente a mani basse e senza discussione alcuna - grazie alla vittoria sui Milwaukee Bucks, che non hanno opposto granché resistenza. Come detto, il primato nella Eastern Conference dei Celtics, in dubbio fino alle tre sconfitte di fila dei Cleveland Cavaliers hanno reso ancor più solida la candidatura del minuto playmaker di Boston al titolo di miglior giocatore dell'anno. 

Per avanzare la proposta e l'inserimento di Thomas nell'elenco degli eleggibili al trono, non si può non partire dall'analisi delle singole prestazioni e delle statistiche del folletto nativo di Tacoma, Washington. Trenta, o quasi, punti di media - abbassati notevolmente dalle recenti prestazioni delle ultime due gare stagionali - ad allacciata di scarpe - conditi da un clamoroso 38% da tre punti - sei assist per i compagni per ogni contesa, oltre all'aspetto più importante che sembra fortificare la sua nomination: Isaiah Thomas è il secondo giocatore più produttivo nel quarto periodo, nel quale sale al proscenio caricandosi la squadra sulle spalle con undici punti di media nelle vittorie, dato clamoroso se abbinato alle 47 affermazioni stagionali dei Celtics. 

Da considerare, nell'esplosione e nell'affermazione stagionale dell'ex playmaker di Sacramento e Phoenix, l'inevitabile influenza del sistema di gioco creato ad arte da Brad Stevens, cucito apparentemente sulle qualità di gestione e di lettura di Thomas. Impossibile tuttavia, nonostante questo fattore, non riconoscere la leadership tecnica oltre che morale e psicologica del gruppo intero da parte del piccolo - 178 cm - Isaiah, aspetto che non si notava con tale percentuale di incidenza sulle sorti della squadra dai tempi di Allen Iverson con la maglia dei Philadelphia 76ers. Thomas ha in mano le redini dei Celtics e, gran parte del risultato ottenuto, è da dividere equamente tra le enormi qualità di Stevens come allenatore e quelle tecniche del numero 4, capace nel corso della stagione di elevare il gioco suo e quello dei compagni al contempo, motivo per il quale è impossibile non considerarlo al pari - se non addirittura al di sopra - di prestazioni sempre più individuali come quelle di Westbrook ed in parte di Harden. 

"Vogliamo vincere, nient'altro. Siamo una squadra completamente differente da quella degli anni passati, abbiamo nuovi giocatori, stiamo giocando ad un livello molto più alto degli altri anni e non ci accontentiamo. Vogliamo ben altro. Prima volevamo solo arrivare ai playoff e vedere cosa succedeva, ora vogliamo andare avanti, fin quando è possibile e lo meritiamo". 

In un mondo utopico, dove i valori tecnici e di leadership sarebbero gli unici aspetti a condizionare i criteri di scelta dell'MVP, Thomas avrebbe una chance al pari di Kawhi Leonard e, ovviamente, LeBron James, con il primo posto ad Est ad impreziosire la quantità di statistiche sopra citate. Tuttavia, nel mondo della NBA di oggi, è impossibile non guardare anche al fattore "nome" ed alla popolarità delle stelle che maggiormente influisce e verosimilmente influirà sulla scelta finale, spostando l'attenzione dalla questione prettamente cestistica a quella del valore del fenomeno a livello mediatico. Thomas non vincerà il titolo di MVP, ma il piccolo grande uomo è già proiettato verso il prossimo traguardo con la maglia dei Boston Celtics, perché al di là dei riconoscimenti personali, vincere, con la squadra, sembra essere il suo primo pensiero.