Alla fine, Russell Westbrook c'è riuscito. Ci sono volute 76 partite e 27 minuti per consegnare la stella degli Oklahoma City Thunder alla storia e alla leggenda del basket a stelle e strisce. E così, con 12 punti, 13 rimbalzi e altrettanti assist, il numero 0 è riuscito finalmente a mettere a segno la tripla doppia numero 41 della sua clamorosa stagione. Raggiunto un mostro sacro come Oscar Robertson, che fu capace di riuscirci in tutta un'altra pallacanestro, ma comunque dominandola come veramente in pochi sono riusciti nella storia del gioco inventato dal professor James Naismith. E non poteva non essere una serata perfetta, per Westbrook e per i Thunder, i quali sono riusciti a sconfiggere nettamente i Milwaukee Bucks davanti al proprio pubblico. Un pubblico che non poteva non andare in visibilio quando è arrivato il momento in cui la storia è stata scritta, o meglio riscritta.

9 minuti e 23 secondi alla fine del terzo quarto. Middleton tira dal middle range e sbaglia, Westbrook raccoglie il rimbalzo e avvia la transizione degli Oklahoma City Thunder. Poi all'improvviso alza un lob verso il centro dell'area dei Milwaukee Bucks, laddove c'è Taj Gibson: finta a far saltare gli avversari, e appoggio per il 69-42. Tutti si fermano, perchè tutti hanno tenuto il conto, ognuno a modo suo, e sanno che la storia è stata riscritta. Anche Russ lo sa, tanto che nel possesso difensivo successivo si perde completamente Antetokounmpo sul taglio, e il greco punisce con l'affondata a due mani. Ma poi la Chesapeake Energy Arena si ferma, l'arbitro prende il pallone in mano perchè è giunto il momento di rendere omaggio all'eroe della serata, anzi dell'intera regular season.

La risposta di Westbrook alla standing ovation
La risposta di Westbrook alla standing ovation

E Westbrook, nell'immediato post-partita, fa capire di non essere ancora in grado di descrivere quanto di straordinario si era appena realizzato: "È una notte speciale, una notte che sicuramente non dimenticherò mai. Sono davvero onorato di aver fatto una cosa del genere, specialmente perchè ci sono riuscito ad Oklahoma City. Onestamente ero sotto shock, credetemi. L'unica cosa che ho saputo fare è stata mettermi a sedere e vivere il momento appieno. Non riuscivo a credere che tutti si fossero fermati per me, fino a quando l'arbitro non ha preso il pallone in mano. Posso solo ringraziare Dio per avermi dato i mezzi per giocare a basket, perchè ci sono state diverse occasioni in cui non ero in grado di giocare, ed essere in grado di giocare a questi livelli è una cosa che non si può dare per scontata. È un momento incredibile, non riesco a descrivere la gioia nel vedere i miei tifosi in estasi. Il rispetto che loro hanno nei miei confronti è incredibile".

Complimenti concreti e sinceri anche da parte del resto dei Thunder. Come quelli di Taj Gibson, l'uomo che in un certo senso ha partecipato a questa storia, appoggiando a canestro il decimo assist di serata del suo compagno: "Dovevo fare canestro, dovevo farlo per lui. Credo che ognuno di noi si fosse messo in condizione di aiutarlo a raggiungere questo traguardo, più che giocare per se stessi. Volevo che ci fosse in me il giusto grado di pressione per spingere Russ e tutta la squadra, perchè volevamo tutti che lui riuscisse a raggiungere l'obiettivo". E i complimenti arrivano anche dagli avversari di giornata, e non da una persona qualunque. Jason Kidd, che prima di diventare l'head coach dei Bucks è stato uno dei playmaker più forti di sempre, pone l'accento sull'impresa del suo 'collega': "Ciò che ha fatto è storia, solo un'altra persona nella storia è stata in grado di fare qualcosa del genere, ovvero Oscar Robertson. È passato un sacco di tempo dall'unica volta che è accaduta una cosa simile, e credo che questo sia un grande indizio per l'assegnazione del titolo di MVP. Non può non essere Russell".