Rudy Gobert, uno dei pilastri del progetto Jazz. Il 31 ottobre 2016, il General Manager dei mormoni, Dennis Lindsey, ci ha visto lungo, facendo firmare un'estensione contrattuare al pivot francese: 4 anni a 102 milioni di dollari. Di colpo, il lungagnone è diventato l'atleta francese più pagato del globo. Un innesto utile a migliorare una fase offensiva mediocre, e migliorare ulteriormente la fase difensiva di squadra, da molti anni vero punti di forza della franchigia di Salt-Lake City. Il buon Rudy ha ripagato in breve tempo la fiducia di tutti, diventando un ottimo rim protecrot nella propria metà campo, ed un'eccellente scorer in attacco, affinando costantemente la lettura dei pick and roll, ergendosi a rollante di primo ordine, ed in aggiunta attaccando con più forza, veemenza, il ferro avversario con esiti quasi sempre vantaggiosi per il suo team, dato il suo fisico portentoso (219 centimetri) ed un'immensa apertura alare, come pochi nell'attuale Nba.

Un'enigma per le difese avversarie, Gobert ha assunto insieme a Gordon Hayward il ruolo di primo violino offensivo di squadra. Viaggia a 13.2 punti di media a partita, ben 4 in più rispetto alla passata stagione, ed inoltre è stato in grado di abbassare la percentuale delle palle perse (16.4% a fronte del 23.8% del primo anno, e del 19.2 % della stagione 2015-16). Una crescita costante, per un ragazzo dalla forte etica verso il lavoro quotidiano. Anche nel match di questa notte, giocato e vinto dai Jazz contro i New York Knicks, Rudy Gobert è stato il protagonista della W colta alla Vivint Smart Home Arena. Il suo 13/14 dal campo ed il 9/12 ai liberi gli ha permesso chiudere col massimo in carriera da 35 punti, impreziosendolo con 13 rimbalzi (di cui ben 11 in attacco) e 4 stoppate. Una presenza dominante in area a cui un Kristaps Porzingis da 24 punti, ed i restanti "lunghi" della franchigia della Grande Mela non sono riusciti in alcun modo ad opporsi. Questo uno dei segreti degli Utah Jazz, che viaggiano spediti verso la conquista della quarta piazza nelle Western Conference, posizione in classifica che permetterebbe alla truppa guidata da Quin Snyder di affrontare il primo turno playoff con il fattore campo dalla propria parte.

Lui, il gigante francese dal cuore tenero, poco sicuro di sè, è riuscito a far innamorare un'intera città, Salt-Lake City. Quell'uomo dall'infanzia difficile, segnata dal divorzio dei suoi genitori quando era poco più che un fanciullo, lo ha segnato, ma indiscutibilmente rafforzato, forgiato. Da ciò è nato lo strettissimo rapporto, viscerale, che Gobert ha stretto con sua madre, la quale è stata sempre vicina a suo figlio durante l'intera giovinezza, continuandogli a ripetere, spronandolo: "Oui mon cheri, il y a personne comme toi”, tradotto "Caro, non c'è nessuno come te". Poche, ma coincise parole che mamma Corinne gli ha continuamente ripetuto, e che Gobert ha assimilato alla perfezione nel corso degli anni, diventando il giocatore di primo livello, dominante, dei giorni nostri.