Un antico proverbio italiano dice "altezza mezza bellezza". A Denver, nella "Mile-High City" americana, la cosiddetta città alta un miglio, forse non sanno dell'esistenza di questo popolare detto nostrano, ma ci si sta battendo, con tutte le armi a disposizione, per ritornare ad assaporare il basket di gran livello, e dunque ritornare ad avere la propria franchigia ai playoff. Insomma, ritornare bella, ed una città "alta" come Denver non può non esserlo. Dopo gli ultimi anni piuttosto opachi (i Nuggets mancano all'appuntamento con la post season dal 2013), il front-office del team del Colorado ha consegnato all'head coach Michael Malone un roster di ottimo livello, un mix tra giocatori esperti e giovani di buona qualità, futuribili.
Alti e bassi, una stagione regolare fino ad ora piuttosto altalenante quella di Denver, costretta dopo 70 partite ad avere un record che non tocca il 50% di vittorie: (33 W e 37 L), che comunque gli valgono al momento l'ottava piazza della Western Conference. Nonostante il rendimento di Gallinari e soci non sia stato continuo, tra le papabili all'ottavo posto è quella che ha sbagliato meno. Con 12 partite ancora da giocare, ai Nuggets potrebbero bastare anche 6 vittorie per blindare l'ottava piazza, ma le due sconfitte patite in appena tre giorni contro gli Houston Rockets (la seconda, quella in Texas, maturata negli ultimissimi secondi ad opera del barbuto giustiziere James Harden) hanno fatto scattare un campanello d'allarme. Denver ha urgentemente bisogno di invertire il recentissimo trend negativp, riprendersi da questi due bruschi stop, seppur il prossimo match non sia dei più agevoli, in quanto ospiteranno i Cleveland Cavaliers di "Sua Maestà" LeBron James, squadra campione in carica.
Rispetto ai primi mesi di regular season, vissuti a singhiozzo dai Nuggets, la pausa per la disputa dell'All Star Game ha giovato alla franchigia cara ad Ann Walt Kroenke, e gran parte del merito va all'allenatore Malone che grazie a diversi accorgimenti di natura tattica, ha reso più efficace il gioco della sua squadra. Con Emmanuel Mudiay relegato a panchinario di lusso, Denver si sta disimpegnando in campo senza un vero e proprio playmaker, ma trovando nei vari Barton, Murray, Harris ed Hernangomez fonti sicure di canestri. L'esplosione di Nikola Jokic, il quale viaggia quasi in doppia doppia di media nella casella dei punti realizzati (16.2) ed in quella dei rimbalzi (9.4), è il giusto surplus per una squadra che vuol tornare grande. Il nostro Danilo Gallinari, fin quando il fisico gli è stato clemente, ha comunque detto la sua, con i suoi 17.7 punti di media a serata, i quali dimostrano il ruolo di primo violino offensivo da lui ricoperto fino gli sfortunati infortuni prima all'inguine, e poi al ginocchio, che lo hanno frenato, bruscamente, nel momento di maggior vigorìa della sua stagione.
Tra i Denver Nuggets ed i play off c'è molta concorrenza. Un nugolo di squadre che contendono l'ottava seed a Malone e compagni, ma non tutte partono sullo stesso livello. Dallas e New Orleans hanno un fardello piuttosto consistente da recuperare, rispettivamente 3 e 3.5 partite di ritardo dai Nuggets: entrambe le squadre nel corso di questi primi tre quarti di stagione non sono riuscite a trovare un briciolo di continuità, e sembrano non riuscire ad ottenerla neanche nelle ultime dieci sfide in programma da qui, sino al termine della RS. L'unica realmente in grado di poter attentare la posizione di classifica attualmente occupata da Denver è Portland, distante dai Nuggets un tiro di schioppo (1 partita). La franchigia dell'Oregon è spinta da Damian Lillard, uno dei giocatori più tecnici dell'intera Lega. Spesso un fattore per i Trail Blazers, Dame è in grado da solo di trascinare i suoi, conducendoli alla vittoria. Il problema reale per coach Terry Stotts si propone quando l'asso con lo #0 non è in vena, rendendo di conseguenza parecchio vulnerabile Portland, mediocre e piuttosto prevedibile.
Con 12 gare rimanenti, i Nuggets sono a metà del guado, vicini al paradiso playoff, ma allo stesso tempo per nulla distanti dalle forche caudine dell'estromissione dalla post season. Il momento è di quelli positivi, ed il livello non eccelso della Western Conference può favorire Denver, la quale ritorna a sognare, dopo anni opachi, anni passati in purgatorio, la risalita verso il nirvana.