A un mese di distanza dall'intervento chirurgico subito in artroscopia al ginocchio destro, Kevin Love è pronto a ritornare in campo con la maglia dei Cleveland Cavaliers. Ad annunciarlo, il general manager della franchigia dell'Ohio David Griffin: "Credo che Kevin rientrerà nel giro di trasferte ad Ovest che ci aspetta tra qualche giorno (si comincia con la gara contro i Jazz venerdì sera - le parole di Griffin - in casi del genere, durante una riabilitazione che segue un intervento chirurgico, c'è sempre il rischio di complicazioni, che il ginocchio si gonfi o dia ancora fastidio. Ecco perchè ora cercheremo di capire come evolverà la situazione prima di ributtarlo nella mischia. Se non avrà dolore, passeremo alla fase successiva e gli concederemo qualche minuto nella prossima road trip".
Un'assenza passata quasi sotto silenzio, quella di Love, in parte sminuita dai nuovi arrivi in casa Cavs. I vari Derrick e Deron Williams, per non parlare di Andrew Bogut (fratturatosi la tibia dopo neanche due minuti di gioco con la sua nuova maglia), hanno infatti rilanciato l'immagine di Cleveland come superteam, con due giocatori per ruolo a disposizione di Tyronn Lue. Eppure, nella posizione di small forward, nessuno - neanche Channing Frye - può garantire il contributo offensivo del Beach Boy, spesso cavalcato durante i primi due quarti delle partite dei Cavs. Buon passatore, eccellente tiratore, gran rimbalzista, discreto nel lavorare spalle a canestro, Love rimane uno dei componenti dei Big Three dei campioni in carica, insieme a LeBron James e a Kyrie Irving, un tassello fondamentale della squadra che lo scorso giugno ha alzato il Larry O'Brien Trophy al cielo della Oracle Arena in gara-7 contro i Golden State Warriors. Su Love rimangono i soliti dubbi difensivi (anche se nella serie di finale 2016 ha in qualche modo retto ai cambi contro Curry e compagni), che in questa stagione coinvolgono in realtà tutto il team di Tyronn Lue. I Cavaliers sono infatti lontani dal vertice NBA per efficienza difensiva, ventunesimi per punti concessi (106.5 a partita), quattordicesimi per percentuali avversarie (45.4%). Numeri non relativi all'efficacia per cento possessi, ma che comunque indicano che Cleveland ha bisogno di salire di colpi in vista dei playoffs. Neanche il record di squadra (44-22) è esaltante, al punto che se la regular season finisse oggi, i campioni avrebbero lo svantaggio del fattore campo non solo contro San Antonio e Golden State, ma anche contro Houston (i Rockets hanno appena vinto la sfida domenicale del Toyota Center contro LeBron e compagni).
Una Cleveland che ha disputato dunque una regular season di tutta tranquillità, nonostante l'altissimo minutaggio riservato a James (37.5 a partita, alle spalle solo di Kyle Lowry dei Raptors). Il Prescelto, candidato MVP insieme ai vari Westbrook, Harden e Leonard, è stato infatti costretto a trascinare ancora una volta i suoi compagni di squadra. Insieme a Kyrie Irving, LeBron rimane il faro offensivo dei Cavs, e di certo non si è risparmiato in stagione regolare. Il rientro di Love potrebbe sgravarlo di qualche responsabilità, in un avvicinamento ai playoff utile a far rifiatare chi ha giocato di più, e viceversa a testare gli ultimi elementi aggiunti al roster di Lue. Tra questi, non solo i due Williams, Kyle Korver (attualmente infortunato) e le altre seconde linee, ma anche Larry Sanders, svincolato dell'ultimissima ora, che lunedì ha firmato un biennale parzialmente garantito, per esordire la notte scorsa nella comoda vittoria contro i Detroit Pistons alla Quicken Loans Arena. Anche di Sanders ha parlato Griffin, rivelando come fosse intenzione del ragazzo giocare qualche gara in D-League prima di tornare al basket NBA dopo due anni di assenza (problemi di depressione, consumo di sostanze stupefacenti, la causa del suo divorzio dai Milwaukee Bucks nel gennaio 2015). A volere Sanders subito in campo è stato invece coach Tyronn Lue: "E' vero, Larry avrebbe voluto ritrovare un po' di forma e ritmo in D-League - le parole del capo allenatore dei Cavs - ma se sarà pronto gli daremo subito una possibilità". C'è da chiedersi però quanto spazio avrà a disposizione l'ex Buck, in una Cleveland che recentemente sta facendo incetta di nuovi giocatori, probabilmente più allo scopo di cautelarsi contro nuovi infortuni, che per ferma convinzione nella loro compatibilità al sistema.