La partita tra Houston Rockets e Cleveland Cavaliers ha visto di fronte le due squadre che forse più di tutte estremizzano i concetti che contraddistinguono la moderna Nba: sempre almeno quattro tiratori contemporaneamente in campo, conseguente quantità massiccia di tiri da 3, tanti pick&roll per ottenere un vantaggio da mantenere per creare un buon tiro, ritmo alto e molti cambi difensivi. I tempi sono cambiati, e se qualcuno segue poco il basket moderno rimarrà sicuramente sbalordito di fronte al numero di triple sparate dalle due squadre: 88 (!!) in totale, con i Rockets che hanno tirato 16/45 (36%) e i Cavs 17/43 (40%). Del resto si affrontavano le due squadre che ci provano maggiormente da dietro l'arco: infatti i Rockets tentano 40.6 tiri da 3 a partita segnandone 14.7, il che vuol dire che dei 115 punti che segnano di media, ben 45 punti sono frutto di triple; i Cavs sono secondi decisamente staccati con 34 tiri da 3 tentati di media e 13,2 realizzati.

Per quanto riguarda i quintetti piccoli, in quest'occasione coach Lue non ha fatto ricorso al quintetto super piccolo con James da 5 (il che vuol dire cinque tiratori da 3 in campo), mentre D'Antoni per alcuni minuti nell'ultimo quarto ha giocato con un centro e 4 piccoli (Beverley, Harden, Lou Williams e Gordon). Andiamo ora a dare un'occhiata ad alcune cose che ho notato guardando la partita.

Il "finto" pick&roll di Houston

Possiamo definirlo finto oppure specchietto per le allodole, la sostanza non cambia: Houston spesso fa salire il bloccante per giocare un pick&roll con Harden, e sa che la difesa comincia ad adeguarsi in previsione del gioco a due. I Rockets fanno ritorcere questa tendenza della difesa contro se stessa, con Harden che passa la palla ad un compagno che può attaccare il proprio difensore che non sarà in posizione ottimale. Un altra conseguenza di questo "gioco" è che il lungo è uscito dall'area per difendere sul pick&roll, e di conseguenza difficilmente potrà aiutare sulla penetrazione che seguirà al passaggio di Harden.

Questo ne è un esempio, con Irving che viene colto dritto sulle gambe, attaccato da Beverley e Thompson si vede costretto ad aiutare sulla penetrazione. Da qui i Cavs iniziano le rotazioni difensive, e ad Anderson basta un niente per sparare e mandare a bersaglio la tripla.

Qui Harden inizia il pick&roll ma in realtà non attacca e passa la palla a Beverley. Jefferson, che lo marca, non è pronto e così Beverley gli va via attaccando il ferro. James deve aiutare dal lato debole e la difesa dei Cavs ruota anche bene, ma come già detto ad Anderson non serve molto spazio per tirare: altri 3 punti.

Anche quando la difesa di Cleveland riesce a farsi trovare preparata, comunque i Rockets riescono a battere l'uomo e innescare gli aiuti. Qui a farlo è Gordon contro Derrick Williams: Deron Williams deve aiutare dal lato debole, James non ruota e Beverley manda a bersaglio un'altra tripla dall'angolo (anch'essa sempre più importante al giorno d'oggi).

Punire i flottaggi della difesa

Concetto per certi versi simili a quello appena mostrato, solo che stavolta non c'è neanche bisogno di far salire il lungo per un blocco. Se ha palla uno come James o Harden, è naturale che la difesa cerchi di fare quello che negli Usa chiamano "shrink the floor", ovvero letteralmente "restringere il campo", facendogli vedere molti corpi per scoraggiarne la penetrazione. Gli attacchi ormai sono sempre più preparati e sfruttano anche questo a proprio favore. Guardate qui dov'è Ariza quando James sembra voler attaccare 1contro1 Harden:

James scarica per Shumpert, che senza pensarci si prende la tripla. Qui il tiro non va, ma rende l'idea di quanta libertà abbiano i giocatori dei Cavs per prendersi tiri da 3.

Capita la stessa cosa qui con Harden pronto ad attaccare Shumpert in 1contro1. Thompson si stacca leggermente da Ariza per avvicinarsi ad Harden, e quando quest'ultimo serve Ariza, Thompson è in ritardo di quel tanto che basta al suo avversario per prendersi un altro tiro dalla lunga distanza.

Altro esempio qua con James in palleggio. Harden e Beverley comunicano male tra di loro, e così entrambi sono troppo attratti da James e nessuno dei due fa in tempo ad uscire su Deron Williams.

Tiri da 3, tiri da 3 e ancora tiri da 3

Nel caso non fosse ancora chiaro, entrambe le squadre hanno il semaforo decisamente verde da parte del loro allenatore per tirare da 3 appena se ne presenta l'occasione. Per le squadre di D'Antoni in realtà non è una novità, e quindi non c'è da stupirsi che anche da canestro subito (e che canestro, di Irving!) i Rockets vogliano spingere e trovino subito un tiro da 3.

La transizione è un'opportunità d'oro per costuire tiri da 3 di alta qualità, ed è esattamente quello che fa Houston in quest'altra occasione: i due angoli vengono occupati bene e viene punito il rientro difensivo tardivo di Thompson. Harden serve Anderson, Jefferson corre verso di lui per negargli il tiro da 3 e Anderson con l'extrapass serve Beverley solissimo in angolo. Ennesima tripla e partita chiusa.

A proposito di quel semaforo verde di cui sopra, ecco un paio di esempi di tiri da 3 che probabilmente in altre squadre non verrebbero accettati così di buon grado dallo staff tecnico. Nel primo il taglio di Dekker serve ad attirare l'aiuto di Deron Williams, che così si stacca da Gordon. Tutto funziona perfettamente ma Gordon non controlla bene il passaggio di Harden e Williams recupera su di lui. Nella stragrande maggioranza delle squadre Gordon o attaccherrebbe 1contro1 o rimetterebbe i compagni al proprio posto per giocare magari un pick&roll. Ma siamo a Houston, e Gordon è in fiducia forte del suo 38% da 3 in stagione, così non ci pensa su e stampa la tripla in faccia al suo difensore.

Qui sempre Gordon si prende un tiro non esattamente pulitissimo, ma sapere che il tuo coach ti lascia la massima libertà per prendertelo gioca un grande ruolo nel far sì che poi anche questo tiro vada a bersaglio.

Anche Cleveland non è per niente timida da dietro l'arco, e lo dimostra qui Frye (che sarebbe il pivot della squadra, eh), che nonostante una ricezione non ottimale si prende ugualmente questo tiro da 3 nei primi secondi dell'azione, mandandolo a bersaglio.

E ancora Frye, vede Nene leggermente troppo staccato e senza farsi pregare apre il fuoco.

Raddoppia il palleggiatore sul pick&roll a tuo rischio e pericolo!

La presenza di tanti tiratori da 3 fa sì che se la difesa sceglie di raddoppiare in situazioni di pick&roll - ed è successo sia su Irving che su Harden - gli altri tre difensori si troveranno a dover gestire un 3contro4 in spazi molto ampi. A volte può andarti bene...

..e altre volte male:

La difesa su Lebron: cambio e poi raddoppio

Proprio per evitare questo tipo di situazioni, sui pick&roll in cui fosse coinvolto James - quindi sia in veste di palleggiatore che di bloccante - i Rockets hanno optato per il cambio sistematico, anche a costo di trovarsi con Beverley o Harden sul numero 23. Quando è successo questo, il pivot si staccava e andava a raddoppiare Lebron: l'idea della difesa è stata quella di concedergli solamente un passaggio al compagno più distante, scommettendo sulla propria capacità di ruotare in maniera sufficientemente veloce da negare tiri aperti.

Il dominio dei Rockets a rimbalzo in attacco e la circolazione di palla dei Cavs

Una delle cifre più significative della partita sono senz'altro i 20 rimbalzi offensivi concessi a Houston da Cleveland. Alcuni di questi sono attribuibili ai mismatch che si venivano a creare in seguito alla scelta difensiva di cambiare sui pick&roll giocati da Harden, con la conseguenza che un piccolo si trovava a dover tagliare fuori Capela o Nene:

Ma è anche vero che alcuni rimbalzi in attacco sono arrivati semplicemente perchè non è stato effettuato il tagliafuori. Non lo fa James su Anderson nella prima clip e non lo fa Irving su Beverley nella seconda.

Per chiudere, due possessi giocati alla grande dai Cavs, nei quali guadagnano un vantaggio (in un caso grazie al pick&roll, in un altro caso con l'1contro1) e lo mantengono muovendo la palla, con la difesa che si trova così sempre costretta ad "inseguire" l'attacco fino al punto di rottura.