Cronaca di un disastro annunciato. Quello dei New York Knicks, una delle franchigie più prestigiose dell'intero mondo Nba, da anni incapace di rimanere competitiva ai vertici della Eastern Conference. Eppure quest'anno la regular season sembrava partire sotto auspici ben diversi: un nuovo allenatore, Jeff Hornacek, una squadra riveduta e corretta, con pezzi da novanta acquisiti tra free agents e trades (Derrick Rose, Joakim Noah, Courtney Lee, per non parlare di Brandon Jennings e Willy Hernangomez, spagnolo pescato al Draft), una tifoseria convinta che la svolta fosse vicina.
Nulla di tutto questo è invece bastato per cambiare la storia recente dei Knickerbockers. La squadra è affondata ancora in mezzo al caos tecnico, alle polemiche relative all'operato del presidente Phil Jackson e al rendimento della stella Carmelo Anthony, con il risultato di essere lontanissima dall'obiettivo minimo: tornare a raggiungere i playoffs. Ma se c'è un vero fallimento da imputare a tutto l'ambiente della Grande Mela, è quello di aver intristito anche Kristaps Porzingis, forse il talento più puro visto al Madison Square Garden nell'ultima decade. Il lettone, tra infortuni e un progetto tecnico mai troppo chiaro, è andato infatti a corrente alternata, trascinato dalle onde di un caos ormai connaturato alla storia recente della franchigia. E l'unicorno del Baltico ha esternato tutto il suo disappunto la notte scorsa, al termine del derby perso contro la peggior squadra della lega (numeri alla mano), ovverosia i Brooklyn Nets: "C'è troppa confusione - le sue parole, pronunciate negli spogliatoi del Barclays Center e riportate da Ian Begley di Espn - una confusione che nasce dall'alto, dai vertici della franchigia. Troppe cose non sono chiare a noi giocatori: difficile giocare in queste condizioni. I nuovi set offensivi sono casuali, molti dei miei compagni non conoscono bene l'attacco triangolo. Sappiamo davvero pochissimo di ciò che dobbiamo fare, il più delle volte io, Carmelo, Derrick e Courtney cerchiamo semplicemente di fare in modo che succeda qualcosa. Ma non è così che dovrebbe funzionare. E' tutto molto casuale, abbiamo cambiato molto recentemente perchè non stavamo giocando come avremmo dovuto. Ci siamo detto: magari queste novità funzioneranno. Quindi abbiamo cercato qualcosa di nuovo. Lo staff tecnico prova a fare al meglio il suo lavoro, cercando di darci più informazioni possibili, ma la realtà è che non siamo mai riusciti a mettere insieme tutti i tasselli del mosaico ed eseguire i giochi come avremmo dovuto. C'è davvero tanta confusione".
Un Porzingis quasi rassegnato, quello che racconta degli ultimi accorgimenti tecnici in casa Knicks. Già, perchè dalla pausa per l'All-Star Game in poi, il presidente Phil Jackson è sceso in campo in prima persona (stavolta in senso letterale) per spiegare ai suoi giocatori i movimenti della triple post offense, affiancando coach Jeff Hornacek in alcune sedute di allenamento. Il risultato - al di là dell'esito delle partite - non è stato soddisfacente: New York continua ad eseguire in maniera pedissequa solo l'entrata nell'attacco implementato da Tex Winter. Si inizia con le distanze e le giocate piccole del triangolo, eseguendo il tutto senza convinzione e, soprattutto, come rilevato da Porzingis, per poi passare alla più totale improvvisazione. Due le motivazioni principali di questo rigetto degli schemi di Jackson: la prima, dovuta all'assenza di una linea tecnica chiara e ben definita (Hornacek non è un fan della triple post offense), la seconda, causata dalla scarsa attitudine di certi giocatori (Carmelo Anthony e Derrick Rose) nell'impegnarsi per adottare davvero un sistema che non riconoscono come proprio. Melo è infatti da sempre l'antitesi dei concetti di spacing chiari a Phil Jackson, preferendo giocarsi la maggior parte dei possessi in isolamento, mentre Rose è giocatore da pick and roll, come candidamente ammesso dal diretto interessato in una recente intervista. Neanche il lavoro di Kurt Rambis sulla difesa ha migliorato i disastrosi numeri dei Knicks nella propria metà campo: la squadra è rimasta infatti venticinquesima per efficienza difensiva. Cosa attendersi dunque dal futuro dei Knicks? Chiarezza. La stessa che reclama Porzingis, e che dovrebbe indurre Phil Jackson a ritornare in panchina per allenare, alle sue condizioni e, possibilmente, con un gruppo di giocatori adatto alle sue esigenze.