NGiungono entrambi da Dallas i due tanto attesi innesti dei bulimici Cleveland Cavaliers. Quelli invocati con veemenza per settimane da LeBron James, tanto per intendersi. Si tratta di Deron Williams, point guard tagliata pochi giorni fa dai Mavericks di Mark Cuban e Rick Carlisle, e del centro australiano Andrew Bogut, vicinissimo all'accordo relativo al buyout con i Philadelphia 76ers, franchigia con cui i texani lo avevano scambiato poche ore prima della scadenza della trade deadline (oltre a Justin Anderson e una scelta al prossimo Draft, per Nerlens Noel).

Andrew Bogut. Fonte: Mark D. Smith-USA TODAY Sports

Per i campioni Nba in carica è un vero proprio doppio colpo, firmato dal general manager David Griffin, troppo spesso bistrattato da stampa e tifosi dei Cavs. Con Deron Williams, la squadra allenata da Lue si assicura il backup di Kyrie Irving nella posizione di point guard (ruolo in realtà spesso ricoperto da Sua Maestà LeBron James), mentre con Bogut Cleveland ottiene un lungo di altissimo livello, in particolar modo per le sue qualità nella metà campo difensiva. Prima scelta assoluta al Draft del 2005, pescato dai Milwaukee Bucks, Bogut è stato uno dei pilastri dei Golden State Warriors dell'ultimo biennio, partendo praticamente sempre come centro titolare del quintetto di Steve Kerr (ironia della sorte, silurato solo nella seconda metà delle Finals 2015, quando a sostituirlo, con esiti eccellenti, fu Andre Iguodala). Ora l'australiano, che quest'anno ha giocato poco (e male) ai Mavs, ha scelto i Cavaliers per vincere un altro titolo e in un certo senso vendicarsi di quanto accaduto lo scorso anno. Già, perchè se è vero che la rimonta di James e compagni alle ultime Finals fu addebitata alla squalifica di Draymond Green per gara-5 e alle prestazioni da urlo di James e Irving, è altrettanto indubbio che l'infortunio di Bogut tolse ai Warriors la possibilità di difendere come d'abitudine (il nigeriano Festus Ezeli non riuscì ad avere lo stesso impatto). Ecco che il lungo aussie passa adesso dall'altra parte della barricata, dopo essere stato scaricato proprio da Golden State nei primi giorni di luglio, quando l'arrivo nella Baia di Kevin Durant "costrinse" il general manager Bob Myers a lasciare a Dallas sia lui che Harrison Barnes. 

Andrew Bogut contro LeBron James. Fonte: Ken Blaze/Reuters

Anche altre franchigie hanno provato in queste ultime ore ad accaparrarsi i diritti sulle prestazioni sportive di Bogut, come riportato da Marc Stein di Espn. San Antonio Spurs, Houston Rockets e Boston Celtics erano infatti interessate ad aggiungere al loro roster un altro lungo di livello, ma la volontà dell'australiano è stata chiara: raggiungere i Cavs per aggiudicarsi il secondo anello della sua ormai lunga carriera Nba. "Fino a stamattina Andrew non era certo della sua decisione - le parole del suo agente David Bauman - in questi giorni ha parlato un po' con tutti, ad esempio con Brad Stevens, coach dei Boston Celtics. E' stata una bella chiacchierata, d'altronde Andrew non ha voluto lasciare niente al caso, confrontandosi con tutte le squadre interessate per essere certo di capire che tipo di ruolo gli venisse proposto. Alla fine mi ha chiamato dicendomi che Cleveland era la scelta giusta: una franchigia che gli darà la chance di tornare alle Finals e di dimostrare a tutti che è ancora il grande giocatore difensivo che questa lega conosce". Per poter firmare con Bogut, i Cavs dovranno però prima fargli spazio tagliando un altro giocatore presente nel loro ormai lunghissimo roster. Dall'inizio della regular season sono infatti arrivati in Ohio Kyle Korver, Derrick e Deron Williams, e ora Andrew Bogut, con l'australiano che con ogni probabilità si alternerà con Tristan Thompson nella posizione di centro della squadra di Lue, mentre Kevin Love e Channing Frye saranno gli uomini del frontcourt deputati ad aprire il campo per il tiro da tre punti. In attesa del ritorno a pieno regime di J.R. Smith (e dello stesso Love), i campioni Nba hanno costruito una squadra fatta di tantissimi big, giocatori di talento e grande esperienza, che attualmente è molto più profonda dei rivali dei Golden State Warriors, da tanti definiti come un superteam e un esempio da non seguire.