Tempi duri in quel di Charlotte. La preoccupazione è tanta, ma è importante non cadere in inutili allarmismi che potrebbero ulteriormente complicare le cose. La stagione fin qui disputata dagli Hornets sfiora la mediocrità, l'attuale undicesima piazza nella Eastern Conference (26 vittorie e 34 sconfitte), a tre partite di ritardo dai Detroit Pistons ottavi, lascia intendere l'esistenza di più di un problema nei meandri della franchigia cara a Sua Maestà Michael Jordan.
Rispetto alla brillante stagione scorsa, terminata con Charlotte al sesto posto ed impegnata ai playoff in una elettrizzante serie contro i Miami Heat (persa a testa alta 4-3), il giocattolo quasi perfetto creato dallo stratega Steve Clifford sembra essersi rotto, lasciando il passo ad una squadra svuotata, priva di mordente, che ha collezionato sconfitte in serie, alcune anche nette, fragorose, con avversari di egual portata, o addirittura più deboli.
Il successo ottenuto questa notte in volata, in casa dei Los Angeles Lakers (104-109, con 30 punti di Walker e 24 di Kaminsky) ha ridato un leggero sorriso agli Hornets che potrebbero trarre beneficio dal blitz esterno e ritornare ad esprimersi con maggiore leggerezza in questo rush finale di RS. La vittoria sofferta, ma meritata in casa dei gialloviola potrebbe essere la giusta miccia per accendere la stagione di Charlotte, così come accadde lo scorso anno, in cui visse un qualcosa di simile. Parecchio mediocri fino alla pausa (27-26), irresistibili dopo l’All Star Game, con un finale da 21 vittorie su 29 (terzo miglior record dietro Warriors e Spurs) buono per chiudere con un più che positivo record di 48 vittorie e 34 sconfitte, ed il sesto posto a Est con lo stesso bilancio della terza.
Nemmeno i numeri di Kemba Walker sono riusciti finora a frenare il crollo di Charlotte. I suoi 22.8 punti, 4.1 rimbalzi e 5.4 assist di media a partita, contornati dal 40.5 per cento dall'arco dei 7 metri e 25, non sono bastati al momento a risollevare i "calabroni" dalla pochezza, bassezza della loro regular season fin qui disputata. Il momento di ottenere la maturità da "All Star" è giunto ora. Il classe '90, una delle migliori point guard della Lega, letale in penetrazione e al tiro dal palleggio, ha l'arduo compito di prendere per mano i suoi e trascinarli ai playoff, solo in questo modo può salvare la sua stagione e quella della sua squadra dall'anonimato, verso cui il suo team sta pericolosamente dirigendosi a grandi passi.