Poco più di due terzi di Regular Season alle spalle, poco meno di venticinque gare ancora da giocare. In NBA la margherita delle pretendenti ai playoffs, in controtendenza rispetto agli ultimi anni e, soprattutto, alla naturale corsa verso la qualificazione, si fa sempre più ricca di petali, di alternative, oltre che serrata nella lotta. Quattro squadre, forse cinque, in corsa nella Eastern Conference dominata, in pantofole, dai Cleveland Cavaliers; sei, addirittura, nella Western, dove persino i Dallas Mavericks autori di una delle peggiori partenze della propria storia nel primo scorcio di campionato, che gli altalenanti Minnesota Timberwolves hanno ancora possibilità di giocarsi un posto al sole post-primaverile.
Piuttosto che una gara a vincere, la race sembra stranamente caratterizzata dalla pochezza strutturale delle pretendenti che, chi prima chi successivamente, viene penalizzata da periodi di buio pesto che ne compromettono il posizionamento e, di conseguenza, il record. Persino squadre apparentemente costruite con organici degni della post-season, come ad esempio gli Charlotte Hornets del nostro Marco Belinelli, i Milwaukee Bucks di Jason Kidd o i Portland Trail Blazers di Lillard, sono state invischiate nella lotta all'ultima vittoria - o sconfitta - che decreterà la griglia dei playoffs. A cinquanta giorni dall'inizio della seconda fase, andiamo a vedere chi, a fine Febbraio, può avere maggiori possibilità di accedervi.
Eastern Conference
Tra le cinque pretendenti al piazzamento finale e, verosimilmente anche all'eliminazione contro i Cleveland Cavaliers nel primo turno di playoffs, inseriamo anche i New York Knicks, scheggia impazzita del lotto che, nell'ottovolante della Grande Mela, potrebbe sfruttare un minimo di entusiasmo e di ritrovata serenità della propria superstar Anthony, rinvigorito dalla permanenza in città dopo la trade deadline, per scalare posizioni e provare ad inserirsi nella bagarre. Difficile, tuttavia, ad oggi, pensare alla squadra di Hornaceck davanti alle altre, ma mai dire mai. Questione di orgoglio, mai da sottovalutare.
Decisamente in ascesa le quotazioni dei Detroit Pistons, che qualora la Regular Season si chiudesse oggi sarebbero detentori dell'ottava piazza, e soprattutto della squadra più in forma di questo quintetto, ovvero i Miami Heat di Eric Spoelstra. Dragic, Whiteside e soci sono tornati prepotentemente in lizza grazie alla sfuriata di tredici affermazioni consecutive e, dopo aver tirato fisiologicamente il fiato per due gare, condizionati anche da qualche infortunio di troppo, hanno ripreso a cavalcare con tre successi di seguito. Tra le due contendenti, la qualità e la solidità mostrata dai ragazzi della Florida potrebbe farsi preferire a lungo andare, nonostante Van Gundy sia riuscito a far quadrare il cerchio in quel di Mo Town dopo anni di tanti bassi e pochissimi alti, rendendo i Pistons una squadra comunque ostica da affrontare e dura da battere.
Chi invece nell'ultimo mese ha visto clamorosamente calare drasticamente prestazioni e numero di vittorie sono stati gli Charlotte Hornets ed i Milwaukee Bucks, il cui bilancio nel recente passato è costantemente accompagnato dal segno meno. Chi per un calo di forma e soprattutto di alchimia in campo, chi per l'infortunio della propria star, le due squadre hanno dovuto fronteggiare una striscia di sconfitte (13 delle ultime 15 per Charlotte) che rischia seriamente di compromettere una stagione nata sotto tutt'altra stella. Riusciranno Kemba Walker ed il miglior Batum di sempre a risollevare le sorti della squadra di coach Clifford?
Western Conference
Ancor più intrisa di mistero e follia è la corsa all'ottavo posto della Western Conference, sempre più somigliante ad un misto tra un giallo di Agatha Christie ed uno splatter ad auto-eliminazione di Quentin Tarantino. Detto della migliore struttura, in apparenza, del roster dei Portland Trail Blazers in avvio di stagione, quello che da sempre ha caratterizzato la truppa del Moda Center di coach Terry Stotts era la coesione e l'unità d'intenti, fotografata al meglio nelle passate stagioni da una difesa difficilmente penetrabile ma che, quest'anno, ha subito una profonda involuzione, condizionando negativamente le prestazioni della squadra dell'Oregon. A Lillard e, ovviamente, a CJ McCollum il compito di risollevare le sorti dei Blazers, trascinandoli ai playoff, obiettivo ampiamente alla loro portata.
Nel frattempo, però, chi ha trovato una discreta quadratura, seppur alla lontana, sono i Denver Nuggets di Danilo Gallinari, che al pari dei Detroit Pistons nell'altra metà di pallacanestro degli Stati Uniti, conservano nonostante svariati passi falsi l'ottava piazza. L'attacco, in Colorado, oltre a vendere biglietti fa vincere anche qualche partita, ma sarà sufficiente mettere a bersaglio 120 punti a sera per arrivare ai playoffs? Chi sembrava aver intrapreso la strada giusta nell'ultimo periodo, facendosi strada dopo un avvio di stagione a dir poco nefasto, sono i Dallas Mavericks, che tuttavia negli ultimi giorni di mercato hanno perso la sapiente leadership di Deron Williams, mossa che sembra destinata a segnare il prosieguo del campionato della squadra di Cuban. Lasciare andare il proprio play titolare per puntare su Ferrell sembra una mossa orientata maggiormente verso il futuro piuttosto che nell'immediato, ma con gente come Nowitzki, Barnes e Matthews, mai scommetterci contro.
Nel marasma generale si sono inseriti, infine, nella lotta, tre squadre che forse alla lontana pensavano di potervi partecipare. Nel ruolo di "imbucati alla festa" sono soprattutto i Minnesota Timberwolves di Tom Thibodeau, che in un'annata dove i giovani dovevano formarsi e costruire delle solide basi per il futuro, si ritrovano a tre partite dalla post-season, un obiettivo forse mai dichiarato nonostante le strabilianti prestazioni dei vari Wiggins e Towns. Vorranno provarci davvero?
Di difficile valutazione invece la candidatura da una parte dei Sacramento Kings e dall'altra dei New Orleans Pelicans, i cui roster sono stati profondamente stravolti dalla trade che ha portato Boogie Cousins accanto ad Anthony Davis. Le prime prestazioni della coppia dei Pelicans non hanno pagato i dividendi sperati, come forse era prevedibile, con un'alchimia ancora da trovare, ma qualora riuscissero a trovare un feeling degno di tal nome, l'ottava piazza potrebbe essere comunque un obiettivo ancora raggiungibile. E i Kings? La solidità di Joerger è sicuramente un ottimo punto di partenza, ma restano da stabilire le gerarchie di un roster che privo della sua stella più lucente non sembra di livello per puntare all'ottavo posto e competere con le altre: less is more?