Stagione finita per Ben Simmons. O, per meglio dire, mai iniziata. Il giovane australiano da Louisiana State University, prima scelta assoluta dello scorso Nba Draft, non ha infatti pienamente recuperato dall'infortunio occorsogli in preseason, quando si fratturò il piede sinistro durante il training camp dei Philadelphia 76ers. A comunicarlo ufficialmente, il general manager dei Sixers, Jerry Colangelo, che mette così fine alle voci che volevano Simmons pronto ad esordire tra i professionisti subito dopo la pausa per l'All-Star Game.
"Il ragazzo avrebbe voluto giocare - le parole di Colangelo in una conferenza stampa svoltasi pochi minuti fa - ed è a pezzi per non poter scendere in campo, ma purtroppo non è ancora completamente guarito, e dunque non ci sono le condizioni per un suo esordio. Abbiamo sempre dichiarato che avremmo voluto dargli l'opportunità di giocare già a partire da questa stagione, ma è sempre esistita anche l'eventualità opposta, e ciò che la nostra speranza non si concretizzasse, nel caso in cui il suo recupero non fosse stato completo. Non abbiamo intenzione di mettere Simmons in una situazione in cui sarebbe nuovamente a rischio frattura". Svaniscono così i sogni dei tifosi dei Sixers di vedere insieme in campo l'australiano e il camerunese Joel Embiid, candidato principale al premio di rookie dell'anno, per le ultime ventisei partite della regular season dei Clippers. Intorno a Simmons e al suo recupero erano già circolate nei mesi scorsi diverse speculazioni mediatiche, secondo cui i rappresentanti del ragazzo avrebbero fatto pressione su Philadelphia per evitare di farlo debuttare nella stagione in corso, e consentirgli così di competere l'anno prossimo proprio per il riconoscimento di rookie of the year. Dal punto di vista tecnico, la prolungata assenza di Simmons costringerà la franchigia della Pennsylvania a dover attendere ancora molti mesi per comprendere quale potrà essere l'impatto della loro prima scelta sul gioco della squadra.
Intanto nell'ambiente dei Sixers si continua a discutere di quanto accaduto ieri, ultimo giorno prima della trade deadline Nba, in particolare dello scambio che ha visto coinvolto Nerlens Noel, spedito ai Dallas Mavericks per Andrew Bogut, Justin Anderson e una scelta al Draft (una prima chiamata se quella dei Mavs sarà entro la diciottessima pick: in caso contrario due al secondo giro). Secondo quanto riportato oggi dai network americani, la decisione di liberarsi di Noel sarebbe stata presa da Colangelo per la difficile compatibilità del ventiduenne prodotto di Kentucky con Joel Embiid, ormai indiscusso leader della squadra. Solo otto infatti i minuti collezionati in stagione dalla coppia Noel-Embiid, con il primo che sarebbe diventato unrestricted free agent a partire dal 30 giugno 2018. L'addio di Noel non avrebbe comunque precluso anche quello di Jahlil Okafor, che Phila ha provato a scambiare fino all'ultimo, senza però trovare delle contropartite gradite (il giocatore aveva espresso il suo gradimento per la soluzione Chicago). Attualmente il reparto lunghi a disposizione di Brett Brown comprende dunque gli stessi Embiid e Okafor, oltre a Holmes e a Dario Saric, il croato principale beneficiario delle ultime scelte del frontoffice dei Sixers (come quella che ha spedito Ersan Ilyasova ad Atlanta). Come anticipato anche dal suo allenatore, Saric avrà ora maggiore spazio, in particolare nella posizione di numero quattro, senza dover essere più costretto a giocare anche da ala piccola. Reparto lunghi di cui con ogni probabilità non farà parte Andrew Bogut: il centro australiano ha rifiutato ieri ogni ipotesi di trade, e sta negoziando una risoluzione consensuale del contratto per diventare svincolato e poter così decidere quale progetto tecnico (ed economico) sposare per questo finale di stagione.