Si sono chiuse ieri, con la vittoria dell'Olimpia Milano, le PosteMobile Final Eight 2017 di Coppa Italia, disputate al Polo Fieristico di Rimini. Quattro giorni in cui la palla a spicchi ha regalato spettacolo, tra gioie e dolori, tra i colori del pubblico e la magia in campo. Talento, tecnica, determinazione sul parquet. Il tutto riassunto in un conteggio, dallo zero al dieci.

ZERO, come i rimpianti che tornano nella valigia di Brescia. Coach Diana, con un roster ristretto a otto giocatori (sette e mezzo nella partita contro Sassari, causa problemi muscolari di Burns), è riuscito a portare una neopromossa in Serie A ad un passo da una finale insperata, eliminando la Reyer, arrivata a Rimini con la seed numero due, e crollando nel finale contro la Dinamo.

I tifosi della Leonessa.

UNO, come il canestro che ha separato Brindisi e Capo d'Orlando da un'impresa quasi storica. Meo Sacchetti si è dovuto arrendere di fronte a un tap-in di Macvan sulla sirena, mentre la Betaland è arrivata stanca alla volata finale, dove un signore lituano, che sembrava essersi ritirato, ha spinto Reggio Emilia al passaggio del turno.

DUE, come i canestri decisivi di Rimantas Kaukenas contro Capo d'Orlando, nell'opening game. Gli anni passano, gli attributi restano: nel momento più difficile, è stato lui a prendersi i due tiri chiave per la Grissin Bon. Due jumper che hanno mosso la retina, permettendo a coach Menetti di archiviare la prima pratica.

Rimas Kaukenas, l'anima della Grissin Bon.

TRE, come le partite che coach Pasquini aveva intenzione di disputare sul parquet delle Final Eight. Obiettivo dichiarato raggiunto, per Sassari, ma con un finale agrodolce. I sardi arrivavano a Rimini con 12 vittorie nelle ultime 16 gare: i numeri sono cresciuti ancora, ma la sconfitta è rimasta bruciante. Resta però una consapevolezza rafforzata, in vista sia dei playoff in campionato (ancora da conquistare), sia della Champions League.

QUATTRO, come il voto alla Sidigas Avellino. Arrivata come una delle principali outsider di Milano, la Scandone è crollata al primo turno. Di fronte a una squadra di tutto rispetto come Sassari, certo, ma le premesse che accompagnavano i campani a queste Final Eight, erano indubbiamente differenti rispetto a quel che è stato l'esito del viaggio in Emilia.

Il tentativo di Ragland sulla sirena contro Capo: il suo errore spegne le speranze e i sogni di gloria della squadra di coach Sacripanti.

CINQUE, come le sconfitte consecutive di Venezia. Dopo le tre in campionato e quella in Champions League, l'upset subito da Brescia. Gli infortuni e le condizioni precarie del roster di coach De Raffaele hanno intaccato le ambizioni dei lagunari: fossero arrivati al completo, probabilmente parleremmo di un'altra storia. Per questo la delusione viene attutita.

SEI, come il voto all'Olimpia Milano. Sì, ha vinto, per questo merita la sufficienza. Era però lecito aspettarsi qualcosa di più da una squadra con tale potenziale. L'assenza di Simon, per stessa ammissione di Repesa, ha influito sulla creatività e sull'attacco, ma l'intensità difensiva altalenante ha fatto vacillare un dominio confermato solo dai risultati. Che sono comunque la cosa più importante.

Il buzzer beater di Milan Macvan contro Brindisi, nel quarto di finale.

SETTE, come trofei consecutivi in Italia di Rakim Sanders. Non è un'esagerazione affermare che in questo momento sia il dominatore del basket italiano. Prima il tris con Sassari, poi quello con l'Olimpia. Pigliatutto nel 2015 e nel 2016, esiste alta probabilità che la striscia si estenda anche al 2017. Non è stato premiato, ma è probabilmente stato il giocatore decisivo per le sorti dell'EA7 a Rimini.

OTTO, come i punti di vantaggio di Reggio Emilia a inizio quarto quarto, nella semifinale contro Milano. Difficile eleggere la partita più bella del torneo, ma forse quella tra EA7 e Grissin Bon è stata, per contenuti tecnici, la più di qualità. L'hanno spuntata i meneghini, grazie a uno straordinario ultimo periodo di Pascolo, che ha permesso di ricucire quel +8 mal gestito da Reggio.

Dada Pascolo, mattatore e risolutore.

NOVE, come il voto al pubblico della quattro-giorni riminese. Il calore dei tifosi ha accompagnato lo spettacolo in campo. Quasi ventimila persone in totale hanno affollato il Polo Fieristico di Rimini, contribuendo attivamente al successo (non solo mediatico) di una manifestazione che si conferma kermesse di lusso per il basket italiano.

DIECI, come il massimo distacco con cui si è chiusa una partita. La finale, peraltro. Sintomo di un equilibrio non del tutto atteso, ma perdurato dal giovedì alla domenica. Sette partite al cardiopalma, fatte di intensità e ritmo, unite dal comune denominatore che era la voglia di prevalere sull'avversaria, senza mollare un centimetro. E dieci anche come il voto a queste Final Eight: difficile chiedere di meglio.