"Non avevamo energie, eravamo totalmente svuotati ed i nostri avversari correvano molto più di noi". Ha esordito così ai microfoni di ESPN coach Mike D'Antoni subito dopo la fine della gara che ha visto i suoi Rockets soccombere al Toyota Center 109-117 contro gli Heat. Una gara amara per la sua squadra, una sfida in cui Houston ha denotato problematiche di natura fisica ed anche mentale, una squadra senza mordente apparsa sin dalle prime battute della contesa in totale balìa degli avversari. Una battuta d'arresto, la 18^ stagionale, che non pregiudica il buon cammino percorso finora da Harden e soci (terzi ad Ovest, a 4 partite di margine dai Clippers proprietari della quarta piazza), ma che lascia in eredità molte nubi in previsione del futuro più immediato ed anche l'infortunio patito da Patrick Beverley nel corso del secondo quarto rende queste ultime più scure, minacciose.
Un problema all'inguine, questa la prima diagnosi, con D'Antoni preoccupato per l'accaduto, ma al contempo speranzoso che il suo "cagnaccio" possa ristabilirsi subito dopo la pausa per la disputa dell'All Star Game. Perdere Beverley, il miglior difensore dei texani, comporterebbe una bassa profondità del backcourt ed esporrebbe ai vari Harden, Gordon, e Brewer un maggior dispendio d'energie dovuto al conseguente minutaggio più elevato.
La Trade Deadline si avvicina inesorabile, il 23 febbraio è ormai lì, dietro l'angolo ed il General Manager dei Rockets Daryl Morey avrà l'ingrato compito di decidere se intervenire o meno sul mercato per rimpolpare l'attuale roster. Più che uno "strecht four" a Houston potrebbe ritornare utile mettere sotto contratto una guardia, capace di far rifiatare James Harden e sostituire Beverley qualora il suo infortunio potesse rivelarsi più grave del previsto. Proprio il "Barba", nella sfida giocata e persa questa notte contro Miami, è rimasto in campo per ben 42' minuti, ha fatto registrare la sua 15^ tripla doppia stagionale (38 punti, 12 rimbalzi e 12 assist) ed ha calcato il parquet per l'intero ultimo quarto, senza mai rifiatare in panca, seppur gravato di cinque falli. "Siamo un buon gruppo, c'è molta chimica nel nostro spogliatoio. Stiamo facendo un'ottima stagione, io sono contento di ciò che ho a disposizione. Morey è una persona molto diligente, sa il fatto suo e mi fido del suo operato". Queste le dichiarazioni dell'head coach dei Rockets appena interrogato su possibili movimenti di mercato che potrebbero interessare da vicino la sua franchigia.
Con Beverley out, ed Harden costretto agli straordinati forzati, coach D'Antoni ha schierato Corey Brewer per cercare di arginare le scorazzate di Dragic e Waiters, e seppur col fiatone, dal -18 i "Razzi" si sono avvicinati sino al -6, ma proprio sul più bello, nel frangente in cui bisognava serrare le fila ed operare il sorpasso, le energie psico-fisiche sono venute meno, e Houston ha così steso il tappeto rosso a Miami, la quale si è forgiata della vittoria, meritatamente.
Un'inizio di stagione folgorante, culminato in un Dicembre ed una prima parte di Gennaio perfetti (21 vittorie su 23 sfide disputate) hanno spinto i Rockets verso i quartieri altissimi della Western Conference. A questo filotto di vittorie è succeduto un periodo di flessione, che dura tutt'ora, in cui Houston non è riuscita più ad avere quella brillantezza necessaria per mantenersi sui livelli della prima metà di Regular Season, seppur reduce, prima del brusco stop di questa notte, da quattro W consecutive che avevano in qualche modo riacceso la luce all'interno dello spogliatoio texano. Una lieve flessione o la rottura del giocattolo dantoniano? Lo scopriremo presto.