Una vita con i colori dei Miami Heat cuciti addosso. Dal 2003 al 2016, 855 gettoni di presenza con la franchigia di South Beach, ma si sa, nella vita tutto ha un inizio ed una fine. Ed anche la gloriosa avventura di Dwyane Wade in Florida questa estate ha conosciuto i titoli di coda, con "Flash" che ha preferito far ritorno a casa, accasandosi con i Chicago Bulls. Dopo sei mesi di silenzio, Wade ha spiegato i motivi del suo addio agli Heat ad Adrian Wojnarowski, in un'intervista al The Vertical Podcast.

Queste le parole che hanno chiarito i motivi del cambio squadra: "Adoro gli Heat e Pat Riley, lo stimo e sono convinto che la cosa sia reciproca. Sono rimasto molto deluso dal fatto che non ci siamo confrontati, io e lui non ci siamo parlati, e proprio come conseguenza di ciò è scattato in me una sensazione particolare, ho avvertito che Riley forse non voleva tenermi con sè a Miami, non ha fatto molto per trattenermi. Cosa che invece mi hanno dimostrato la famiglia Arison e coach Spolestra".

Continua a tuonare Dwyane Wade, sentendosi rifiutato dalla sua vecchia famiglia: "Tutto sta nel fatto che io e Pat non abbiamo avuto un colloquio, non ci siamo parlati. Dopo un pò di tempo gli ho detto che mi ha ferito, e che mi sono sentito mancato di rispetto. Ho aspettato a lungo una sua chiamata, un messaggio, ma questa attesa si è dimostrata vana. Mi sono sentito non voluto dalla persona che reputavo più importante lì a Miami, una delle poche persone di cui mi importava un parere. Tutto questo mi ha spinto a prendere la decisione di lasciare gli Heat, per giocare a Chicago, dove sono nato. Ho 35 anni, ma sono ancora un valido giocatore e darò tutto me stesso per rendermi utile alla causa Bulls".