Grazie a una prestazione da MVP di Steph Curry (43 punti, con 15/23 dal campo, 9/15 da tre, 9 rimbalzi e 6 assist in 29 minuti di gioco), i Golden State Warriors di Steve Kerr spazzano via i Los Angeles Clippers alla Oracle Arena. Gara senza storia quella giocata sulla Baia, con gli ospiti costretti al naufragio già nel primo tempo, trafitti da un Curry indemoniato, capace di esaltarsi ulteriormente nel terzo quarto (dove metterà a segno 25 punti) e di trascinare i californiani a un comodo successo, che vale loro la quarantesima vittoria in questa regular season. Lob City ancora orfana di Chris Paul e con Blake Griffin alle prese con problemi di falli.
Doc Rivers si presenta alla Oracle Arena ancora senza il suo play titolare, out a tempo indeterminato per un problema alla mano. C'è dunque Austin in cabina regia, ed è J.J. Redick a partire forte in attacco per gli ospiti, anche se dall'altra parte Curry e Thompson fanno capire che per Lob City sarà una serata lunga. Griffin è costretto a sedere presto in panchina per due falli in meno di tre minuti, rimpiazzato da Wesley Johnson. Golden State ne approfitta per piazzare il primo parziale della partita, grazie a un Kevin Durant praticamente perfetto sui due lati del campo. Ed è dalla difesa che i padroni di casa fanno partire le loro ondate in transizione: Draymond Green è splendido nella difesa del ferro, Pachulia si trasforma in passatore, e Klay Thompson diventa letale quando Kerr concede un po' di riposo a Curry. La second unit dei Clippers prova a rimanere a contatto, con Speights e Raymond Felton, mentre Jamal Crawford va fuori giri, peraltro ben contenuto dal rookie McCaw. Il giro di cambi di Kerr produce ben altra energia: JaVale McGee rivaleggia con Jordan nei voli al ferro, Shaun Livingston è una sentenza dalla media distanza, Andre Iguodala e James Michael McAdoo vanno forte a rimbalzo. Spetta così a Blake Griffin prendersi i Clippers sulle spalle al rientro in campo nel secondo quarto: il numero trentadue di Rivers attacca a testa bassa, segna canestri difficili e spettacolari ma alla lunga sbatte contro la difesa di Green, che infiamma la Oracle e lancia almeno un paio di contropiedi chiusi alla grande da Durant e Curry. Steph conclude su una nota altissima un primo tempo di livello, con un buzzer beater da metà campo che lascia senza parole persino i commentatori di Espn.
Sotto 72-51 all'intervallo lungo, i Clips rientrano in campo consapevoli del loro destino, ma forse non immaginano che Steph Curry stia per entrare nella sua ormai famosa zone. Il due volte MVP della regular season è protagonista di un terzo quarto d'autore, non solo per esecuzione ma anche e soprattutto per aggressività. Il numero trenta dei Warriors vuole il pallone, comincia a segnare triple a ripetizione da ogni parte del campo e in diverse situazioni, attacca il ferro e trova giochi da tre punti, va forte a rimbalzo, assiste Pachulia e il gemello Thompson, per un vantaggio che in un lampo supera le trentacinque lunghezze. Il gioco equilibrato di Golden State lascia così spazio a un one man show, che termina solo con la fine del quarto, quando gli effetti dell'uragano Curry hanno ormai spazzato ciò che restava degli avversari. I numeri da capogiro di Steph fanno passare in secondo piano una prestazione solida e completa dell'intero quintetto dei padroni di casa, che annichiliscono i Clippers, al tappeto quando mancano ancora diciotto minuti alla conclusione. L'ultimo periodo diventa dunque di totale garbage time, con i vari McCaw, Looney, Varejao, McAdoo, Clark a maramaldeggiare contro i loro omologhi in maglia Lob City. Anderson, Stone, Bass e Speights non riescono nemmeno a limitare il passivo, che sulla sirena raggiungerà le quarantasei lunghezze, per una ripassata di proporzioni gigantesche.
Golden State Warriors (40-7). Punti: Curry 43, Durant 23, Thompson 16, McAdoo 10. Rimbalzi: Curry 9. Assist: Durant 7.
L.A. Clippers (30-18). Punti: Griffin 20, Redick 13, Rivers e Felton 10. Rimbalzi: Felton 7. Assist: Rivers 6.