Il cambio di allenatore e la ristrutturazione del roster avvenuta la scorsa estate non sembrano aver cambiato il destino dei New York Knicks, squadra sempre in discussione e al momento fuori dalle migliori otto nel ranking della Eastern Conference. Dopo una partenza promettente, gli uomini di Hornacek hanno raccolto solo due vittorie nelle ultime dieci partite, finendo all'undicesimo posto ad Est, con u record di 18-24, a tre gare dall'ultimo posto utile per la post-season, occupato dai Milwaukee Bucks.
In una situazione del genere, riemergono le voci su una nuova rivoluzione dalle parti del Madison Square Garden. Già l'assenza ingiustificata di Derrick Rose nella partita casalinga della scorsa settimana (persa) contro i New Orleans Pelicans aveva lasciato di stucco ambiente e dirigenza, informati tardi della fuga del loro playmaker verso Chicago (ufficialmente, per motivi familiari). Ma a rendere pesantissimo il clima intorno ai Knicks è stata la prestazione nella gara di domenica contro i Toronto Raptors. All'Air Canada Centre New York non è praticamente scesa in campo, concedendo agli uomini di Casey una vittoria mai in discussione. L'atteggiamento di buona parte dei giocatori ha irritato tifosi e critica, al punto che si è tornati a parlare di un addio di Carmelo Anthony (indiscrezione messa in giro da Charley Rosen, giornalista e confidente di Phil Jackson). Melo ha prima risposto in maniera glaciale ("Se il frontoffice ritiene che il mio tempo a New York sia finito, dovremo sederci insieme a un tavolo e parlarne"), poi è tornato sull'argomento ieri sera, dopo aver incassato un'altra sconfitta, al Madison contro gli Atlanta Hawks. Che nessuno si permetta di mettere in discussione il mio impegno, il senso delle parole del numero sette, ormai uno dei pochi a parlare in casa Knicks, dato il silenzio assordante di Phil Jackson. "In questi anni penso di aver dimostrato più volte la mia fedeltà alla causa - le dichiarazioni postpartita di Anthony - l'ho fatto giorno dopo giorno. Quindi non ho nulla da dire al riguardo. Mi sono sempre impegnato per questa squadra, non mi sono mai arreso, mi sono allenato duramente, sono stato sempre professionale nei vostri confronti (riferendosi ai giornalisti, ndr). Non devo dimostrare nulla a nessuno".
Secondo quanto riportato da Ramona Shelburne di Espn, Anthony incontrerà a breve Phil Jackson per ottenere chiarimenti sul suo futuro da parte del massimo responsabile dell'area tecnica dei Knicks. Un Jackson che non parla da settimane, ma che non ha smentito il virgolettato sul conto della sua superstar, apparso su FanRag Sports di Charley Rosen, come accennato suo amico e confidente, secondo cui Melo "non sarebbe più utile a New York". Davanti ai giornalisti Anthony innesta però la retromarcia rispetto a quanto dichiarato a Toronto: "La mia priorità è giocare a pallacanestro e provare a vincere qualche partita. Se qualcuno vuole parlarmi, sa dove trovarmi. Di certo non farò avanti e indietro con il frontoffice per avere chiarimenti: si tratta del nulla, solo di un articolo di giornale. In questo momento non c'è nulla in sospeso tra me e il management. Dobbiamo provare a restare positivi come squadra, serrare le fila e continuare a credere l'uno nell'altro. I ragazzi hanno voglia di vincere, e sanno che possiamo contare solo su noi stessi. In questo momento dobbiamo difenderci a vicenda". Una situazione in evoluzione, dunque, che potrebbe condurre all'ennesimo ribaltone entro il prossimo mese, ovverosia prima della deadline del 23 febbraio riguardante la possibilità di scambiare contratti e giocatori. Non è un mistero che Jackson consideri Anthony inidoneo al suo progetto tecnico, ma in caso di addio sarà Melo a dover accettare la sua prossima destinazione. Si fanno i nomi di Clippers e Cavs per la stella di New York, ma come ormai tradizione per i Knicks, nessuno è in grado di prevedere cosa si profilerà all'orizzonte quando la nebbia del caos si diraderà.