Li avevamo lasciati in un'altra giornata speciale, quella di Natale, in cui Kyrie Irving aveva deciso la sfida fra i due top team con un tiro in fade-away a pochi secondi dalla sirena. Questa sera si ritrovano alle due di notte (orario italiano) in un'altra giornata particolare, quella dedicata a Matin Luther King, con Golden State che vuole prendersi una rivincita. Vediamo l'avvicinamento alla sfida delle due squadre, attraverso le parole dei protagonisti.
Il primo a parlare per i Cavaliers è Lebron James, che non vuole alzare la voce, anzi, specifica che secondo lui non c'è una grande rivalità fra le due squadre: "Non consideriamo i Warriors come dei rivali. Abbiamo avuto delle belle sfide negli ultimi due anni nelle Finals, ma è successo lo stesso quando giocavo a Miami contro San Antonio, e non eravamo rivali." LeBron si lascia andare persino ad alcuni complimenti nei confronti di Golden State: "Sono una grande squadra, sono stati la migliore squadra della Lega in questi ultimi due-tre anni; probabilmente una delle squadre meglio assemblate di sempre, e stanno migliorando di giorno in giorno. In ogni caso, dovete sapere che non ci comporteremo come se il nostro futuro dovesse dipendere da una sola partita contro i Warriors."
Anche il nuovo acquisto Kyle Korver, arrivato da poco più di una settimana da Atlanta, è pronto alla sfida e guarda ad essa dall'esterno: "E' una rivalità, lo sembra. Non so quanti giocatori di questo tipo ci siano nella NBA ma sembra che queste due squadre ne abbiano molti. E' divertente fare parte di ciò; questi ragazzi sono competitivi, ci sono grandi giocatori da entrambi i lati del campo e negli ultimi due anni si sono scontrati più volte. E' la prima volta per me in questo match, cercherò solamente di aggiungere qualcosa a quello che hanno già fatto questi giocatori."
Dall'altra parte invece, ci sono i Golden State Warriors, che non hanno digerito la sconfitta esterna nel Christmas Day e faranno di tutto per ribaltare l'inerzia. A parlare del match in toni opposti a quelli di James, è proprio Kevin Durant, asso nella manica dei nuovi Warriors: "Sì, penso sia una rivalità" esordisce l'ala gialloblu alla prima domanda, "Sono nuovo qui ma la maggior parte dei ragazzi, in queste ultime due Finals, ha giocato contro per un po' di tempo e sono nati alcuni accostamenti particolari, da Steph Curry a Lebron, da Klay Thompson a Iman Shumpert, da J.R. Smith a Kyrie Irving, senza tralasciare Draymond Green. E’ un gruppo di giocatori che sono diventati familiari gli uni con gli altri: è una buona cosa per il gioco, una buona cosa per la competizione e dovrebbe solo essere divertente". Sull'importanza del match una puntualizzazione: "Ci sarà un'atmosfera da playoff, non vorrei dire che non significa niente, ma se vinciamo, cosa otteniamo? Certo, vogliamo vincere ogni partita, ma l'importanza di questi match sta nel capire a che punto siamo e che tipo di squadra siamo".
L'uomo più atteso è ovviamente Stephen Curry, tanto criticato da inizio anno per un leggero calo rispetto alla scorsa stagione. Parla, Curry, soprattutto della sua situazione contrattuale, chiarendo che non ha intenzione di abbandonare i Warriors: "Non me ne vado, come ho sempre detto da quando mi è stato chiesto della free agency, questo è un posto perfetto per rimanere. I fan sono strepitosi, l'organizzazione è eccellente e abbiamo messo su un team molto competitivo che lotta per il titolo ogni anno. Non esiste nessuna ragione per cui vorrei andare in un'altra squadra." Curry risponde anche alla domanda specifica sul suo possibile contratto da 210 milioni in cinque anni, mentre adesso è il quarto giocatore di Golden State in quanto a stipendio e 82esimo nella NBA: "Mio padre mi ha sempre insegnato a non fare i conti in tasca alle altre persone, se dovessi lamentarmi di guadagnare 44 milioni di dollari in quattro anni avrei dei problemi."