In una Serie A dove Milano è la più seria candidata alla vittoria finale, per l’ennesimo anno, il principale argomento di discussione riguarda chi possa essere la vera rivale in grado di sorprendere tutti e mettere in difficoltà i lombardi, nell’epopea post Siena. Ci era riuscita Sassari, nell’anno del Triplete tricolore; Reggio ci è andata vicina, conquistando due finali scudetto, arrendendosi ai sardi prima in una drammatica - per loro - gara sette al PalaBigi e l’anno successivo all’Olimpia che ha fatto calare il sipario della stagione 2016 in sei partite.
Nelle ultime stagioni, tra le “Anti-Milano” si è inserita l’Umana Reyer Venezia: la squadra orogranata dopo tre anni di ambientamento ha iniziato la propria scalata nei vertici nazionali, con il progetto iniziato da Charlie Recalcati, poi passato in mano a Walter De Raffaele: due semifinali scudetto consecutive raggiunte, sfiorando la finalissima contro Sassari, eliminata in Gara-7 contro Reggio Emilia al Taliercio.
La passata stagione, 2015-16, iniziata positivamente con sei vittorie nelle prime nove partite, ha visto una brusca sterzata a metà campionato, quando i veneti sono incappati in sconfitte pesanti contro Milano, Capo D’Orlando, Pesaro e Cremona, mentre la sconfitta contro Sassari a febbraio ha costretto la dirigenza ad esonerare Charlie Recalcati, lasciando la squadra in mano a Walter De Raffaele. Le prime impressioni con il nuovo coach non sono state positive, ma dal mercato sono arrivati Melvin Ejim, Jeremy Pargo e Ousman Krubally, che sono stati decisivi nel conquistare i playoff con la quinta piazza in classifica. Superata la Vanoli Cremona al primo turno, con un percorso quasi netto, ad attenderli c’era Milano in semifinale. Dopo tre gare, i lagunari erano in vantaggio con due vittorie e sentivano l’odore dell’impresa, ma gli uomini di Repesa hanno ribaltato la serie e riportato la Reyer alla dura realtà, conquistando la Finale e, successivamente, lo Scudetto.
Ora, Venezia si è presentata alla sesta stagione consecutiva nel principale campionato nazionale cambiando nuovamente l’ossatura della squadra, in particolare il pacchetto americani: salutati Green e Josh Owens, la dirigenza ha affidato le chiavi dell’attacco ad una vecchia conoscenza del campionato, Marquez Haynes, già visto a Milano, Siena e Sassari, in uscita dal Panathinaikos, con il lungo Jamelle Hagins a sostituire Owens, mentre da Cremona è arrivato Tyrus McGee. Ha completato la campagna acquisti Ariel Filloy, che ricopre lo spot di cambio di Haynes, mentre è stato confermato il blocco italiani ad eccezione Ruzzier, con Tonut che riveste il ruolo di stella della squadra. I veri colpi di mercato, tuttavia, sono i rinnovi di Ejim e Michael Bramos, in odore di Eurolega, che hanno preferito proseguire il loro sodalizio con la Reyer.
L’inizio è stato piuttosto stentato, le tre sconfitte nelle prime sei gare hanno posto numerosi interrogativi sul rendimento dell’asse play-pivot, insufficiente in avvio di campionato, con coach De Raffaele seduto sotto alla spada di Damocle. La sconfitta contro Pesaro sembrava fatale per il resto della stagione, con gli spettri dell’esonero che aleggiavano intorno al tecnico campano, ma la vittoria, sofferta, contro Pistoia ha ribaltato l’inerzia della stagione e ridato fiducia ai giocatori. Da quel momento, un filotto sensazionale di dieci vittorie consecutive tra campionato e coppa, culminato con la vittoria casalinga contro Milano che ha visto i lombardi incappare nel primo KO in campionato al termine di una partita da dieci e lode per gli orogranata. Grazie a questi trionfi, la Reyer ha chiuso il girone d’andata con il secondo posto in classifica, a quota ventidue, quattro in meno di Milano, ottenendo l’accesso alle Final Eight contro Brescia.
Vittorie che non arrivano per caso, nonostante l’infermeria sempre piena: prima Hagins, fermo per un problema al retto femorale, poi Filloy e infine Tonut, operato alla schiena, senza dimenticare i malanni stagionali che hanno costretto Peric e Viggiano a letto; la squadra ha ritrovato la propria identità di gioco, basandosi sulla transizione e tiro da tre punti. Nel roster sono presenti tiratori d’elite, come McGee, Bramos, Haynes, Ejim e Peric, che creano numerosi grattacapi alle difese avversarie, aggiungendo l’atletismo, tipicamente americano, degli stranieri, in grado di finalizzare le transizioni.
Tanti fattori determinanti in questo scorcio di stagione positivo, come l'energia degli stranieri, l’ottima vena realizzativa dei tiratori e la coesione del gruppo, più unito che mai, ma l’ago della bilancia è, sorprendentemente, Ariel Filloy. Il Gaucho argentino, ex capitano di Pistoia, è risultato fondamentale nel filotto di dieci vittorie consecutive grazie alla sua freddezza nelle partite tirate: con le sue triple nei secondi finali ha regalato almeno tre vittorie a Venezia, riuscendo a sopperire al momento negativo di Haynes. Nel momento del maggiore bisogno, con quest'ultimo indisponibile, la Reyer ha ritrovato Marquez Haynes, decisivo nelle ultime uscite stagionali, e l'intesa con Jamelle Hagins, altra nota stonata di inizio stagione, ma nell'ultimo periodo in crescita.
Al giro di boa, la Reyer Venezia ha dimostrato di giocarsela con tutte, riuscendo a sopperire le difficoltà fisiche di diversi elementi chiave del roster, per cui non è errato accreditare i veneti come la principale rivale di Milano nella lotta allo Scudetto. Il roster è uno dei più equilibrati del campionato, l’allenatore è riuscito a dare un’identità precisa alla squadra e, rispetto alle altre big, specialmente l’Olimpia, i giocatori sono ben propensi a gettare il cuore oltre l’ostacolo, pur di raggiungere la vittoria.