5 aprile 2010. I Butler Bulldogs di coach Brad Stevens (attuale allenatore in Nba dei Boston Celtics) sono in finale NCAA contro la corazzata rappresentata dai Blue Devils di Duke e dal leggendario Mike Krzyzewski. Butler, college dell'Indiana, giunge a un passo dal titolo, trascinata dal suo leader Gordon Hayward, allora appena ventunenne. Ed è proprio di Hayward il tiro da centrocampo (Butler sotto di due lunghezze) che allo scadere fa trattenere il fiato a milioni di appassionati. Palla che sbatte sul ferro, va vicina al bersaglio, e poi esce. La favola non ha il lieto fine, Golia vince contro Davide.
Quasi sette anni dopo, il ragazzino da Butler University è diventato un giocatore di primo livello Nba, scelto alla numero nove dagli Utah Jazz al Draft del 2010. Qualche stagione difficile a Salt Lake City, fino alla definitiva consacrazione, avvenuta nel corso dell'ultimo biennio. Questo biondino con una passione per i videogames, che pensava di essere portato per il tennis e non per la pallacanestro, è ora una delle migliori small forward della lega, al punto da essersi costruito una solida candidatura per l'All-Star Game di New Orleans in programma tra poco più di un mese. Giocatore poco appariscente, ma tremendamente efficace sui due lati del campo, Hayward è divenuto l'oggetto del desiderio di mezza Nba (dai Boston Celtics del suo mentore Stevens ai Los Angeles Clippers di Doc Rivers), a suon di prestazioni solide e determinanti per i risultati della sua Utah (sulla buona strada per arrivare ai playoffs nella Western Conference). L'ultimo capolavoro del numero venti agli ordini di Quin Snyder è stato compiuto la scorsa notte, quando i Jazz hanno battuto in casa i campioni in carica dei Cleveland Cavaliers (28 punti, 10/12 al tiro, 4/5 da tre, 9 rimbalzi e 2 assist). Una prestazione d'autore, contro sua maestà LeBron James, che per qualche ora gli accende le luci della ribalta nazionale, e che riapre il dibattito su una sua eventuale presenza alla serata della stelle. "Non c'è da pensarci troppo - dice al riguardo il compagno George Hill - ormai è uno dei migliori della lega nella sua posizione. Sarebbe davvero un peccato se non lo chiamassero. Lo merita, sia per i numeri individuali che sta mettendo insieme, sia per l'incidenza sulle vittorie della squadra. A volte la convocazione dipende dai numeri, altre volte dai risultati di squadra. Quest'anno ha entrambi dalla sua parte".
Numeri che parlano di 22.2 punti di media, 5.9 rimbalzi e 3.5 assist: solo Kevin Durant e Kawhi Leonard fanno meglio ad Ovest nel ruolo di ali piccole. Ciò che i numeri non raccontano è la crescita di questo figlio dell'Indiana, entrato nell'Nba senza un credibile tiro da tre e ora giocatore totale per il suo allenatore Quin Snyder: "Ciò in cui è davvero migliorato è la continuità ad alti livelli - dice Snyder a Tim McMahon di Espn - l'anno scorso ha giocato più volte grandi partite, ma adesso riesce a mantenersi al top anche nel corso della stessa gara". E dire che la stagione di Hayward non era di certo iniziata nel migliore dei modi, con una frattura all'anulare della mano sinistra, che lo aveva costretto a saltare le prime sette partite di regular season e a convivere con il dolore fino alla fine di novembre. Ora è lui il leader di una Utah che è quinta nel ranking della Western Conference, e potrebbe essere il primo giocatore dei Jazz a diventare un All-Star dai tempi di Deron Williams nel 2011. Il diretto interessato prova a far finta di niente: "Stiamo facendo passi avanti nel ranking a Ovest - le sue parole - ciò che contano davvero sono le vittorie di squadra, e infatti ogni riconoscimento individuale generalmente dipende dall'andamento di un team". A contratto con i Jazz fino al 2018, Hayward è spesso inserito in voci di trade che lo vorrebbero lontano da Salt Lake City. Accostato più volte ai Boston Celtics (è stato anche applaudito dai tifosi del TD Garden la scorsa settimana), non sembra al momento aver voglia di muoversi. Non prima di tornare ai playoffs con i suoi Jazz, per una nuova apparizione in postseason, dopo che nel 2012 la prima si concluse con uno sweep subito dai San Antonio Spurs.